La scomparsa di Emanuela Orlandi, la ragazzina di 15 anni figlia di un dipendente del Vaticano ed avvenuta il 22 giugno 1983 rappresenta ancora oggi, a distanza di quasi 35 anni, uno dei più grandi misteri ancora irrisolti. Il fratello Pietro, da sempre è in prima linea alla ricerca della verità che ad oggi non sarebbe ancora emersa. “Per me mia sorella Emanuela è viva fino a prova contraria”, ha commentato l’uomo, intervistato in esclusiva dal settimanale Spy. Proprio Pietro, nella sua ricerca mai terminata della verità sulla sparizione della sorella ha incontrato tre Pontefici fino all’attuale Papa Francesco il quale gli avrebbe detto: “Emanuela è in cielo”. Il fratello però non si accontenta di una simile spiegazione ma anzi è convinto che con Bergoglio si sia alzato ancora di più, in Vaticano, il muro di silenzi attorno alla vicenda che vede protagonista Emanuele Orlandi. “La cosa certa è che in Vaticano sanno”, ha tuonato Pietro. A farglielo pensare, come spiega al settimanale, il comportamento avuto in questi ultimi 34 anni. Un arco di tempo molto ampio, nel corso del quale Pietro ha avuto modo di riflettere e di giungere ad alcune sue personali conclusioni: “La verità è qualcosa che pesa sull’immagine della Chiesa. Il Vaticano ha voluto evitare che la verità emergesse e ha avuto come complici lo Stato italiano e quei magistrati che non hanno puntato il dito sulle persone che erano a conoscenza di quanto avvenuto”, dice. A suo dire, ci sarebbe un sistema che legherebbe Stato, Chiesa e criminalità. E proprio questo sistema ci terrebbe particolarmente a tenere ben nascosta la verità sulla sorella.



EMANUELA ORLANDI: IL MOMENTO PIÙ DOLOROSO DEGLI ULTIMI 34 ANNI

E’ un’intervista dolorosa ed al tempo stesso inedita, quella riservata al settimanale Spy da Pietro, fratello di Emanuela Orlandi. L’uomo rivela per la prima volta anche un dettaglio inedito, parlando del momento peggiore vissuto da quando si sono perse le tracce della sorella. “E’ stato nel 1993, dopo alcune segnalazioni fotografiche inviate alla magistratura”, spiega. “Eravamo sicuri di aver ritrovato Emanuela in Lussemburgo”, convinzione condivisa anche dal giudice e dal capo della Polizia, ma una volta giunti in Lussemburgo scoprirono che non si trattava affatto di Emanuela. “Non era mia sorella: in un attimo siamo passati dalla gioia più totale alla disperazione più buia. Non dimenticherò mai l’espressione sul viso di mia madre. Fu come se ce l’avessero rapita un’altra volta”. Sulla base della sua dolorosa esperienza personale, Pietro oggi ha deciso di cimentarsi nella realizzazione di una serie di documentari dal titolo “Scomparsi”. Si tratta di un ambizioso progetto che sarà trasmesso sul canale 118 di Sky e incentrato sulle vicende di cinque emblematiche e ancora irrisolte sparizioni. Come ha confidato a Spy, si tratta di un modo per poter ricambiare l’enorme solidarietà finora ricevuta. “Quando hai una storia come la mia, senti il bisogno di aiutare gli altri. Questo ti fa stare bene”, dice. In questi decenni trascorsi a domandarsi dove fosse la sorella, Pietro ha avuto modo di conoscere i familiari di tante altre persone scomparse ma alle quali i media e talvolta gli inquirenti non hanno dato la giusta attenzione. “Ora voglio che la voce di Emanuela sia quella di quei ragazzi e ragazze svaniti all’improvviso dei quali non si è mai parlato”, spiega. Un modo, dunque, per riaccendere la speranza nelle famiglie che, esattamente come la sua, attendono risposte da anni.

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