STRETTA SULLE SCUOLE RELIGIOSE A NEW YORK

Nello stato di New York si prepara una possibile stretta per gli istituti di istruzione privati e quelli di ispirazione religiosa: stando infatti a quanto si apprende Oltreoceano, i locali distretti scolastici stanno mettendo a punto una serie di nuove linee guida che potrebbero portare alla chiusura di alcuni e, più in generale, a un controllo che non è visto di buon occhio da molti. Ed è anche per questo che sulla stampa locale si è scatenato un dibattito che ha visto intervenire anche, tra gli altri, Avi Schick, ex rappresentate legale presso lo Stato federale e attuale partner della Dentons, che ha messo in guardia da quello che a suo dire è un pericolo reale, ovvero quello che i suddetti distretti facciano chiudere quelle scuole che non rispetteranno determinati standard imposti dall’alto; inoltre, il nuovo piano potrebbe costare milioni di dollari allo Stato in termini di aiuti annuali agli istituti non pubblici.



CONTRO UNA TRADIZIONE CONSOLIDATA

Come fa notare proprio lo stesso Schick in un suo intervento sul The Wall Street Journal, è oramai da quasi un secolo che nella Grande Mela i genitori newyorchesi si sono visti riconosciuti il diritto di iscrivere i propri figli nelle scuole che ritenevano più consone alla loro formazione. Era il 1925 quando la Suprema Corte stabiliva il diritto per i più piccoli di avere una idonea educazione culturale e pure religiosa e 50 anni dopo, questa volta nello Stato del Wisconsin, quando venne riconosciuto il diritto dei genitori, anche in contrasto con quello dello Stato stesso, di indirizzare il futuro religioso e l’educazione della prole. Inoltre, ogni anno, a New York vengono risparmiati milioni di dollari perché molte famiglie scelgono di mandare i propri figli in istituti privati e religiosi come le Jewish and Catholic schools (che accolgono circa 330mila studenti) o le scuole parrocchiali che annoverano quasi 200mila scolari. Altro punto che per Schick non va trascurato è che mentre le scuole private prevedono un rimborso di poche centinaia di dollari per studente, quelle pubbliche raggiungono quote pro capite anche di 14mila e, in alcuni casi, acnhe di 20mila dollari.



LE POSSIBILI CONSEGUENZE

Non va dimenticato che nel 1972 a New York venne emanata una legge che si proponeva di incentivare gli aiuti a quelle “secolari” scuole private per i loro servizi educativi ma poco dopo la Suprema Corte la osteggiò dato che, a suo giudizio, sembrava violare il Primo Emendamento e portare a un eccessivo coinvolgimento della religione nella cosa pubblica. Tuttavia, le nuove linee guida paiono smantellare adesso quello che è lo status quo e che prevede comunque che gli istiuti religiosi forniscano un livello di istruzione che sia “sostanzialmente equivalente” a quello delle omologhe pubbliche: è probabile che in futuro verranno richiesti alle non-public institution delel retrizioni ulteriori e degli standard da rispettare e che, nei casi più estremi, potrebbero anche aprire la strada alla loro possibile chiusura. Quale sarà la conseguenza di queste nuove politiche? L’impressione è che potrebbe crearsi molta confusione, con i due tipi di istituti che finirebbero per snaturare la loro stessa natura dopo una lunghissima coesistenza e con la possibilità per i genitori di scegliere quale dei due modelli preferire e Schick ricorda che gli eventuali costi a cui si andrebbe incontro non tengono ancora conto della ricaduta che si avrebbe non solo sulle scuole di New York ma anche del resto dello Stato. In attesa dell’emanazione delle suddette linee guida, prevista per febbraio, il dibattito nell’opinione pubblica resta aperto e polarizzato tra due fazioni opposte.

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