LIMA — L’oceano più bello, quello amato dai surfisti di tutto il mondo e la spiaggia di Huanchaco, a pochi km dai resti delle piramidi Inca. Per il suo secondo giorno in Perù Papa Francesco ha scelto Trujillo nel nord-est del paese, “la città dell’eterna primavera”, per vivere l’esperienza della costa, dalle cattedrali colorate e i grandi alberghi. Ma la regione de La Libertad è anche la zona del paese che ha più sofferto la furia de El Nino, il fenomeno climatico che nei primi mesi dello scorso anno inondò la regione costiera della Libertad provocando vittime e ingenti danni. L’intera città coloniale finì sotto l’acqua: 145 i morti, 18 i dispersi e oltre un milione gli sfollati. Con case, infrastrutture, scuole e ospedali inagibili, oltre ai danni che piogge torrenziali, frane e alluvioni avevano portato all’industria turistica e all’economia agricola, basata su canna da zucchero, asparagi e riso. Gente semplice, i peruviani del nord, che come gli apostoli hanno imparato a conoscere la forza della natura, anche quando è distruttiva. 



Francesco ha fortemente voluto inserire nella sua visita la tappa obbligata per ogni turista, ma non per saggiare le onde o cuocersi al sole. La sua azione pastorale come sempre era orientata a portare consolazione, a far sentire la prossimità del successore di Pietro: asciugare le lacrime di un popolo messo in ginocchio da una natura violenta, aiutata dalla tendenza autodistruttiva dell’uomo. Sull’altare su cui ha celebrato la Messa, erano stati posti i cabellitos de totora, le imbarcazioni simili a delle canoe, interamente costruite con foglie di canna. Un segno del legame con il mare e della dipendenza dalla pesca. Proprio come i discepoli. E il Papa ha invitato gli alluvionati a rispondere alla sfida del mare con una vicinanza più stretta a Gesù. Perché Lui è sempre lì, condivide il nostro cammino, è accanto in ogni situazione dolorosa, aiuta a rialzarsi. Non è un Dio estraneo a quello che sentiamo e soffriamo, in mezzo al dolore ci offre la mano, tocca le nostre ferite. 



Ma non solo. Francesco ha ricordato anche le altre, tante, tempeste che sferzano le coste e i cuori: in Perù si chiamano “sicariato”, violenza organizzata, mancanza di educazione, lavoro, alloggi. Problemi della gente di Trujillo, neanche poi così esotici per il nostro mondo. Eppure il Papa ha detto che per affrontare questi problemi l’unica via d’uscita è quella del Vangelo: seguire il Signore occasione di speranza. E poi c’è un’alleata in più. Quella mamita che sempre intercede, a cui si possono confidare ansie, pesi e affanni del cuore. E Francesco davanti alle onde, dal palco costruito sulla sabbia, si è rivolto a lei. Ha intonato un canto alla Madonna, invitando la folla ad accodarsi. Madonnina della porta dammi la tua benedizione…Madonnina della porta dammi pace e tanto amore… Come un bambino, Francesco, ha mostrato la semplicità del cuore e l’intelligenza del pastore che sa interpretare l’amore del popolo per Maria.  

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