Papa Francesco ha incontrato tutti i partecipanti all’Assemblea Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede e come ogni anno, da felice tradizione iniziata da Giovanni Paolo II e Ratzinger (quando ancora era il presidente della Congregazione, ndr) ha rivolto loro un breve discorso che potesse concentrare i punti centrali della riflessione sulla Dottrina della fede per i prossimi mesi di lavori. Ebbene, il discorso di quest’anno colpisce particolarmente per l’accento fortissimo posto da Bergoglio al “valore” reale e per nulla “statico” della vita stessa. In un mondo che insiste, anche in maniera molto “sottile” e “nascosta” alla crescita di una richiesta di “autodeterminazione” totale – dall’aborto fino all’eutanasia, ma non solo” – la Chiesa è chiamata a rappresentare quella presenza tangibile che testimoni tutta la bellezza e l’amore per la vita, in ogni sua forma e condizione. «Vi ringrazio per il vostro impegno quotidiano di sostegno al magistero dei Vescovi, nella tutela della retta fede e della santità dei Sacramenti, in tutte le varie questioni che oggi richiedono un discernimento pastorale importante, come nell’esame dei casi relativi ai graviora delicta e delle domande di scioglimento del vincolo matrimoniale in favorem fidei.
Tutti questi compiti risultano ancora più attuali di fronte all’orizzonte, sempre più fluido e mutevole, che caratterizza l’autocomprensione dell’uomo di oggi e che influisce non di poco sulle sue scelte esistenziali ed etiche. L’uomo di oggi non sa più chi è e, quindi, fatica a riconoscere come agire bene», spiega il Papa ricordando i nodi importanti e decisivi oggi sui casi di pedofilia, il matrimonio nelle famiglie cristiane. Ma è sull’eutanasia che il Papa vuole puntare il centro del suo discorso: e lo fa senza particolari giri di parole, nel suo stile. «Durante questa Sessione Plenaria avete approfondito anche alcune questioni delicate circa l’accompagnamento dei malati terminali. Al riguardo, il processo di secolarizzazione, assolutizzando i concetti di autodeterminazione e di autonomia, ha comportato in molti Paesi una crescita della richiesta di eutanasia come affermazione ideologica della volontà di potenza dell’uomo sulla vita. Ciò ha portato anche a considerare la volontaria interruzione dell’esistenza umana come una scelta di “civiltà”», spiega ancora il Papa davanti alla platea in Sala Clementina.
LA MISSIONE DELLA CHIESA
«Appare decisivo il compito della vostra Congregazione nel richiamare la vocazione trascendente dell’uomo e l’inscindibile connessione della sua ragione con la verità e il bene, a cui introduce la fede in Gesù Cristo. Nulla come l’aprirsi della ragione alla luce che viene da Dio aiuta l’uomo a conoscere sé stesso e il disegno di Dio sul mondo»: l’invito del Papa a tutta la Congregazione è proprio volta a riaffermare il lavoro e l’opera della Chiesa per una missione di testimonianza “positiva” del messaggio radicale di Gesù. Secondo il Papa laddove la vita vale non per la sua dignità ma per la sua efficienza e produttività, si origina e genera il grave problema cui assistiamo ormai da decenni: un problema cui tutti siamo chiamati a dirimere e giudicare, visto che purtroppo è una logica che coglie tutti, più di quanto non ci si renda conto. «Il dolore, la sofferenza, il senso della vita e della morte sono realtà che la mentalità contemporanea fatica ad affrontare con uno sguardo pieno di speranza. Eppure, senza una speranza affidabile che lo aiuti ad affrontare anche il dolore e la morte, l’uomo non riesce a vivere bene e a conservare una prospettiva fiduciosa davanti al suo futuro. È questo uno dei servizi che la Chiesa è chiamata a rendere all’uomo contemporaneo», sottolinea il Santo Padre.
Veri pastori sono coloro che non abbandonano l’uomo a sé stesso, spiega ancora Francesco: «non lo lasciano in preda del suo disorientamento e dei suoi errori, ma con verità e misericordia lo riportano a ritrovare il suo volto autentico nel bene». Concludendo i lavori, il Papa richiama ancora al compito decisivo e importante che la Chiesa è chiamata a testimoniare alla modernità “lassista” e “secolarizzata”, sottolineando che solo un amore vero alla propria vita può realmente “scardinare” la “cultura” (o meglio sarebbe dire “ideologia”) dello scarto e dell’autodeterminazione: «autenticamente pastorale è dunque ogni azione tesa a prendere per mano l’uomo, quando questi ha smarrito il senso della sua dignità e del suo destino, per condurlo con fiducia a riscoprire la paternità amorevole di Dio, il suo destino buono e le vie per costruire un mondo più umano. Questo è il grande compito che attende la vostra Congregazione ed ogni altra istituzione pastorale nella Chiesa».