Tra verdi foglie, fruscio del vento, aria fresca che accarezza le gote dei visitatori si percorre la vasta area del Parco Nazionale della Sila. Un quadro dipinto nella realtà che permette ai turisti di “staccare la spina”, rendendo un flebile ricordo il caos cittadino e l’odore contaminato dell’aria, lasciando spazio a incantevoli vallate e foreste.
Il Parco Nazionale della Sila, istituito nel 1997, è divenuto, per la varietà e particolarità di patrimonio faunistico e di flora, la decima Riserva della Biosfera nella Rete Mondiale di siti d’eccellenza dell’Unesco. All’interno dell’area sono presenti tre delle cinque regioni silane, la Sila Greca, quella Grande e la Piccola. Lungo le rilassanti passeggiate che percorrono la superficie boscata del Parco solo il rumore delle foglie, il cinguettare del picchio nero, del biancone o del gufo disturbano l’idilliaca pace che circonda quel vasto lenzuolo di territorio adornato come un gioiello anziché da pietre da conifere, larici, abeti bianchi che, nelle loro tonalità di verde cangiante, trasmettono pace.
Il re del parco, l’abitante d’eccellenza, l’essere più temuto e che incuriosisce i più piccoli e inquieta gli adulti è il lupo che scorrazza in gruppo o in solitaria nella magica foresta e che, con i suoi occhi neri e sfuggenti, lancia sguardi di sfida agli altri animali. Circa venti gli esemplari di canis lupus subsp italicus costituiscono una cospicua parte della fauna del Parco per il resto composta da daini, cinghiali, caprioli, scoiattoli e tutti i volatili che formano l’avifauna silana. Una fauna ricca e varia dunque che si lascia tranquillamente osservare in località apposite, come i due centri: Cupone e Antonio Garcea.
Punti d’osservazione per famiglie e turisti la cui storia è presente anche nelle opere di grandi autori, come quella del centro Cupone, che racchiude al suo interno il cuore pulsante della Sila e che già veniva citato da Dionigi di Alicarnasso nelle sue opere in cui sottolineava la ricchezza di specie presenti nella riserva. Un’area, quella del Cupone, che presenta delle particolarità uniche come le foreste tendenzialmente vetuste, aree allo stato semi-vergine in cui l’habitat si è mantenuto privo di condizionamenti e trasformazioni operate dall’uomo. D’estate, poi, nella riserva, al calar della sera, piccole fioche luci vestono l’intera zona dando vita ad uno spettacolo mozzafiato. Le lucciole, scomparse dalle città, ricordo lontano di storie narrate ai più piccoli, sopravvivono donando alle foreste una brillantezza e luccichio che consente agli spettatori di essere stretti in un abbraccio naturale irrintracciabile altrove. Luoghi incantati si affacciano lungo il territorio delle tre province calabre di Catanzaro, Cosenza e Crotone.
Un settore, infine, non trascurabile e che completa l’utilizzo di tutti i sensi è quello culinario. Funghi, patate, caciocavallo, castagne immerse nel mosto cotto, salumi di suino nero calabrese avvolgono in un soave tripudio di sapori i palati dei turisti appagati da lunghe passeggiate rigeneratrici e vedute incantevoli.
(Federica Tomasello)