Giuseppe “Nino” Sgarbi, padre di Vittorio ed Elisabetta, se n’è andato ieri alla veneranda età di 97 anni. Farmacista per 50 anni e nell’ultimo periodo anche scrittore (per insistenza della figlia). In pochi anni sono usciti tre romanzi: “Lungo l’argine del tempo”, “Non chiedere cosa sarà il futuro”, “Lei mi parla ancora”, dedicato alla moglie Rina. L’8febbraio arriverà in libreria, sempre per Skira, la sua quarta prova: “Il canale dei cuor”, sempre ambientato nella grande pianura tagliata dal Po. “Amava la vita e il cibo, organizzava sontuose degustazioni verticali di grandi vini come il Sassicaia o di champagne, al piccolo Vittorio leggeva le poesie di Pascoli e Baudelaire, era una grande persona a lungo sottovalutata per i suoi modi semplici e modesti”, ha  raccontato a Il Giornale l’avvocato Giampaolo Cicconi, da sempre vicino alla famiglia e difensore di Vittorio nelle sue battaglie giudiziarie. Aveva condiviso tutto con Rina, estroversa e incontenibile come Vittorio: “Pochi giorni primi di morire Rina, ormai malferma sulle gambe, lo salutò come si saluta il compagno di una vita: Ciao piccolo”, ha ricordato l’avvocato. (agg. Elisa Porcelluzzi)



IL RICORDO DELLA FIGLIA ELISABETTA

L’8 febbraio uscirà “Il canale di cuori”, l’ultimo romanzo di Giuseppe Sgarbi, padre di Vittorio ed Elisabetta. Il suo debutto letterario risale solo al 2014 con “Lungo l’argine del tempo”, sollecitato dalla figlia che lo aveva invitato a scrivere dopo una vita passata insieme alla moglie Rina, scomparsa nel 2015. “Oggi mio padre ha intrapreso un viaggio lontano da noi e questo è irreparabile per una figlia”, ha detto Elisabetta Sgarbi all’Ansa, commentando la morte del padre. Dispiaciuta e addolorata che il padre non ha potuto vedere stampato il suo nuovo libro, la sorella di Vittorio Sgarbi ha aggiunto: “Mio padre è uno scrittore e di ogni scrittore si deve parlare al presente perché rimangono i libri. E attraverso i libri, Nino Sgarbi, ci parla ancora. E chi vorrà ritrovarlo o conoscerlo per la prima volta, potrà ritrovarlo e conoscerlo attraverso i suoi libri. Tutto ciò non allevia il mio dolore e quello di Vittorio ma rende la giusta gloria e il giusto riconoscimento alla sua vita e alla sua eleganza e alla sua arte”. (agg. Elisa Porcelluzzi)



IL RICORDO DEL FIGLIO VITTORIO

Vittorio Sgarbi ha condiviso attraverso Facebook, una poesia dello scrittore gallese Dylan Thomas in ricordo del padre dal titolo Non andartene dolce in quella buona notte (Clicca qui per vedere il post). Una poesia attraverso la quale il noto critico d’arte vuole esprimere i sentimenti attuali, probabilmente difficili da esprimere con parole proprie. Ecco il testo della poesia condivisa da Vittorio: “Non andartene docile in quella buona notte. I vecchi dovrebbero bruciare e delirare quando cade il giorno; infuria, infuria, contro il morire della luce. Benché i saggi sappiano che la tenebra è inevitabile, visto che dalle loro azioni non scaturì alcun fulmine, non se ne vanno docili in quella buona notte. Gli onesti, con l’ultima onda, gridando quanto fulgide le loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia, s’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce. Gli impulsivi che il sole presero al volo e cantarono, imparando troppo tardi d’averne afflitto il percorso, non se ne vanno docili in quella buona notte. Gli austeri, in punto di morte, accorgendosi con vista cieca che gli occhi spenti potevano gioire e brillare come meteore, s’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce. E tu, padre mio, là sulla triste altura, ti prego, condannami o benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose. Non andartene docile in quella buona notte. Infuriati, infuriati contro il morire della luce”. (Anna Montesano)



IL DIFFICILE RAPPORTO PADRE-FIGLIO

Vittorio Sgarbi, in un breve (ma significativo) passaggio di un testo, contenuto ne “Lungo l’argine del tempo”, pubblicato, oggi da La Repubblica, in occasione della morte di Giuseppe, ha sintentizzato il rapporto assai contrastante con il papà durante la fase della maturità: “Mio Padre è un altro. Forse non l’ho mai conosciuto bene. Era così diverso da me, per carattere, che l’ho sempre sentito distante. Svolgeva le funzioni di padre e manteneva l’autorità che corrisponde al suo amore per l’ordine e per le regole. Ho sempre pensato che questa dovesse essere la natura del padre. Si manifestava in alcuni principi generali e nel rispetto degli orari, nella vita quotidiana, soprattutto; come per il pranzo e per la cena che prevedevano compostezza e puntualità. Poi c’erano i principi, religiosi e umani. Il giovane ribelle che era in me, e poi rivoltoso, non poteva che contrastarli o vederli come un mondo lontano, antico. Già prima del Sessantotto, la mia generazione era quella delle inquietudini, manifestate dai cantanti: i Beatles, il ragazzo della via Gluck, Patty Pravo. A segnare la nostra distanza ci fu anche il periodo terribile del collegio, anzi la decisione di mio padre di mandarmi fuori casa per fortificare la mia educazione. Fu forse a partire di lì che siamo diventati sconosciuti, pur conservando fermi affetti. Siamo sempre stati il padre e il figlio. Il collegamento lo teneva mia madre. Ed era affinità, simpatia, complicità. Mia madre stava con me. Mio padre era il passato, la storia, la tradizione” (Aggiornamento Sebastiano Cascone)

GIUSEPPE NINO SGARBI, PAPA’ DI VITTORIO, MORTO A 97 ANNI

E’ scomparso il padre di Vittorio Sgarbi, Giuseppe ”Nino” Sgarbi. Alcuni anni fa, nel 2014 quando aveva novantatré anni, l’uomo fu convinto dalla figlia Elisabetta, editrice, a scrivere un libro. Mise davanti uno all’altro tutti i ricordi della sua vita scrivendo addirittura quattro romanzo. Lungo l’argine del tempo vinse nel 2014 il Premio Bancarella Opera Prima e il Premio Internazionale Martoglio. Successivamente uscì Non chiedere cosa sarà del futuro, mentre nel 2016 Lei mi parla ancora vinse il Premio Riviera delle Palme. Quest’ultima opera fu dedicata interamente alla moglie Riina che era scomparsa nel 2015. Dall’otto febbraio uscirà il suo ultimo romanzo postumo Il canale di cuori. (agg. di Matteo Fantozzi)

“ERO LA RESISTENZA E LA PAZIENZA”

La morte di Giuseppe “Nino” Sgarbi, papà di Vittorio, costituisce una perdita non solo per i suoi figli ma anche per il mondo letterario. Oltrepassata la soglia dei 90 anni, infatti, Sgarbi senior ha scoperto la voglia di raccontare e raccontarsi attraverso la scrittura. Nel suo ultimo libro “Lei mi parla ancora” dedicato alla moglie Rina, scomparsa il 3 novembre 2015, c’è ovviamente molto della loro storia d’amore. In un’intervista rilasciata ad Antonio Gnoli per Repubblica un paio di anni fa, Nino Sgarbi disse:”Lei era l’intelligenza, l’inquietudine, il desiderio di non fermarsi a Ro. Io incarnavo la resistenza, la pazienza, la calma. I miei figli hanno preso moltissimo dalla madre. Rina era fondamentalmente una ribelle. Lei la nomade io il sedentario”. Così si descriveva Nino Sgarbi: resistente, paziente, calmo, sedentario. Ma non per questo noioso…(agg. di Dario D’Angelo)

VITTORIO SGARBI DICEVA:”ALLE MIE OPERE PREFERISCO LE SUE”

Se n’è andato a 97 anni Giuseppe Sgarbi, per tutti “Nino”, il papà del noto critico d’arte Vittorio. Lui che a 93 anni aveva pubblicato il primo libro, dimostrando che se c’è una cosa senza età di scadenza in questa vita si chiama cultura. Un aneddoto curioso, però, è legato al suo ultimo lavoro letterario: “Lei mi parla ancora”, il libro dedicato alla moglie Rina, che lo scorso settembre gli è valso il premio letterario Riviera delle Palme. In quell’occasione, in collegamento Skype dalla sua casa di Ro Ferrarese, Giuseppe Sgarbi disse commosso:”Vi ringrazio: sono lieto che il premio arrivi dalle Marche, regione amorevole nella quale ho vissuto gli anni della giovinezza”. Ma fu l’intervento del vulcanico Vittorio, di cui dà conto La Nuova Riviera, quello forse più interessante e, letto oggi, anche più denso di significato:”Mia madre era una formidabile rompicoglioni ma mio padre l’ha amata e l’ha sposata. Il primo libro di mio padre doveva intitolarsi ‘Tutte le gnocche che ho visto, anche grazie a mio figlio’, ma mia madre per dispetto è morta e lui ha cambiato orientamento, dedicando l’opera al suo unico grande amore. Posso dire di preferire le opere di mio padre alle mie e che un premio dato a lui è più importante di un premio consegnato a me”. (agg. di Dario D’Angelo)

MORTO IL PADRE DI VITTORIO SGARBI

All’età di 97 è morto questa mattina il grande Giuseppe Sgarbi (netto Nino), padre del celebre critico d’arte e politico Vittorio: era malato da tempo ma non era “attesa” la sua dipartita in questo periodo, tanto da lasciare sotto choc l’intera famiglia (Vittorio e la sorella Elisabetta), legatissimi a quel padre da cui hanno imparato tanto, se non tutto. Era un farmacista, ma era soprattutto un grande appassionato di arte e cultura: aveva scritto molti romanzi e l’ultimo è addirittura in uscita a giorni – il prossimo 8 febbraio per Skira – e si intitolerà “Il canale dei cuoi”. Storie della campagna veneta, di tempi che non ci sono più e di legami forti del passato in questo presente rapido e “disgregante”: dalla famiglia con la moglie Caterina “Rina” Cavallini e i figli adorati, fino alla propria terra e alla propria patria. Nino e Rina: i famosi figli Sgarbi a questa coppia vulcanica e appassionata di cultura devono tantissimo, come si osserva nel messaggio pubblicato poco fa su Instagram dall’agenzia stampa che cura gli interessi di Vittorio Sgarbi. «Il management, la segreteria e i collaboratori, danno l’addio al padre di Vittorio ed Elisabetta Sgarbi, grande narratore di storie scomparso oggi all’età di 97 anni».

I ROMANZI E I CENACOLI

Nino Sgarbi è stato amatissimo non solo dalla famiglia ma anche da rispettabili esponenti della cultura italiana: della sua farmacia e della sua casa di Ro Ferrarese trasformata in cenacolo di intellettuali artisti. Qualche nome? Giuseppe Bassani, Valerio Zurlini, Alberto Moravia, Umberto Eco, Federico Zeri, Pier Vittorio Tondelli, come ricorda il Corriere della Sera, giusto per citarne alcuni. Storie intriganti, racconti appassionanti e dialoghi intensi sui cambiamenti in Italia, le dinamiche politiche, storiche e culturali. Da lì Vittorio ha tratto di certo la verve e la grande capacità anche provocatoria di parlare di tutto con competenza e “vigore” (anche troppo, aggiungiamo!). Quando aveva 93 anni, la figlia Elisabetta “costrinse” papà Giuseppe a scrivere tutti quei dialoghi pazzeschi avuti nella sua casa-museo: come scrive il Corriere, nacquero quattro romanzi in cinque anni, tutti editi da Skira. «Lungo l’argine del tempo (2014, Premio Bancarella Opera Prima e Premio internazionale Martoglio); Non chiedere cosa sarà il futuro (2015); Lei mi parla ancora (2016, Premio Riviera delle Palme), struggente, appassionata elegia dedicata alla sua «Rina». Fino all’ultimo Il canale dei cuori».