Si svolgeranno domani a Barbiana i funerali di Michele Gesualdi, l’ultimo allievo di Don Milani nonché ex presidente della provincia di Firenze, scomparso all’età di 75 anni. Come riporta l’agenzia di stampa Ansa, il rito funebre è in programma alle ore 12:00, mentre dalle ore 12:30 sarà aperta la camera ardente, presso la sede dell’Opera della Madonnina del Grappa a Firenze. La sua morte è sopraggiunta dopo una lunga battaglia contro la Sla di cui era affetto. Come spiega FirenzeToday, domani Gesualdi sarà seppellito proprio accanto alla tomba di Don Lorenzo Milani, nel cimitero di Barbiana, dove lo scorso giugno si recò Papa Francesco per pregare. La figlia Sandra sul suo profilo Facebook ha scritto: “Per chi vorrà dare una carezza o un saluto a Michele, dalle 12 circa di oggi, sarà alla Madonnina del Grappa, nella Cappella Don Facibeni, via delle Panche 28 a Firenze, fino a domani mattina”. Anche lei, al pari dello stesso Gesualdi, negli anni ha cercato di dare voce al padre dopo che la malattia compromise le sue corde vocali. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



MESSAGGIO DI CORDOGLIO DEL SINDACO NARDELLA

Michele Gesualdi, che è morto ieri pomeriggio all’età di 75 anni a casa sua, è stato uno dei testimoni più diretti di don Milani e ne ha mantenuto fedelmente la memoria. La malattia lo aveva portato poi a prendere posizione sui temi del fine vita e delle cure palliative: la Sla che lo aveva colpito anni fa avanzava in modo inesorabile. Se il dibattito su questi temi delicati si è rasserenato lo si deve anche al suo intervento, che non era un invito all’eutanasia ma al rispetto contro l’invasività. Il funerale sarà celebrato domani a Barbiana, da oggi la sua salma sarà esposta alla Madonnina del Grappa, in via delle Panche. Tra i primi messaggi di cordoglio c’è quello del sindaco di Firenze, Dario Nardella: «Ne ho sempre ammirato la grande rettitudine, lo spessore politico e culturale e il profondo senso delle istituzioni. Come ultimo gesto ha lasciato al Paese un grande contributo di civiltà sul fine vita con la sua testimonianza personale». (agg. di Silvana Palazzo) 



L’ULTIMO SALUTO DI MARCO CAPPATO

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Marco Cappato ha commentato la morte di Michele Gesualdi. L’esponente radicale è attualmente in prima linea nella battaglia per il biotestamento, ed è sotto processo per aver portato in Svizzera Dj Fabo, che aveva deciso di porre fine alla sua vita prima che la legge venisse ratificata in parlamento lo scorso dicembre. Legge per la quale Gesualdi si era battuto molto, e nell’intervista rilasciata al quotidiano milanese, Cappato rende onore all’ex presidente della provincia di Firenze con questa dichiarazione: “Il suo intervento sul biotestamento è stato molto importante per smontare quella finta contrapposizione tra laici e cattolici sul fine vita che a qualcuno piace poter coltivare.” Pur essendo infatti uno dei primi allievi di Don Milani, Michele Gesualdi si era battuto per raggiungere l’approvazione di una legge in parlamento che facesse chiarezza anche in Italia sul testamento biologico. (agg. di Fabio Belli)



LA BATTAGLIA PER IL BIOTESTAMENTO

Michele Gesualdi è morto. Ex presidente della Provincia di Firenze (aveva ricoperto l’incarico prima che al suo posto arrivasse Matteo Renzi), era stato uno dei primi sei allievi nella scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani. Ma soprattutto, affetto da tempo da SLA, Gesualdi era divenuto il simbolo della lotta per l’approntamento di una legge per il testamento biologico. Un iter che dopo tante battaglie ha potuto veder compiuto lo scorso mese di dicembre. Era salita, a marzo del 2017, alla ribalta delle cronache, per una lettera indirizzata ai presidenti di Camera e Senato proprio per chiedere l’accelerazione definitiva sull’iter che avrebbe dovuto portare all’approvazione della legge: “Fate presto, non voglio essere torturato” aveva scritto, commuovendo l’Italia e facendo partire una campagna social tesa a superare gli ultimi tentennamenti che ancora non avevano portato al varo della legge sul testamento biologico. 

LA LETTERA CHE AVEVA COMMOSSO L’ITALIA

I contenuti della lettera erano stati particolarmente toccanti, spiegando come la SLA fosse una malattia terribilmente invalidante e che, soprattutto, nella sua fase più avanzata finiva per privare una persona della sua stessa essenza. “La SLA è una malattia spaventosa, al momento irreversibile e incurabile: avanza, togliendoti giorno dopo giorno un pezzo di te stesso. (..-) Alla fine rimane un scheletro rigido come se fosse stato immerso in una colata di cemento. Solo il cervello si conserva lucidissimo insieme alle sue finestrelle cioè gli occhi, che possono comunicare luce ed ombre, sofferenza, rammarico per gli errori fatti nella vita, gioia e riconoscenza per l’affetto e la cura di chi ti circonda.” Parole che erano diventate una sorta di manifesto per sferrare l’offensiva decisiva per tramutare in legge un diritto a una morte dignitosa e senza inutile sofferenza fisica che moltissimi malati chiedevano da anni. Percorso arrivato a dama lo scorso dicembre, e che Gesualdi ha potuto vedere arrivare a compimento praticamente un mese prima della sua scomparsa.