Si torna a parlare di diritti delle donne nella Women’s March e Asia Argento è protagonista scagliandosi contro l’ex Premier Silvio Berliusconi anche per provare a cambiare diverse situazioni. La stessa Asia Argento si era fatta promotrice, non troppo tempo fa, di una vera e propria crociata contro il produttore americano Weinstein che aveva portato a una presa di posizione diversa rispetto al passato. Ora il potere di questi uomini deve assolutamente finire se dietro c’è l’uso di questo per obiettivi secondari e che sminuiscono il ruolo delle donne. E’ così che anche in Italia si è scatenato un vero e proprio tam tam mediatico anche in seguito ai servizi lanciati da Le Iene Show che hanno coinvolto il regista di Notte Prima degli Esami Fausto Brizzi. Staremo a vedere poi se dalla Women’s March arriveranno altre dichiarazioni di Asia Argento pronta magari a cambiare ruolo per difendere i diritti delle donne. (agg. di Matteo Fantozzi)



LA PRIMA EDIZIONE DELLA WOMEN’S MARCH

La prima edizione aveva fatto discutere e creato grande clamore: era stata, nel 2017, la prima “Women’s March”, marcia delle donne che protestavano contro le molestie. Gli echi del caso Weinstein hanno moltiplicato commenti e indignazione sulla questione, e sabato 20 gennaio, esattamente a un anno dalla prima edizione, è andata in scena la seconda “Women’s March”. Era stata definita “l’onda rosa”, quella dei tanti cappelli indossati tra le partecipanti alla marcia negli Stati Uniti, 600 città negli Stati Uniti circondate dalla voglia di restituire dignità alle minoranze e alle donne rappresentate. Alla fine, furono circa 4 milioni le persone in marcia, un numero particolarmente significativo anche perché andò in scena negli Stati Uniti subito dopo l’insediamento dell’amministrazione Trump. Anche quest’anno le manifestazioni sono state più di 60 con una grande partecipazione anche in tutto il mondo e non solo negli Usa.



ASIA ARGENTO CONTRO SILVIO BERLUSCONI

Gli appuntamenti più importanti sono stati quelli in quattro grandi città americane, ovvero New York, Los Angeles, Las Vegas e Washington. In tutto il mondo però c’è stata una grande adesione, in Italia a Roma alla testa della marcia c’è stata Asia Argento, l’attrice tra i simboli delle denunce al potente produttore statunitense Weinstein, che ha molestato anche la figlia del celebre regista Dario, che ha preso la parola trasformando la manifestazione in un comizio contro Silvio Berlusconi. “Quello che è accaduto a me, le offese dopo che ho avuto il coraggio di denunciare lo stupro che ho subito anni fa, ha mostrato quanto questo Paese sia indietro, di come anni di berlusconismo abbiano invaso la mente delle persone. Basta con quel porco di Berlusconi, non deve andare al governo”, ha urlato col pugno chiuso alzato l’attrice. Insomma, una situazione che ha coinvolto tantissime donne in tutto il mondo ed ha raggiunto, con un segnale forte e chiaro, ancora una volta il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che si avvia in questo 2018 verso le elezioni di Midterm tra mille problemi, con una situazione interna molto complicata e soprattutto tante accuse di poca incisività nel commentare le molestie subite dalle donne nel mondo dello spettacolo, ma non solo. D’altronde, la stessa campagna elettorale di Donald Trump era stata segnata dalle accuse relative alle gaffe sulle molestie e sul rispetto mancato per le donne, e sul tema le polemiche attorno al Presidente degli Stati Uniti sono sempre vive.



IL TWEET DI TRUMP

Sarà forse per questo che Donal Trump su Twitter ha stavolta commentato ufficialmente i numeri fatti registrare dalla marcia delle donne, scrivendo: “Tempo magnifico in tutto il nostro grande Paese, giornata perfetta per tutte le donne in marcia. Andate e celebrate il successo economico senza precedenti e il benessere realizzato negli ultimi 12 mesi. Il più basso livello di disoccupazione femminile in 18 anni!” Una mano tesa alle donne che i detrattori del Presidente hanno giudicato opportunistica, ma Trump non può d’altronde ignorare il fatto che nelle elezioni di Midterm sarà candidato un numero record di donne, ed altre gaffe potrebbero trasformarsi nel più clamoroso degli autogol. Soprattutto in un momento in cui i fronti esteri sono ben più spinosi rispetto a quelli interni per Trump. I cortei quest’anno non sono riusciti a raggiungere i numeri stratosferici dello scorso anno, ma l’indignazione sembra collettivamente in aumento, tanto da far pensare alla nasciata di un vero e proprio movimento che potrebbe presto portare avanti altre iniziative coordinate in tutto il mondo.

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