Era il 2013 quando la FAO, in un suo rapporto, osservava che gli insetti sono una fonte di cibo ancora poco sfruttata nel mondo occidentale, facendo capire che era il caso di adeguarsi alla cosiddetta entomofagia, praticata ne mondo da 2 miliardi di persone. E noi che pensavamo che buona parte di questi due miliardi fossero costretti a cibarsi di insetti perché facevano la fame e che la FAO si sarebbe dovuta occupare piuttosto di far crescere coltivazioni agricole per sfamarli. Certo, in alcuni paesi è tradizione culinaria, ma ci si chiede se con i veri problemi del terzo mondo, gli occidentali si devono adeguare a mangiare scarafaggi. Non è obbligatorio naturalmente, comunque dal primo gennaio del nuovo anno è entrato in vigore nel nostro paese il regolamento già approvato dall’Unione europea sui cosiddetti “novel food”, “i cibi insoliti”. Secondo un rapporto della Coldiretti però il 54% degli italiani non è interessata a cibarsi di cimici d’acqua, vermiciattoli e insetti vari, lo è solo il 16% (gli altri sono indifferenti o indecisi) Si chiama entomofagia la pratica di cibarsi di formiche, larve di coleottero, cavallette, termiti, bruchi, ragni, scorpioni basata sulle mode o sulla necessità di integrare il fabbisogno nutritivo di proteine.



Pare che l’uomo preistorico, prima di scoprire il grano e le colture, si nutrisse essenzialmente di insetti. La carne di insetto infatti, si legge in un articolo pubblicato oggi da Avvenire, “eguaglia – dal punto di vista nutritivo – le carni rosse e il pollame: cento grammi di termiti africane contengono 610 calorie, 38 grammi di proteine e 17 grammi di grassi. Un’analoga porzione di larve di falena di calorie ne offre 375, di proteine 46 grammi e dieci di grassi. Basta fare il confronto con un hamburger: 245 calorie, 21 grammi di proteine e 17 di grassi. Se dai bruchi si potessero ricavare bistecche sarebbero percentualmente più proteiche di quelle dei manzi: 30 a 27″. Soprattutto gli insetti hanno un costo irrisorio per gli allevamenti rispetto a una mandria di buoi. Ma in occidente, fa notare intelligentemente l’articolista, procurarsi insetti da mangiare avrà un costo elevato rispetto ai paesi dove questa abitudine è in voga da secoli. Il risultato potrebbe essere esattamente l’opposto di quello che desidera la FAO: “non un cibo nutriente ed economico destinato a placare la fame di molti ma una moda per pochi”. Noi occidentali poi siamo abituati anche a un vecchio detto: il cibo è buono anche per gli occhi…

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