NUOVA LEGGE PRO-LIFE NEGLI USA
Nelle ultime ore, il fronte pro-life ha incassato negli Stati Uniti una importante vittoria a seguito della decisione della Camera dei Rappresentanti (uno dei due “rami” del Congresso americano) di approvare una legge che mira a tutelare i bambini nati vivi dopo un fallito aborto. Il voto era in programma casualmente nella stessa giornata in cui centinaia di migliaia di persone avevano manifestato in quel di Washington nel corso di quell’evento che è la March of Life e che è divenuto oramai un appuntamento annuale per i cosiddetti “pro-lifers”. Denominato The Born-Alive Abortion Survivors Protection Act (H. R. 4712), nelle intenzioni dei suoi promotori il provvedimento intende proteggere quei neonati che sono sopravvissuti a una procedura di aborto e che, in base a questa nuova legge, devono essere destinatari dello stesso livello di cure e assistenza degli altri bimbi della stessa età.
LA TUTELA DEI BAMBINI NATI DOPO ABORTI FALLITI
Entrando più nel dettaglio della legge approvata oggi dalla Camera dei Rappresentanti a stelle e strisce, si apprende come dopo l’entrata in vigore i suddetti neonati sopravvissuti a un aborto vengano portati in ospedale per ricevere tutta l’assistenza necessaria anziché essere lasciati a disposizione di coloro che hanno praticato l’aborto: inoltre, le nuove disposizioni prevedono anche delle sanzioni per quegli operatori sanitarti che non somministrino questo livello di cure e che le madri possano fare anche causa nel caso i loro bambini vengano uccisi di proposito o causa negligenza. L’esito del voto mostra come vi sia stata una netta polarizzazione tra i rappresentati del Partito Repubblicano (dei 241 voti a favore, 235 sono di destra e 6 del Partito Democratico), con comunque 183 voti contrari al provvedimento: a spingere la U.S. House verso questa decisione è stato anche il recente incremento di casi di aborti falliti e che hanno fatto discutere per la morte di questi “born-alive babies”. Il caso più eclatante, tuttavia, risale a qualche anno fa e riguarda il medico abortista Kermit Gosnell che avrebbe “ucciso” almeno dieci neonati attraverso il taglio del midollo spinale.
IL PRECEDENTE PROVVEDIMENTO NELL’ERA BUSH
Dopo la notizia dell’approvazione della legge, il dibattito nell’opinione pubblica statunitense si è riacceso dato che, in sostanza, vengono ampliate le tutele nei casi di aborto rispetto all’era Bush, quando l’allora Presidente degli Stati Uniti e la sua maggioranza conservatrice erano intervenuti legiferando sulla materia. Nel 2002, infatti, era stato emanato un Born-Alive Infant Protection Act dopo un voto favorevole non solo alla Camera dei Rappresentati ma anche in Senato e che era stato convertito in legge dallo stesso George W. Bush: nel testo del dispositivo dell’epoca si leggeva inoltre che ogni bambino nato, anche quelli che erano stati abortiti, veniva identificato come “persona”, “essere umano”, “bambino” e “individuo” dalla legge federale. Da allora, in realtà, si è appreso come la legge stessa sia stata ripetutamente violata da coloro che sono favorevoli all’aborto e che operano nei relativi centri. Anche per questo motivo, il movimento d’opinione pro-life ha spinto molto perché il legislatore intervenisse nuovamente sulla questione e il caso di Kermit Gosnell è stato decisivo affinché, una volta insediatasi l’amministrazione Trump, l’iter di legge potesse essere portato a termine. A detta dei sostenitori, quello dell’aborto è un infanticidio vero e proprio ma ora sarà da capire come i centri che praticano l’aborto negli USA reagiranno e in che modo continueranno ad operare.