Insomma, vaccino o no, questa epidemia influenzale, ormai avviata a superare i 4 milioni di contagi in Italia, è ormai la più virulenta degli ultimi 13 anni. Peggio anche della stagione 2009/10 in cui, a causa di quella che venne definitiva (impropriamente) “influenza suina”, la diffusione del virus superò anche il periodo invernale, ma il numero dei contagi fu inferiore. Bisogna arrivare alla stagione 2004/05, appunto a 13 anni fa, per contare un numero di contagi superiore a quello di quest’inverno, ma essendo ancora a metà gennaio non è detto che anche questa “barriera” non possa essere superata. Diversi fattori hanno contribuito all’ampia diffusione del virus influenzale nel nostro Paese quest’anno, non ultimo una stagione fredda finora ricca di sbalzi di temperatura che quasi sempre favoriscono il diffondersi dei virus, che pure prediligono comunque basse temperature per la loro conservazione. Vedremo se il lieve calo degli ultimi giorni corrisponderà con il superamento del picco. (agg. di Fabio Belli)



UN CEPPO NON PRESENTE NEI VACCINI

L’influenza ha raggiunto il suo picco della curva epidemica. Nell’ultima settimana si contano 832mila nuovi casi, quindi il numero degli italiani messi ko dalla febbre è salito a 3 milioni 883mila. Questo è quanto emerge dal nuovo rapporto epidemiologico Influnet a cura dell’Istituto superiore di sanità e relativo alla seconda settimana del 2018. L’influenza continua a diffondersi, ma il peggio sembra essere passato. Secondo gli ultimi dati sempre meno persone si stanno ammalando, ma il livello di incidenza resta comunque molto alto: è pari a 13,73 casi per mille assistiti, come si legge nella nota dell’Istituto superiore di sanità. È evidente però che questa sia un’influenza record. La malattia quest’inverno è stata particolarmente aggressiva: la causa principale è rappresentata dal nuovo ceppo virale, lo Yamagata, che si è rivelato più virulento del previsto. Tra l’altro era contenuto solo nel vaccino quadrivalente, non nel trivalente. «Ma il problema principale, come sempre non è il vaccino, che fanno in linea di massima solo gli anziani o i soggetti a rischio, ma il boom tra i bambini, il cui sistema immunitario non era preparato a questa variante», ha dichiarato Fabrizio Pregliasco, virologo all’università di Milano.



INFLUENZA, PICCO RAGGIUNTO: I DATI

Il livello di incidenza dell’influenza è stato pari o superiore a dieci casi per mille assistiti in tutte le Regioni italiane, fatta eccezione per Friuli Venezia Giulia, Veneto e Bolzano. Ma questo non vuol dire che questa influenza, per quanto riguarda i sintomi, sia stata più aggressiva. Per il virologo Fabrizio Pregliasco, intervenuto ai microfoni del Giornale, sono sempre quelli: «Febbre alta abbastanza repentina, dolori articolari, problemi respiratori, il tutto per qualche giorno». Il peggio comunque è passato: ora si sta registrando un calo, più precisamente da due settimane. E questo per l’esperto significa «che i diffusori del virus si stanno ammalando sempre meno, ora a cascata caleranno anche le altre fasce d’età». Dello stesso avviso è Antonino Bella, del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss e curatore del bollettino Influnet: «La circolazione del virus influenzale quest’anno è molto intensa – riporta Repubblica – superiore anche alla pandemia del 2009/10 e paragonabile solo alla stagione 2004/05».

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