Il land tedesco della Bassa Sassonia è il primo azionista di maggioranza della Volkswagen e sulla vicenda dei test con cavie umane vuole vederci molto chiaro: le autorità politiche del land hanno subito chiesto interventi esplicativi e comunicativi alla casa prestigiosa tedesca in modo che faccia chiarezza sulla posizione. «Le procedure come queste sono assurde e nauseanti e questo», ha spiegato in uno statement Stephan Weil, presidente della Bassa Sassonia. Il che vale doppio se nei test invece che le scimmie, vi fossero stati esseri umani: «se i test non fossero stati promossi per tutelare i lavoratori in fabbrica, ma a scopi di marketing e per le vendite, “non trovo nessuna giustificazione accettabile per procedure del genere», conclude la cruda nota della Bassa Sassonia ai vertici della storica Vw. La prima e finora unica risposta della società chiamata in causa da un possibile secondo scandalo, dopo Dieselgate, è arrivata dal Presidente del Consiglio di Sorveglianza Hans Dieter Poetsch: «In nome di tutto il consiglio di sorveglianza, prendo le distanze con tutte le forze da pratiche del genere. Farò tutto il possibile perché vi sia un’indagine completa sulle procedure. E chi ha la responsabilità ne risponderà».
MERKEL, “INGIUSTICABILI”
«Questi test sugli animali e perfino sulle persone non trovano alcuna giustificazione sul piano etico. L’indignazione di tante persone è assolutamente comprensibile»: Angela Merkel non gradisce per nulla le voci pubblicate oggi dalla stampa tedesca come atto di accusa contro le auto tedesche. In una conferenza stampa a Berlino la cancelliera si è detto schifata per quanto sta emergendo, nella speranza che non tutto quanto rivelato sia effettivamente confermato in toto. «Siamo convinti che il metodo scientifico scelto in quella circostanza fosse sbagliato», si scusa Volkswagen per quanto riguarda i test con cavie scimmie, anche se nega qualsiasi coinvolgimento in presunti test-torture su umani volontari. Daimler invece contrattacca, «Prendiamo espressamente le distanze dalle ricerche dell’Eugt (a società di ricerca che ha promosso i test legati alle principali case di auto tedesche, ndr). Siamo sconvolti dal tipo di esami condotti. E condanniamo aspramente questi test», afferma l’ultima nota Daimler.
“CAVIE UMANE NEI TEST GAS DI SCARICO”
Se già il Diesegate negli ultimi giorni aveva “offerto” un altro triste spettacolo con la scoperta di alcuni test-tortura provati sulle scimmie per valutare le emissioni dei gas di scarico, la notizia che rimbalza oggi dalla Germania è decisamente più inquietante. Secondo la stampa tedesca – Sueddeutsche Zeitung e Stuttgarter Zeitung per la precisione – i test sui gas di scarico delle auto tedesche non sono stati provati solo sugli animali ma anche sugli umani. Tralasciando i riferimenti orrendi e obbrobriosi che subito saltano alla mente sui “trascorsi” in Germania degli “esperimenti” dove erano coinvolti persone e gas, il fattore inquietante svelato dalla stampa tedesca aggiunge elementi di fortissima polemica in più in una vicenda dai contorni ancora per nulla chiari come il Dieselgate con le emissioni “falsate” delle principali Case automobilistiche europee. I due colossi dell’informazione rivelano ancora nuovi particolari sui test condotti dal Gruppo Vw, Daimler e Bmw: «sarebbero stati usati volontari per prove di respirazione. Ossia quattro ore di esposizione ad aria inquinata da gas di scarico», riporta la Repubblica. Ovviamente le aziende smentiscono – e qui sotto trovate le repliche – ma l’ipotesi che ad oggi sembra una vera e propria tortura “sadica” fino a qualche anno fa rappresentava una “valutazione” realmente avvenuta. Gli scienziati del laboratorio della “Lovelace Respiratory Research Institute”, in New Mexico (Usa), oltre ad aver usato una decina di scimmie “giavanesi” avrebbero discusso con gli ingegneri delle principali firme tedesche dell’eventualità di fare test con cavie umane. In quel caso, spiega il New York Times che ha aperto un reportage, il direttore della fondazione intervenì per bloccare il tutto.
LE REPLICHE DELLE AZIENDE INTERESSATE
Siamo però cosi certi che i tentativi poi sono stati effettivamente bloccati? Dopo quanto affermato dalla stampa tedesca il dubbio in effetti si impone sempre di più; prima dell’allarme cancerogeno delle emissioni pubblicato dall’OMS, «non si aveva certezza di “quanto” potessero essere velenose le emissioni delle auto», e quindi non va escluso che realmente qualcuno abbia compiuto test volontari (a pagamento si intende, un po’ come avviene in Svizzera con i test sui medicinali). «Non conduciamo studi su animali e non abbiamo preso parte a questa sperimentazione. Per questo motivo non siamo in grado di dare informazioni sul tema in oggetto o commentarlo», sono le dure parole di Bmw Group che rifiuta ogni coinvolgimento nello scoop dei giornaloni tedeschi. Anche Daimler ha preso forte distanza, ma per esempio riguardo le scimmie nei giorni scorsi alcune ammissioni sono state fatte: racconta la Bild, «Nel maggio 2015 dieci esemplari di scimmie giavanesi furono condotti in un laboratorio di Albuquerque, nel New Mexico, rinchiusi in una vetrina e tenuti tranquilli davanti a uno schermo con la proiezione di un cartone animato, mentre venivano sottoposti all’emissione di gas di scarico (commisto ad aria) per 4 ore. Le scimmie sono sopravvissute al test, ma non è noto quali siano le condizioni di salute attuali». In quel caso il maggiore azionista della Volkswagen, Stephan Weil, aveva spiegato «Le scimmie sono animali che hanno bisogno di muoversi molto, già tenerle ferme per 4 ore corrisponde a una tortura. Il gas di scarico ha poi messo a rischio la loro salute». Dopo il Dieselgate, lo scandalo è destinato ad allargarsi e potrebbero essere pubblicate a breve nuove prove dalla stampa tedesca e americana in tal senso: la bufera non è per nulla terminata.