Se da una parte Ingvar Kamprad, con la sua genialità imprenditoriale è riuscito a dare una svolta decisiva alla sua Svezia, rendendola ricca e competitiva, dall’altro il papà dell’Ikea, scomparso a 91 anni, si lascia alle spalle un’esistenza caratterizzata da non pochi lati oscuri. Tra questi, il nazismo, al quale aveva aderito con convinzione nel corso della sua giovinezza ed il lavoro minorile e non solo. Da sempre conosciuto come un imprenditore dedito al risparmio, il patron di Ikea aveva deciso di delocalizzare gran parte della sua produzione in Romania, Cina ed altri paesi asiatici dove i dipendenti venivano sottoposti a condizioni di lavoro disumane, sottopagati e senza alcun diritto a potersi rivolgere ai sindacati. Le accuse più gravi, però, furono quelle che lo collegavano indirettamente al periodo più buio della storia europea, quello dell’ascesa al potere di Hitler. Ingavar si iscrisse al più importante movimento nazionalsocialista del regno, il Nysvenska Rörelsen e fece parte attiva della SSS, organizzazione paramilitare ispirata proprio a quella delle Waffen-SS hitleriane e che non nascondeva affatto il suo odio nei confronti degli ebrei. Per quei fatti però, l’imprenditore non fu mai sanzionato in quanto già diventato modello importante dell’economia svedese. Più recentemente giunsero nei suoi confronti anche le accuse di sfruttare nei suoi impianti minori trattati in condizioni disumane in almeno quattro paesi, tra cui Pakistan, India, Vietnam, Filippine. Le accuse che lo travolsero coinvolsero anche la Romania. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



UN DISLESSICO DI SUCCESSO

Tirchio e dislessico di successo: come abbiamo raccontato qui sotto, lo straordinario impero di Mr. Ikea deve tanto anche ai suoi “limiti” per le grandi conquiste effettuate nel campo imprenditoriale. Un uomo che sui nomi della sua semplice storia giovanile ci ha costruito un regno, un uomo che da Epalinges, un minuscolo paesino della Svizzera dove viveva dal 1976, guidava le redini di Ikea diffusa in tutto il mondo. Insomma, per Ingvar Kamprad – nonostante un passato comunque contraddittorio con qualche “legame” con il partito nazista di Svezia – l’addio oggi di famiglia e azienda è doppiamente più importante: ha saputo far partire tutto da dei semplici fiammiferi venduti porta a porta a Agunnaryd (la “A” di Ikea, l’acronimo tra i più famosi al mondo), nella provincia di Smaland. Dopo i primi buon successi, amplia le sue vendite con matite, cornici, articoli natalizi e penne: aveva 17 anni, il resto è tutta storia. 



È MORTO IL PAPÀ DELL’IKEA

È morto il papà di Ikea: si chiamava Ingvar Kamprad, aveva 91 anni e per quasi tutti era il primo vero arredatore delle proprie case (specie per i più giovani). È morto questa mattina dopo anni di malattia e dopo che nel 2013 aveva lasciato il consiglio di amministrazione di Inter Ikea, non rimanendo neanche come patron o proprietario principale. Tendenza al risparmio e grande sagacia inventiva: questa due qualità hanno reso Kamprad uno degli imprenditori e inventori più famosi al mondo, che ha completamente rivoluzionato il mondo dell’arredo e della casa, permettendo anche a chi ha pochi denari da spendere di potersi costruire con stile e innovazione una propria abitazione. «Creata oltre 74 anni fa, all’età di appena 17 anni, la catena Ikea nell’esercizio 2015-2016 ha registrato utili per 4,2 miliardi facendo del suo fondatore, con un patrimonio personale stimato in circa 33 miliardi di dollari, uno degli uomini più ricchi del Pianeta»: ha ragione Repubblica quando scrive che era l’uomo tra i più ricchi al mondo, anche se il suo impero – lasciato pochi anni fa – vale circa 65 miliardi di euro, ovvero circa il doppio (fonte Bbc). Quando compì 17 anni suo padre gli donò dei soldi per premiarlo dei buoni risultati che aveva ottenuto attraverso lo studio: cominciò tutto lì, con il primo stabilimento costruito e chiamato Ikea. Il suo acronimo, Ingvar Kamprad, più Elmtaryd, la fattoria di famiglia dove è cresciuto.



UN TIRCHIO DI SUCCESSO

Un’altra curiosa particolarità era legata a quei nomi svedesi così complessi eppure entrati così di uso comune per l’enorme successo dei suoi mobili: Kamprad era dislessico e il disturbo ha giocato un ruolo decisivo nella creazione di quei nomi. I numeri infatti faceva fatica a ricordarli e per quello che chiamava tutto con nomi di amici, luoghi della sua infanzia e così via. «Penso di non indossare nulla che non sia stato comprato al mercatino delle pulci. Voglio dare il buon esempio. È nella natura di Smaland (la sua provincia, ndr) essere parsimoniosi»: così raccontava il buon mister Ikea qualche anno fa a chi gli chiedeva conto della sua particolare “tirchieria”. È sempre stato parsimonioso e attento ai costi, nonostante quel suo patrimonio; «Che male c’è confrontare i prezzi sulle bancarelle e scegliere le cose più convenienti? O andare al mercato prima della chiusura, quando fanno gli sconti? Penso sia meglio passare per tirchi che buttare i soldi dalla finestra». È stato stimato che questo grandissimo “tirchio” di successo abbia creato il suo impero rendendo il catalogo dell’Ikea in pratica il testo più letto al mondo dopo la Bibbia. Una leggenda vera e propria che ha portato il nome della Svezia nel mondo: ci spiace per l’altro megalomane e campione Ibrahimovic, il Paese svedese ha qualcuno di più importante di lui.