Il concorso magistratura 2018 non sta facendo discutere solo per il caso Bellomo, visto che una traccia riprende una sua sentenza, ma anche per una perquisizione da parte di alcuni agenti di polizia. Qualche giorno fa una candidata, Cristiana Sani, in uno status pubblico su Facebook ha raccontato di essere stata perquisita insieme ad altri aspiranti magistrati. «Agli scritti del concorso di Magistratura succede che alcune agenti della Polizia penitenziaria decidano improvvisamente (senza alcun indizio e indistintamente) di rinchiudere una concorsista alla volta in un angolo del bagno e perquisirla. La perquisizione richiede di togliersi la maglia, allentare il reggiseno, calarsi i pantaloni. E tirarsi giù le mutande», ha scritto la giovane, fornendo anche ulteriori dettagli. Ma l’edizione romana di Repubblica ha riportato la tesi del Ministero, che invece ha smentito: «Fonti ministeriali, però, dicono che la realtà è un’altra: Sani, dopo ripetuti andirivieni dalla sala verso il bagno, che avevano insospettito gli agenti, è stata sì perquisita e le sono stati trovati addosso alcuni bigliettini; per questo è stata espulsa dal concorso». La Sani però sostiene di non essere stata espulsa dal concorso e che nella perquisizione non è stato trovato nulla. (agg. di Silvana Palazzo)



CONCORSO MAGISTRATURA, SPUNTA LA TRACCIA DI BELLOMO…

La sessione di prove scritte del concorso magistratura 2018 si è conclusa, ma non senza polemiche. A far discutere l’ultima prova, che riprendeva una sentenza scritta da Francesco Bellomo. Sì, proprio il consigliere che vincolava le borsiste al dress code con minigonne e all’omertà, promettendo in cambio il “segreto industriale” delle tracce. Sui social gli aspiranti magistrati hanno commentato scandalizzati contro l’incredibile “inchino” a Bellomo, espulso all’unanimità dalla magistratura. «Forse le minigonne pagano», scrivono. I concorsisti non se ne sono accorti al momento, ma molti erano andati via a causa di un argomento considerato troppo “prefettizio”. La traccia infatti recitava: «Strumenti amministrativi di contrasto alle organizzazioni criminali, con particolare riferimento alle interdittive prefettizie ed altre tutele giurisdizionali». La conferma è arrivata proprio da Bellomo, attraverso il sito del suo corso. Subito sono scattate le reazioni inorridite sulla chat dei conformisti.



LA POLEMICA DEGLI ASPIRANTI MAGISTRATI

Molti aspiranti magistrati, anche quelli che hanno consegnato l’elaborato dell’ultima prova scritta, ritengono che sia illegale. Alcuni di loro citano un precedente relativo ad un membro della commissione espulso per lo stesso motivo. Che fare allora? Sui social il dibattito è acceso. Tra i delusi c’è chi, come riportato dal Corriere della Sera, anziché rivolgersi alla giustizia medita di chiamare Le Iene. «Oltre il danno la beffa… ciliegina sulla torta una delle sentenze di interesse di oggi vede come estensore Bellomo», uno dei tanti commenti sul caso. I toni si fanno amari: «La traccia di amministrativo riprende una sentenza a firma di un magistrato destituito che sul sito del concorso annuncia era stata trattata. Alla faccia del prestigio e del decoro della magistratura». La protesta monta e si arricchisce di voci, come quella dei “pizzini” circolati. «E quindi a quanto pare due ragazze sono state ritrovate con due pizzini e sono state espulse, qualcuno indagherà?». C’è poi un’altra coincidenza: il tema era stato oggetto anche della monografia di un altro commissario.

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