LIMA — Immaginate di essere al seguito del Papa, su un volo che vi sta portando alla fine del mondo, in una striscia di terra arida che va a buttarsi nel mare più azzurro che c’è. Che siete stanchi perché sono giorni che trottate, che vi siete svegliati alle 4 del mattino, quando il vostro corpo non si è ancora registrato sul fuso orario latinoamericano, e che soprattutto avete una giornata di lavoro intera davanti, tra live, connessioni che non vanno, corse tra la folla, poliziotti e sole in picchiata. Ebbene immaginate poi che, mentre provate a sonnecchiare, allontanando l’istante in cui dovrete arrendervi al computer per finalmente quagliare, ecco che proprio in quel momento lì, capite che qualcosa è accaduto, e che circola amore nell’aria. A questo punto, se fosse un film, dovrebbero partire le note di Love in the air, e l’inquadratura zoomare su un uomo e una donna che si baciano, straordinariamente felici e belli. Novelli sposi ad alta quota, in uniforme della compagnia aerea. Un matrimonio perfetto.
Ma attenzione. Riavvolgete il nastro: quella che racconto non è una sceneggiatura hollywoodiana ma vita. E la vita non è mai perfetta anche se a volte regala sorprese. Ed è quello che è accaduto a Paula e Carlos, 39 anni lei 41 lui, belli da sembrare usciti dalla fabbrica della Mattel, assistenti di volo sposati civilmente da 8 anni. Hanno avuto la fortuna di essere scelti per il “Pastoral One”, l’aereo della Latam, compagnia aerea cilena, che portava Papa Francesco da Santiago a Iquique, ultima tappa del viaggio apostolico del Pontefice nel paese delle Ande. E quando è arrivata l’occasione, la foto opportunity con il Papa, gli hanno confidato il sogno di sposarsi con rito religioso. Lui gli ha chiesto se erano proprio sicuri e così gli hanno raccontato del corso per fidanzati già fatto, della cerimonia pronta, i parenti allertati, il buffet allestito e dell’imprevisto. Già perché nel 2010 avevano tutto pronto, carte e confetti, ma la terra ha pensato bene di iniziare a tremare, proprio a Santiago, proprio nel barrio dove vivevano con le rispettive famiglie. E la loro parrocchia, quella già addobbata con i fiori, era venuta giù come un castello di carte.
La vita è così, ti sorprende: ecco allora i mesi per venire fuori dalla precarietà e l’incertezza, poi Rafaela e Isabel, due bambine di 6 e 3 anni e poi il lavoro, la scuola, le influenze, il supermercato e la spesa, le bollette e tutto il resto. Fino a quando arriva l’imprevisto. E l’audacia di chiedere al Papa di celebrare quel rito tanto atteso e desiderato. Chissà forse a Roma, compreso di viaggio di nozze in Europa. I biglietti aerei non sono certo un problema per una hostess e uno steward.
E invece no. Quella domanda. “Lo volete proprio? Siete sicuri?”. Il sì sblocca tutto. E’ sempre un sì che imprime accelerazione alla vita. “Allora vi sposo io, ora”. E allora il matrimonio a 36mila piedi, con la benedizione di Francesco, un vecchio gesuita e il boss della compagnia come testimone, tra i sedili e la plastica grigia. E poi l’atto scritto a mano, su un foglio A4, ritrovato tra i cassetti del velivolo, redatto da un cardinale e con in calce la firma di un Papa. E Francesco che ride felice, nonostante ne abbia combinata un’altra delle sue. Ma non ci pensa. Si gode questa famiglia benedetta da Dio, un uomo e una donna che si amano senza ombra di dubbio (due figlie sono una prova sufficiente), lo stupore e la gratitudine di chi sa che è per sempre, la possibilità di dire al mondo che “il sacramento del matrimonio manca nel mondo di oggi” e che quanto compiuto tra le nuvole da questi due ragazzi cresciuti, “potrà essere di ispirazione per altri”. E immaginate la povera cronista che deve raccontare questa storia, insieme a tutto il resto (la messa ai confini del Cile, a nord, nella terra tra la cordigliera e il Pacifico, le danze dei Quechua, l’ombra delle nuvole sulle dune di sabbia, i volti dei migranti e le dichiarazioni di appoggio al vescovo di Osorno, Juan Barros, contestato dai fedeli della diocesi, l’incontro con i familiari dei desaparecidos sotto la dittatura e infine persino un cavallo matto che disarciona la carabiniere mentre passa la papamobile) e che invece di cadere in preda all’ansia, alza il bicchiere di plastica e brinda agli sposi, baciando i fortunati. Perché la giornata, come la vita, è risolta sempre da un imprevisto. E love is in the air.