L’ha uccisa per sbaglio: questa è la prima pista battuta dagli inquirenti della Procura di Bergamo sul caso tragico e incredibile avvenuto a Villa d’Alme. Denis lavorava alla Fidelitas e ci è rimasto per sei mesi durante i quali non sono stati ravvisati – come riporta BergamoPost – particolari problemi e la sua condotta è rimasta sempre esemplare: ora però pare che il ragazzo di Alessandra avesse scelto di cambiare vita e dirigersi verso un lavoro e un altro futuro. I dubbi delle indagini dunque si soffermano su questo punto: perché se Denis aveva smesso di fare il vigilante, aveva ancora una pistola carica nella sua stanza? Dai primi racconti pare appunto che Alessandra gliel’avesse posta in mano per fargliela spostare dalla stanza e lì sarebbe partito il colpo mortale. Il ragazzo al momento è indagato solo per omicidio colposo ma evidentemente si dovranno fare numerosi altri controlli per capire realmente cosa è successo in quei pochi istanti nella stanza di casa Zeni.
«La normativa non vietava a Denis di avere un’arma, benché avesse cambiato lavoro. La qualifica di «guardia particolare giurata» necessita di un riconoscimento del prefetto, indirizzato a chi esercita un’attività di vigilanza, alle dipendenze di istituti privati autorizzati. I requisiti richiesti sono previsti dal Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. C’è anche la «buona condotta». Il decreto prefettizio dura due anni, però, e l’acquisto della pistola non spetta in ogni caso all’istituto di vigilanza, ma al lavoratore», spiega ancora BergamoPost. Ora spetta da capire perché la pistola fosse ancora carica e soprattutto con meccanismo non disinserito come insegna l’ordinaria misura di sicurezza sulle armi da fuoco fuori dall’orario di servizio.
TRAGEDIA A VILLA D’ALME
Una dinamica assurda e una morte che tutti i contorni di una tragedia casuale: o almeno così pare, anche perché la morte di Alessandra Cornago (21enne studentessa di Ponteranica) somiglia sinistramente da molto vicino al caso di Marco Vannini (il bagnino di Ladispoli morto in circostanze ancora misteriose, sotto accusa l’intera famiglia della fidanzata). Riavvolgiamo il nastro e spieghiamo: siamo a Villa d’Almè, paesino nella provincia di Bergamo, dove una coppia di fidanzati 21enni si ritrova in casa del ragazzo, che di lavoro fa la guardia giurata, durante l’ora di cena. Il papà è un ex carabiniere andato in pensione da poco tempo, la mamma lavora per una impresa di pulizie. A quell’ora erano tutti presenti e sarebbero stati proprio i genitori del ventunenne a dare l’allarme: sta di fatto che dalla stanza del ragazzo dove si trovavano Denis Zeni e Alessandra ad un certo punto si sente esplodere un colpo. La scena dopo è drammatica: la ragazza a terra, in un bagno di sangue e il ragazzo sotto choc.
OMICIDIO COLPOSO O VOLONTARIO?
Le circostanze della morte sono ancora un mistero a poche ore dai fatti avvenuti nella Bergamasca: pare che i due fidanzati stessero sistemando alcuni documenti e che nel passarsi la pistola registrata ordinariamente di Denis abbia esploso un colpo accidentale che ha ucciso praticamente sul colpo la povera studentessa. «Tra le ipotesi al vaglio degli investigatori la causa accidentale. Resta da capire che cosa stesse facendo la guardia giurata in quel momento con l’arma: il ragazzo più tardi è stato portato nella caserma dei carabinieri a Villa d’Almè per essere ascoltato dal pm di turno, Maria Cristina Rota che indaga per omicidio colposo», spiega il Giorno nel focus odierno. I soccorsi sono stati subito chiamati dai genitori di Denis, «Venite a casa, è successa una disgrazia», avrebbero detto al 118 prontamente arrivato. Purtroppo per Alessandra non c’era più nulla da fare e ora la Procura dovrà stabilire se si tratti di un omicidio colposo o se invece ci sono gli estremi per l’accusa di omicidio volontario e dunque con dolo. Secondo quanto racconta anche il Corriere della Sera, pare che sia stata Alessandra ad essersi imbattuta nell’arma e l’abbia posta al ragazzo per poterla spostare, solo che in quel momento è partito il colpo da distanza troppo ravvicinata.