La celebre lettera da Roma del 10 maggio 1884 è indirizzata alla comunità educativa di Torino-Valdocco. Nella lettera Don Bosco racconta un suo sogno in due puntate, fatto in due notti consecutive: “Miei carissimi figliuoli in Gesù C. Vicino o lontano io penso sempre a voi. Un solo è il mio desiderio: quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità. […] Or dunque in una delle sere scorse io mi era ritirato in camera, e mentre mi disponeva per andare a riposo avea incominciato a recitare le preghiere che mi insegnò la mia buona mamma. In quel momento non so bene se preso dal sonno o tratto fuor di me da una distrazione, mi parve che mi si presentassero innanzi due degli antichi giovani dell’Oratori”, inizia la lettera di Don Bosco. L’argomento della missiva è l’Oratorio di Valdocco: il clima felice dei primissimi tempi, poi quello così cambiato del 1884. “Negli antichi tempi dell’Oratorio lei non stava sempre in mezzo ai giovani e specialmente in tempo di ricreazione? Si ricorda quei belli anni? Era un tripudio di Paradiso, un’epoca che ricordiam sempre con amore, perché l’affetto era quello che ci serviva di regola; e noi per lei non avevamo segreti”, è il ricordo dell’Oratorio dei primi anni raccontato da un ragazzo apparso in sogno al sacerdote. Don Bosco conclude la lettera così: “Sapete che cosa desidera da voi questo povero vecchio che per i suoi cari giovani ha consumata tutta la vita? Niente altro fuorché, fatte le debite proporzioni, ritornino i giorni felici dell’antico Oratorio… Mettiamoci adunque tutti d’accordo. La carità di quelli che comandano, la carità di quelli che devono obbedire faccia regnare fra di noi lo spirito di S. Francesco di Sales”. Materialmente la lettera è opera di don Giovanni Battista Lemoyne, tuttavia i principi, i motivi e i suggerimenti contenuti, depongono a favore di una piena consonanza fra Don Bosco e il suo figlio spirituale. (agg. Elisa Porcelluzzi)
Padre e Maestro dei giovani
Nel 1988, in occasione del centenario della morte di San Giovanni Bosco, l’allora papa Giovanni Paolo II scrisse al Rettore Maggiore della Società Salesiana la lettera “Iuvenum Patris”, in cui il pontefice dichiarava ufficialmente don Bosco “Padre e Maestro dei giovani”. Dopo aver ricordato l’infanzia del sacerdote torinese – “orfano di padre in tenera età, educato con profondo intuito umano e cristiano dalla mamma” – il papa si sofferma sulla “straordinaria missione educativa” del Santo: “Dotato di una felice intuizione del reale e attento conoscitore della storia della Chiesa, egli ricava dalla conoscenza di tali situazioni e dalle esperienze di altri apostoli, specialmente di san Filippo Neri e di san Carlo Borromeo, la formula dell’“Oratorio”. L’Opera degli Oratori è iniziata nel 1841 quando don Bosco incontrò Bartolomeo Garelli nella sacrestia della chiesa di San Francesco d’Assisi a Torino. “In questa lettera mi piace considerare di don Bosco soprattutto il fatto che egli realizza la sua personale santità mediante l’impegno educativo vissuto con zelo e cuore apostolico, e che sa proporre, al tempo stesso, la santità quale meta concreta della sua pedagogia. Proprio un tale interscambio tra “educazione” e “santità” è l’aspetto caratteristico della sua figura: egli è un “educatore santo”, si ispira a un “modello santo” – Francesco di Sales -, è un discepolo di un “maestro spirituale santo” – Giuseppe Cafasso -, e sa formare tra i suoi giovani un “educando santo”: Domenico Savio”, conclude Giovanni Paolo II. (agg. Elisa Porcelluzzi)
San Giovanni Bosco, la storia
Giovanni Bosco nacque il 16 agosto del 1815 in una piccola casa, dove si trova ora il Tempio di Don Bosco, a Castelnuovo D’Asti. Figlio di contadini crebbe in povertà e non ebbe modo di avvicinarsi alla religione sin da subito, anche perché il padre morì per colpa di una grave polmonite quando il piccolo aveva solo due anni. Solo 7 anni più tardi di quel tragico evento Giovanni ebbe un sogno che egli stesso definì profetico, dove il Signore lo invitava a pascolare le sue pecorelle. Secondo gli storici il sogno ebbe luogo proprio la notte successiva alla festa di San Pietro, l’Apostolo che fondo la Chiesa Apostolica Romana. Il sogno influenzò molto la vita del Santo che decise così di seguire la strada del Sacerdozio. Prima di studiare teologia dovette superare molti ostacoli e venne ammesso alla scuola per puro caso. L’interesse del ragazzo verso la materia sacerdotale crebbe presto. E per avvicinare i giovani alla Chiesa Giovanni Bosco decise d’imparare le acrobazie e i giochi di prestigio invitando i ragazzi a recarsi da lui per ascoltare il Vangelo. Questo lo portò ad affezionarsi enormemente ai giovani, che considerava essere una parte fondante della Chiesa.
I Salesiani
Dopo un lungo periodo di studi venne ammesso Seminario divenendo quindi un Sacerdote a tutti gli effetti. Già da questo periodo si notano gli scontri con gli ambienti protestanti di Torino, tant’è che nel 1859 ne bruciò pubblicamente i libri, tra cui anche la Bibbia protestante nella versione di Diodati. Sempre nello stesso periodo arrivò a incontrarsi con i giovani disagiati della città sviluppando un caloroso affetto verso gli stessi. In questo periodo si collocano le basi per la nascita del futuro Ordine dei Salesiani. Durante la sua vita Don Bosco venne inviato diverse volte in Argentina ove trattò sempre con i ragazzi problematici. Grazie a questi viaggi del Santo ancor oggi in Argentina esiste una forte comunità salesiana. Dopo una vita mirata unicamente ai giovani Don Bosco morì a Torino il 31 gennaio del 1888. Il messaggio della sua vita fu quello di ragione, amore e religione. Venne beatificato da Pio XI il 2 giugno del 1929 e santificato il 1° aprile del 1934 dallo stesso Papa.