Gli italiani spendono almeno 19 miliardi in attività illegali, in particolare uso di sostanze stupefacenti, servizi di prostituzione e contrabbando di sigarette. Questo è il dato che emerge dallo studio realizzato dalla CGIA di Mestre. Si tratta di un’economia parallela che non ha crisi. L’ultimo dato disponibile risaliva al 2015, quando erano 17,1 i miliardi spesi in attività illegali. Dunque, in quattro anni si registra un aumento di oltre quattro punti percentuali. «Lungi dall’esprimere alcun giudizio etico è comunque deplorevole che gli italiani spendano per beni e servizi illegali più di un punto di Pil all’anno», il commento di Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA. La comunità si trova così a farsi carico di un costo sociale elevato per il giro d’affari che produce questa economia parallela, senza contare – come evidenziato da Zabeo – il degrado urbano, il disagio sociale e i problemi di ordine pubblico che queste attività generano. La dimensione economica di questo fenomeno è confermata anche dal numero di segnalazioni pervenute all’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia.



DROGA, PROSTITUZIONE E SIGARETTE: UN’ECONOMIA PARALLELA

La Uif della Banca d’Italia ha registrato un boom di segnalazioni per operazioni sospette: tra il 2009 e il 2016 sono aumentate addirittura di quasi il 380%. Solo nel 2009 erano poco più di 21mila, mentre nel 2016 hanno raggiunto la quota record di 101.065. Una volta ricevuti questi avvisi, vengono effettuati approfondimenti sulle attività ritenute più a rischio e li trasmesse, dopo un’accurata analisi finanziaria, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza (NSPV) e alla DIA, la Direzione Investigativa Antimafia. La tipologia di attività illegale più segnalata è il riciclaggio di denaro: nel 2016 ha inciso per il 78,5% delle segnalazioni. A preoccupare è anche il fatto che negli ultimi due anni si è registrata una diminuzione delle segnalazioni archiviate, quelle risultate infondate. «Abbiamo il forte sospetto che l’aumento delle denunce registrato negli ultimi tempi evidenzi come questa parte dell’economia sia forse l’unica a non aver risentito della crisi», ha spiegato Paolo Zabeo dell’Ufficio studi di CGIA. Le regioni con più segnalazioni sono Lombardia e Liguria, segue la Campania. Su base provinciale, invece, le situazioni più a rischio vengono registrate nelle aree di Como, Varese, Imperia e Verbano-Cusio-Ossola. Ma critica è la situazione anche a  Rimini, Milano, Napoli e Prato.

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