La condanna per Umberto Bossi sembra far tramontare l’epopea del “Senatùr” nella Lega: una svolta in parte annunciata, anche se Bossi aveva sempre rifiutato le accuse, sottolineando come a suo avviso la Lega non fosse coinvolta in nessun caso di alternativa indebita, avendo anche parole sprezzanti nei confronti del tesoriere Belsito e dei suoi possibili coinvolgimenti in attività illecite. “Belsito è troppo scemo per la mafia, la Lega non ruba”, parlava dal palco in maniera vibrante, come da sua abitudine, Umberto Bossi. Tuonava per scacciare i fantasimi di una successione a capo del partito che sembra ormai definita da tempo, ma la condanna rappresenta una sorta di pietra tombale, essendo stato stabilito nelle motivazione della sentenza che Bossi fosse a conoscenza e addirittura avesse istigato la condotta di appropriazione di denaro pubblica da parte dei leghisti. (agg. di Fabio Belli)
“ISTIGATORE DI APPROPRIAZIONE DI DENARO PUBBLICO”
Sono state rese note oggi le motivazioni della sentenza di condanna a 2 anni e tre mesi a carico di Umberto Bossi, fondatore della Lega Nord, nell’ambito dell’inchiesta “The Family”. Secondo i giudici del Tribunale di Milano, Bossi fu “consapevole concorrente, se non addirittura istigatore, delle condotte di appropriazione del denaro” della Lega ma che proveniva dalle casse dello Stato. I Soldi venivano impiegati “per coprire spese di esclusivo interesse personale” non solo suo ma anche della sua famiglia. È Repubblica.it a riportare il contenuto delle motivazioni nelle quali si legge anche come le condotte del senatur siano state condotte “nell’ambito di un movimento” che è cresciuto “raccogliendo consensi” come opposizione “al malcostume dei partiti tradizionali”. La sentenza di condanna da parte dei giudici milanesi era giunta lo scorso 10 luglio e oltre alla condanna a carico dell’ex leader del Carroccio era giunta anche quella al figlio Renzo (1 anno e sei mesi) e all’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito (2 anni e sei mesi). Secondo i giudici, i tre avrebbero speso i fondi destinati alla Lega per fini privati.
BOSSI, FONDI LEGA: LA TESI DELLA PROCURA
Ad essere coinvolto nel caso “The Family” che portò lo scorso luglio alle tre condanne dei giudici del tribunale di Milano, anche Riccardo Bossi, altro figlio di Umberto ma giudicato con rito abbreviato in un processo a parte. Il magistrato Maria Luisa Balzarotti era arrivata alla sua decisione al termine del processo che aveva preso il medesimo nome rinvenuto sulla cartella dei documenti sequestrata a Belsito e nella quale erano presenti le spese private sostenute dalla famiglia Bossi ma con i soldi del partito arrivati anche tramite i rimborsi elettorali. Secondo la pubblica accusa rappresentata dalla procura, Bossi sosteneva i costi della sua famiglia attraverso i fondi della Lega agendo in modo “consolidato e concordato”. Sempre nei documenti delle motivazioni della sentenza di condanna compaiono le liste delle spese private sostenute dai tre imputati e che comprenderebbero multe, cartelle esattoriali, ma anche cene in locali e trattamenti di bellezza per un totale di diverse centinaia di migliaia di euro.