A distanza di una settimana, la trasmissione di La7, Non è L’Arena è tornata ad occuparsi del caso di Piero Capuana, il santone 70enne accusato di associazione a delinquere finalizzata alla violenza sessuale. Al momento l’uomo non è ancora stato rinviato a giudizio ma continua a restare in carcere, nonostante siano trascorsi sei mesi dal suo arresto. Il caso sta facendo molto clamore e nell’ultima puntata ad intervenire e commentare la vicenda controversa sono stati i due legali, l’avvocato di Capuana, Mario Brancato e l’avvocato Tommaso Tamburino, che difende quattro delle sei ragazze che sono parte offesa. Quest’ultimo ha confermato le denunce avvenute nell’agosto 2016 da parte di ragazze, alcune oggi maggiorenni ma all’epoca dei fatti anche di 13 anni. L’avvocato Brancato, di contro, continua a sostenere che le dichiarazioni delle accusanti sarebbero state ampiamente smentite. Per il legale delle giovani però, ritiene invece che la grande indagine svolta e che ha portato alla raccolta di intercettazioni, perquisizioni, sequestri, abbia confermato ulteriormente l’ipotesi dell’accusa. Nonostante ci sia una ragazzina che ha ammesso davanti agli inquirenti, ai giudici ed all’avvocato Brancato di essere rimasta nello studio di Piero Capuana, appositamente chiuso a chiave e di aver ricevuto dal santone la richiesta di denudarsi, il legale difensore del 70enne continua a manifestare dubbi. “Io o ho certezze che queste dichiarazioni sono menzognere”.
Le ragazzine che oggi accusano Piero Capuana, dunque, starebbero mentendo? Secondo la criminologa Roberta Bruzzone, ospite in studio, ciò sarebbe improbabile anche perché le giovani avrebbero raccontato in modo particolarmente preciso alcuni dettagli sotto il profilo anatomico. Ma per l’avvocato Brancato, le minori non erano presenti al momento del bagno di Capuana e si sarebbero inventate tutto. Ma come facevano allora a riferire anche aspetti intimi del Capuana relativi alla sua pseudo impotenza? “Era un fatto notorio ma quello che riferiscono le ragazzine scientificamente non è possibile per le condizioni di Capuana che non poteva avere rapporti completi”, ha asserito il suo legale.
PIERO CAPUANA, TESTIMONIANZA IN SUO FAVORE: PER LA BRUZZONE MENTE
Nel corso della trasmissione è stato riservato spazio anche alla testimonianza di una giovane che in passato aveva anche lei fatto parte della “setta” di Piero Capuana smentendo però di aver mai subito violente dal santone. “Ero una di quelle persone che frequentava assiduamente casa Capuana. Per me sono dei nonni, io facevo i turni, perché vi era un ammassarsi per andare da lui perché si stava bene”, ha dichiarato, intervistata dall’inviata di Non è l’Arena. I turni, a sua detta, erano organizzati per non creare troppa confusione, “io ci andavo anche fuori dai turni perché a me piaceva stare là”. La giovane dice poi di non essere mai andata fuori dai turni “perché se non c’era mia madre c’erano anche altre persone adulte, c’era anche la moglie”. Inoltre, “A me non è mai capitato, sono anche stata nel suo studio da sola ma la porta non è mai stata chiusa come dicono le ragazze”. La ragazza non crederebbe quindi alle loro dichiarazioni. “A me risulta un po’ difficile questo anche perché nella maggior parte dei casi io ero ne turni con queste ragazze. Non rimanevano mai sole con lui”. La ragazza ha quindi spiegato quale sia la sua sensazione: “Di per sé sono tutte persone false e stanno cercando solo di speculare sulla brava gente”.
Dopo la sua testimonianza è però intervenuta nuovamente la Bruzzone che ha indicato almeno due momenti in cui secondo lei la ragazza avrebbe a sua volta mentito: quando le viene chiesto se è mai stata da sola con Piero Capuana lei replica “che io mi ricordi no”. “Quel tipo di esitazione serve per prendere tempo quando si sta per organizzare una menzogna. Su quella risposta sarei propensa a ritenere l’informazione non veritiera”, ha commentato l’esperta. E in secondo luogo, nella sua spiegazione dei turni: prima spiega perché venivano organizzati, ovvero per non creare confusione, ma allo stesso tempo dice che ci andava anche al di fuori di essi. “Questi turni quindi rispondevano ad altre esigenze, mi pare evidente”, ha chiosato la criminologa.