Monti serpeggianti e paesaggi surreali costituiscono l’area protetta più estesa d’Italia. Intreccio di Calabria e Lucania. Vette, fiumi, specialità culinarie, erbe officinali, ricchezze paleontologiche, flora e fauna incontaminate, questo e molto altro si riuniscono nel parco del Pollino. Circa 192.000 ettari di terreno costituiscono il parco Nazionale, disposti centralmente, come protetti da un abbraccio, tra il mar Ionio e il mar Tirreno.
Il vasto “lenzuolo” di territorio è caratterizzato da due massicci, quello del Pollino e quello dell’Orsomarso, le cui vette raggiungono altezze imperscrutabili ai non esperti, di circa 2.200 metri. Vette tra le più alte del sud Italia, riunite nell’Appennino meridionale, che danno vita a paesaggi degni di essere immortalati, istantanee di luoghi magici che per lungo periodo rimangono innevati e candidi. Uno spazio la cui storia risale a tempi lontanissimi, che ha custodito, per millenni, i resti delle creature che abitavano questi luoghi come le Rudiste, molluschi marini, risalenti a 60 milioni di anni fa oppure gli elefanti, i cui resti sono stati ritrovati nella valle del Mercure.
La valle del Mercure è un bacino fluviale di media grandezza che si estende tra la parte meridionale della Basilicata e la parte settentrionale della Calabria e risale all’era Neozoica e Mesozoica. L’area, che ha custodito gelosamente i fossili, è costituita da gole profonde, grotte carsiche che si intrecciano nel cuore dei monti, rocce dolomitiche, bastioni calcarei e aree glaciali, il tutto adornato da prati e pascoli che arricchiscono e colorano il terreno. I corsi fluviali spezzano i monti e le vallate, come linee di un percorso fatto d’acqua, dove è possibile anche praticare attività sportive come il rafting.
I principali fiumi del Pollino, di lunghezza variabile, sono: il Sinni, il Coscile, l’Esaro, l’Abatemarco e il Lao che, intersecandosi tra gole profonde e vallate, danno vita, con il loro colore verde-celeste, a panorami mozzafiato. Il fiume Lao, il cui nome risale all’antica colonia greca di Laos, lungo circa 50 km, è tra i più famosi per le variazioni di portata, in particolar modo in autunno, in cui le piene spesso risultano importanti; è anche il fiume più utilizzato dagli amanti del rafting.
All’interno dell’area del Pollino, precisamente nella provincia calabrese di Cosenza, tra pareti rocciose e aria frizzante, si trova la riserva naturale Gole del Raganello famosissima poiché costituisce un canyon lungo circa 18 km che ha inizio dalla Sorgente della Lamia e termina il proprio percorso nell’area di Civita, dove sorge il Ponte del diavolo. Una ricchezza di flora e fauna rende ancor più interessante il viaggio nel meraviglioso Parco Nazionale, in cui è facile vedere scorrazzare lupi, caprioli, lontre, ghiri, falchi sparvieri e anche il dromio calabrese o semplicemente imbattersi in fiori e piante tipici dei luoghi che compongono il parco come gli abeti bianchi, i mirti, il pino loricato, testimone della storia geologica del parco o ancora contorte composizioni, avvenute negli anni, che hanno visto intrecciarsi, nel piano di Acquafredda numerosi faggi tanto da soprannominarli gli “alberi serpenti”. L’habitat ideale e l’incontaminazione da agenti inquinanti rende anche il parco l’ambiente più adatto per la crescita di piante medicinali, molto utilizzate nella medicina omeopatica.
Infine, un aspetto non trascurabile per chi decide di intraprendere un tour del Pollino è quello che vede l’assaggio e la conoscenza dei prodotti tipici che variano dall’ortofrutta, ai salumi, ai prodotti lattiero-caseari, che rendono il magnifico parco del Pollino non solo un piacere per la vista, ma anche un ricordo gratificante per il palato.
(Federica Tomasello)