Ha destato scalpore la notizia del ricorso presentato da una coppia di genitori di Canicattì che, non contenta del 9 in pagella rifilato al figlio dai suoi insegnanti di scuola media, hanno presentato ricorso al Tar in cerca del 10. I giudici, dopo aver esaminato la questione, hanno confermato il 9 dando ragione ai professori e obbligando i genitori al pagamento delle spese legali. Ma come ha preso questa notizia l’opinione pubblica nostrana? Per farsi un’idea basta andare sui social, dove la stragrande maggioranza dei pareri è a favore dei prof. Su Twitter c’è chi scrive:”Boh. Magari sbaglio io eh però, non stiamo esagerando? Apriamo pure il dibattito… perché tanto lo so che in molti direte che hanno fatto bene: se ritengono di avere un figlio che vale di più…”; un’altra utente augura il meglio al bambino:”Povero ragazzo, spero riesca a crescere serenamente, nonostante i genitori”. Infine la sentenza:”Genitori che tramite un tribunale chiedono il 10 per il proprio figlio… meritano 2. Da mamma considero un tale comportamento altamente diseducativo e deprimente”. (agg. di Dario D’Angelo)
IL RICORSO DEI GENITORI
Se volete avere un’immagine del sempre più difficile rapporto famiglie-scuola, il caso di Agrigento fa proprio al caso vostro: il figlio prende 9 in pagella e viene promosso all’esame di Terza Media. Quel’”ottimo” però ai genitori non basta e chiedono insistentemente alla scuola di poter dare al ragazzino un bel “10-Eccellente”. In un men che non si dica si sposta la “bagarre” al Tar di Palermo che deve così spendere anche tempo (e soldi pubblici, ndr) per dirimere una vicenda che poteva anche non cominciare. I genitori sostenevano che il figlio meritasse i massimo dei voti, la scuola invece confermava la propria decisione: i giudici del Tar siciliano hanno oggi deciso, respingendo il ricorso presentato dalla famiglia e dando così ragione ai professori della scuola Giovanni Verga di Canicattì (nell’Agrigentino). Il giudizio della commissione giudicante dell’esame di Terza Media aveva valutato positivamente l’intero percorso di studi e l’ottima condotta del ragazzino, tanto da concedergli il meritato “Ottimo”: alla famiglia però non bastava e chiedeva ai giudici di annullare il verbale dei giudizi sulle prove di esame della scuola, consentendo così al figlio di ottenere un più meritato eccellente: dieci su dieci. Ma così non è avvenuto e i genitori ora dovranno pagare 1000 euro di spese legali giudiziarie.
IL TAR DÀ RAGIONE ALLA SCUOLA
Zero fiducia dei genitori nei professori e mancanza di comunicazione hanno scatenato un caso ora “nazionale” che avrà ripercussioni, immaginiamo, anche nella considerazione e fiducia che lo stesso ragazzino potrà porre in futuro nei confronti delle autorità, dalla scuola fino all’università e chissà quanto oltre. La situazione specifica ovviamente non la conosciamo e magari vi sono altri motivi che hanno portato ad uno “strappo” del genere tra la scuola e la famiglia di Canicattì, ma resta il problema grave di una separazione educativa sempre più netta e una totale, lo ripetiamo, mancanza di “fiducia” tra le principali “protagoniste” dell’educazione in Italia. «Come noto, la scuola, nel valutare la preparazione degli alunni, non applica scienze esatte che conducono ad un risultato certo ed univoco, come si verifica ad esempio nei casi di accertamento dell’altezza di un determinato candidato o del grado alcolico di una determinata sostanza – scrivono i giudici nella sentenza – ma formula un giudizio tecnico connotato da un fisiologico margine di opinabilità, per sconfessare il quale non è sufficiente evidenziare la mera non condivisibilità del giudizio, dovendosi piuttosto dimostrare la sua palese inattendibilità»: è questo il giudizio della prima sezione Tar presieduta da Calogero Ferlisi, con Aurora Lento, consigliere, estensore Roberto Valenti.
Sono tra l’altro stati riportati tutti i voti dell’alunno per spiegare nel merito perché quel 9 fosse giusto e per nulla “scandaloso”. «Lo studente era stato ammesso con il voto di 9/10 e aveva conseguito i seguenti punteggi: 10/10 nella prova d’italiano; 10/10 nella prova di matematica; 8/10 nella prova di francese; 8/10 nella prova d’inglese; 9/10 nel colloquio pluridisciplinare. “Il voto finale di 9/10 si presenta, pertanto, coerente con quelli di ammissione e con quelli conseguiti nelle prove d’esame, tanto più che il voto di 10/10 presuppone il raggiungimento dell’eccellenza in tutte le prove – proseguono i giudici nella sentenza – Sotto questo profilo, valga, in particolare, il riferimento fatto nei giudizi sulle lingue straniere (inglese e francese) alla circostanza che l’elaborato era ‘per lo più’ e non ‘totalmente’ corretto», si legge nell’ordinanza pubblicata da Repubblica.