Dopo la Santa Messa a Temuco, il Papa ha voluto pranzare con una piccola delegazione dei popoli in Araucania, presso la Casa “Madre de la Santa Cruz”, retta dalle suore della Santa Croce. Assieme a lui, oltre al vescovo di Temuco anche 11 Mapuche che hanno chiesto al Pontefice una parola di conforto e vicinanza dopo tutti questi anni di torture subite dal potere cileno, purtroppo continuate (seppur in tono minore) anche in questi ultimi anni. «Il menù è italiano: la lista delle portate, accompagnate da pane toscano, comprende ragù di champignon, carpaccio di polipo con bruschette e grana padano, chele di granchio con sala golf, ossobuco cremolato con risotto allo zafferano e verdure saltate, panna cotta», scrive l’Avvenire, con le prime foto che sono state tritate dai vaticanisti al seguito del Pontefice. Poco prima, al termine della Santa Messa, ai Mapuche Francesco aveva rivolto queste parole: «non si possono tacere le torture subite, quello che la storia ha fatto contro di voi. Offriamo questa celebrazione per tutti coloro che hanno sofferto e sono morti e per quelli che, ogni giorno, portano sulle spalle il peso di tante ingiustizie».
Il Papa a pranzo con i Mapuche pic.twitter.com/qVR2MlXUUp
— Andrea Tornielli (@Tornielli) 17 gennaio 2018
AI MAPUCHE: “INSIEME PER LA NON VIOLENZA”
Li difende e li sprona: un abbraccio e un invito al popolo dei nativi Mapuche, per anni schiavizzati e insultati dalla dittatura cilena e anche oggi non esattamente in idillio con il Governo centrale di Santiago. Il Papa è voluto andare a trovare proprio loro, agli “ultimi” qui a Temuco con la Santa Messa che ha visto anche un piccolo rito dei popolo delle terre australi. «La pace sia con voi», detto in lingua locale, è l’iniziale invito dato dal Santo Padre a quell’altro Cile così diverso e lontano da quello visto finora. Appoggia le loro battaglie dopo anni di torture e violenze subite, li invita però allo stesso tempo ad essere “artigiani di unità” e soprattutto a «non cedere alla tentazione della rivolta armata perché la violenza finisce per rendere falsa la causa più giusta». Insomma, un Francesco tanto netto quanto accogliente con la sua omelia e con l’incontro successivo con la realtà locale dei Mapuche: il mondo intero oggi, spiega il Papa, «bisogno della ricchezza che ogni popolo può offrire, e dobbiamo lasciare da parte la logica di credere che ci siano culture superiori o inferiori. Un bel chamal (manto) richiede tessitori che conoscano l’arte di armonizzare i diversi materiali e colori; che sappiano dare tempo ad ogni cosa e ad ogni fase. Potrà essere imitato in modo industriale, ma tutti riconosceremo che è un indumento confezionato sinteticamente. L’arte dell’unità esige e richiede autentici artigiani che sappiano armonizzare le differenze nei “laboratori” dei villaggi, delle strade, delle piazze e dei paesaggi».
#Papa in #Cile: Messa a Temuco, la violenza chiama violenza, la distruzione aumenta la frattura e la separazione. La violenza finisce per rendere falsa la causa più giusta. Per questo diciamo “no alla violenza che distrugge” #FranciscoEnChile #ModoPapa #ElPapaEnChile pic.twitter.com/ssDXN3bmmZ
— AgenSIR (@agensir) 17 gennaio 2018
LA SANTA MESSA A TEMUCO
A breve è atteso Papa Francesco a Temuco dove con l’aereo del Vaticano sta per giungere davanti ad un’altra folla oceanica che assisterà alla celebrazione della Santa Messa direttamente nell’aeroporto dell’Araucaria. Momento importante, se non centrale del Viaggio Apostolico visto – come strettamente voluto da Bergoglio – visto che il Pontefice incontrerà la minoranza dei mapuche (“gente della terra”, in indios) chiamati anche gli Araucani. Qui si concentrano il 35% dei nativi cileni, a circa 600 km da Santiago del Cile, e sono in quasi totale rotta di collisione con il potere centrale: «Il Papa celebra la messa alle 10.30 (le nostre 14.30, ndr) ora locale all’aeroporto di Maquehue, poi pranza con alcuni mapuche nella casa “Madre de la Santa Cruz” per poi tornare nella capitale. Qui sotto il collegamento in diretta streaming video della Santa Messa a Temuco.
#PapaFranciscoenChile: volando hacia Temuco pic.twitter.com/XEktuJTOj4
— L’Osservatore Romano (@oss_romano) 17 gennaio 2018
BERGOGLIO COLPITO IN TESTA DA UN GIORNALE
Secondi di paura, poi per fortuna tutto passa e la sua visita continua come se nulla fosse accaduto: Papa Francesco ieri – ma si scoperto oggi per la pubblicazione di un video già divenuto virale – mentre percorreva in PapaMobile le vie di Santiago del Cile è rimasto “vittima” di uno spiacevole gesto. La folla infatti, mentre veniva benedetta dal passaggio di Bergoglio, ha pensato bene di lanciargli addosso, colpendolo in testa, un giornale di carta. Episodio assai insolito che potrebbe essere interpretato in più modi: un’esplosione di gioia con tanto di lancio euforico di quello che in quel momento era in mano a qualche presente, oppure un gesto di sdegno per la presenza di Francesco, oppure un “avvertimento” simbolico visto anche di tutti gli scontri in Cile per questo Viaggio Apostolico da alcune strenue minoranze osteggiato più per critica alla Chiesa cilena che non tanto al Papa argentino. Francesco comunque è andato avanti come se nulla fosse e non ha perso il sorriso: e questo è di per sé già un bel segno. Clicca qui per leggere la notizia approfondita
AI PRETI, “NON SIATE SUPEREROI”
In attesa dei nuovi incontri che oggi il Papa terrà nel suo penultimo giorno in terra cilena, occorre soffermarsi ancora un attimo sull’incredibile ricchezza di quelli visti ieri nella lunga giornata a Santiago del Cile. Dopo la politica, la gente, le detenute sono stati i preti, i religiosi e i vescovi ad essere incontrati da Francesco nella cattedrale della Capitale con parole anche qui per nulla “scontate” e rivolte al cuore dei problemi che affliggono la Chiesa in Cile (qui il testo integrale dell’incontro). «Vi invito a passare dall’essere una Chiesa di abbattuti desolati a una Chiesa servitrice di tanti abbattuti che vivono accanto a noi». Secondo Bergoglio la Chiesa deve essere capace di porsi al servizio del suo Signore andando incontro all’affamato, al senzatetto, al carcerato, al denudato, al malato e così via: «non si identifica con l’assistenzialismo o il paternalismo, ma con la conversione del cuore. Il problema non sta nel dar da mangiare al povero, vestire il denudato, assistere l’infermo, ma nel considerare che il povero, il denudato, il malato, il carcerato, il senzatetto hanno la dignità di sedersi alle nostre tavole, di sentirsi ‘a casa tra noi, di sentirsi in famiglia», sottolinea il Papa denotando un interesse non formale al “problema degli ultimi” ma alla certa convinzione che quegli stessi “ultimi” sono il segno di noi tutti. «È il segno di una Chiesa che è stata ferita a causa del proprio peccato, colmata di misericordia dal suo Signore, e convertita in profetica per vocazione”. In un altro dei passaggi del suo discorso il Papa ha ricordato che “Gesù non si presenta ai suoi senza piaghe; proprio partendo dalle sue piaghe Tommaso può confessare la fede. Siamo invitati a non dissimulare o nascondere le nostre piaghe». Il punto dunque non è essere “superiori”, anzi “supereroi”, ma ricordarsi che ogni uomo, prete compreso, ha bisogno a sua volta di uno sguardo di compassione e amore: «servono pastori compassionevoli, non supereroi», ha concluso il Papa nella splendida cattedrale di Santiago.
L’INCONTRO CON LE DETENUTE
Ieri sera Papa Francesco a conclusione dell’intensa prima giornata intera a Santiago del Cile – ecco qui il resoconto di ieri, dalle parole di perdono per le vittime di abusi pedofili, all’omelia della Santa Messa davanti a 500mila persone, fino al discorso al Palazzo de La Moneda – ha fatto visita nel carcere femminile del “Centro Penitenciario Femenino” parlando a braccio e spiegando il valore estremo della parola “dignità”. «Il carcere sia un reinserimento, non un luogo privo di dignità. La maternità non è e non sarà mai un problema, è un dono, uno dei più meravigliosi regali che potete avere», spiega il Papa guardando negli occhi le tantissime detenute in platea, molte delle quali in lacrime. «Essere private della libertà, non è sinonimo di perdita di sogni e di speranze», richiama ancora il Santo Padre centrando poi tutto il messaggio di speranza per quelle donne direttamente sui loro figli. «Essi sono forza, sono speranza, sono stimolo. Sono il ricordo vivo che la vita si costruisce guardando avanti e non indietro». Nel corso della giornata di ieri il Pontefice ha anche visitato e pregato in silenzio sulla tomba di Monsignor Enrique Alvear Urrutia, un’autentico sant’uomo venerato in tutto il Cile e ricordato come “il Vescovo dei poveri. Sono emersi alcuni commenti fatti dallo stesso Francesco sulla tomba del grande vescovo Alvear nel fuoriprogramma prima dell’arrivo alla sede del potere di Santiago: «Era mio desiderio venire alla tomba di don Enrique Alvear», ha detto il Papa al parroco del luogo dove è custodita la tomba del religioso famosissimo in tutto il Cile. «Dobbiamo fare chiasso», ha detto il sacerdote al Papa e lui ha risposto: «Dobbiamo fare chiasso noi perché gli altri non lo fanno», riferendosi alla testimonianza e all’obiettivo di portare il messaggio di pace e preghiera che quel vescovo così bene ha rappresentato in passato anche nel Cile di oggi.
#Papa in #Cile: visita al “Centro Penitenciario Femenino”, la maternità non è e non sarà mai un problema, è un dono, uno dei più meravigliosi regali che potete avere #UnidosporlaEsperanza #FranciscoEnChile #ModoPapa #ElPapaEnChile pic.twitter.com/KEYNjlYr4U
— AgenSIR (@agensir) 16 gennaio 2018
IL PROGRAMMA DI OGGI
Mentre prosegue il collegamento in costante diretta streaming video e tv con i canali ufficiali del Vaticano e su Tv2000 (oltre a numerose finestre di collegamento su RaiNews 24 e SkyTg 24), la giornata che si apre davanti oggi per il terzo appuntamento in Cile del Santo Padre vedrà come fulcro la visita agli indigenti cileni di Temuco. Alle ore 8 (locali) la partenza in aereo presso l’aeroporto di Temuco, mentre alle 10.30 (le 14.30 in Italia) ci sarà la celebrazione della Santa Messa direttamente allo scalo di Temuco davanti a centinaia di migliaia di fedeli.
Alle 12.45 pranzo con alcuni abitanti dell’Araucanía nella casa “Madre de la Santa Cruz”; poco più tardi alle 15.30 prevista la partenza per tornare a Santiago dove incontrerà i giovani nel Santuario di Maipù prima del trasferimento finale alla Pontificia Università Cattolica del Cile per una lunga visita anche qui con i giovani universitari che rappresentano il futuro di un Paese ancora molto in difficoltà, come dimostrando gli scontri avvenuti ancora ieri in molte città del Paese.