Per tre volte in tre mesi una donna vicentina di 40 anni è stata vittima di sculacciate da parte del suo superiore, in ufficio, davanti agli altri impiegati. L’uomo la colpiva sul sedere mentre passava tra le scrivanie e le sollecitava con frasi del tipo: «Muoviti che devi finire quella pratica». La donna ha denunciato questo comportamento, dicendo che si era sentita molestata e umiliata, ma il pm prima e il giudice poi sono stati di avviso diverso, anche grazie alle testimonianze dei colleghi. Hanno infatti sostenuto che «non c’era stata morbosità né violenza né punizione, la sculacciata era un gesto goliardico per invitare la segretaria ad essere veloce con le pratiche». L’indagine è stata quindi archiviata. Nicola Vegrini, indagato con l’ipotesi di violenza sessuale, molestie e ingiurie, si è visto archiviare il caso. Tra gli elementi che hanno convinto pm e giudice ad archiviare il caso è stato anche il fatto che «la dipendente non si era lamentata», inoltre «quello stile cameratesco era di fatto accettato in ufficio».



VICENZA, SCULACCIATA IN UFFICIO? NON È MOLESTIA

Non si sconfina nella violazione penale per una sculacciata data in ufficio, seppur davanti ad altri colleghi, purché sia data con «spirito goliardico». Questo ha stabilito il gip del Tribunale di Vicenza che ha archiviato un’inchiesta a carico di un dirigente. Il dirigente dell’ufficio amministrativo di una ditta commerciale si era nel frattempo scusato con l’impiegata, che aveva comunque presentato denuncia. Nell’esposto l’impiegata lo aveva accusato anche di ingiurie, a causa del modo brusco con cui veniva sollecitata a svolgere le sue mansioni, ma il reato, che nel frattempo è stato depenalizzato, è perseguibile solo civilmente. La Procura aveva raccolto le testimonianze dei colleghi della vittima, che avrebbero “derubricato” le sculacciate, distribuite dal dirigente un po’ a tutti i componenti dell’ufficio, a gesto goliardico, seppur eccessivo. Per questo il pm ha chiesto l’archiviazione, accolta poi dal giudice, secondo cui il gesto, «generalmente censurabile», non avrebbe presentato ipotesi di reato sostenibili in giudizio. 

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