La mattina del primo luglio 2010, Laura Salafia, studentessa universitaria e lavoratrice di 34 anni, esce dall’università di lettere di Catania dopo aver preso un bel 30 e lode nell’esame di lingua spagnola. E’ una bella mattina di sole come solo in Sicilia può essere, la donna piena di sogni e impegni è contenta. Improvvisamente una sparatoria tra balordi per un regolamento di conti: una delle loro pallottole la colpisce al collo lesionandone il midollo. Da allora Laura vive su una sedia a rotelle attaccata a un macchinario che le permette di respirare che porta sempre con sé. Un cammino descritto nel libro appena pubblicato “Una forza di vita” (pagine 96, euro 8,00 con il giornale La Sicilia; per info [email protected]) che raccoglie i suoi articoli pubblicati in tutti questi anni in cui racconta “dolore e disperazione”, ma anche la forza di andare avanti. La aiutano in molti: i genitori, i medici, gli amici, l’editore Domenico Ciancio che le è sempre stato vicino. E anche una suora di clausura, suor Maria Cecilia La Mela, che ha un legame profondo con Laura e che ha scritto la postfazione del libro.
Ma la sofferenza e la disperazione non mancano nella sua vita: “Nel buio della notte ogni dolore fisico e dell’anima sembra non poter mai guarire. Ci si sente soli, abbandonati, disperati. Anche io in questi momenti chiedo al Signore che mi porti via. Ripenso ai miei progetti e mi sembra di sprofondare in un baratro. E piango. Le ore passano. Si comincia a sentire il rumore di qualche auto; aprono le saracinesche dei bar. La vita riprende i suoi ritmi. Tutto si acquieta. Ce l’ho fatta. Al buio della notte segue la luce di un nuovo giorno, che sembra darti un’altra possibilità di risalire da quell’abisso”. La sua storia ha toccato le persone più impensabili, come un ergastolano autore di diversi omicidi in carcere a Milano che leggendo la sua storia ha cominciato con lei un rapporto epistolare, fino alla conversione: «Ho chiesto al Signore di darmi un segnale di perdono e saprò che mi ha perdonato nel momento in cui tu guarirai». Laura risponde: «Non c’è solo la guarigione fisica, ma anche la guarigione dell’anima e io l’ho raggiunta. Quindi puoi sentirti perdonato, perché io sono guarita». E’ proprio l’ergastolano a parlare di Laura alle suore di clausura del monastero di San Benedetto di Catania chiedendo loro di pregare per lei e mettendo così in contatto suor Cecilia con Laura. Il 10 settembre del 2016 Laura ha potuto incontrare papa Francesco in piazza San Pietro: «Non mollare, sii forte, e porta con fede la tua croce» le ha detto.