Nel primo sciopero dell’anno, la maestre in piazza hanno un primo essenziale “nemico”, o meglio rivale: le stesse maestre diplomate ma presenti all’interno delle tanto chiacchierate Graduatorie ad esaurimento (Gae). Una sorta di frattura infatti questo sciopero l’ha generato, con le insegnanti e i docenti di Infanzia e Primaria che sono presenti in graduatoria a seguito di concorsi e procedure riservate (sono circa 26mila, a fronte dei 43mila “toccate” dal Consiglio di Stato) che oggi non si sono presentati in piazza per lo sciopero e non intendono farlo. «Non ce l’abbiamo con chi ha il diploma magistrale ( lo abbiamo anche noi) non diciamo che non possano insegnare. Chiediamo solo e da sempre che vengano dopo chi, come noi, è nelle Gae o per aver superato una o più prove concorsuali, o per aver seguito percorsi abilitanti specifici varati dallo Stato nel corso di diversi anni», scrivo gli insegnanti diplomati e già presenti nelle Gae che ora anche gli altri richiedono con forza al Miur. 



FEDELI, “CONCORSO AD HOC? È PREMATURO”

Lo sciopero per i 43mila docenti assunti con diploma magistrale e ora in bilico dopo la sentenza del Consiglio di Stato, prosegue con le principali città italiane con proteste in piazza contro il Ministero dell’Istruzione: chiusi molti istituti e sit-in davanti al Via Trastevere (sede Miur) per chiedere una presa di posizione al Ministro Fedeli sul futuro dei tanti insegnanti “interessati” dalla clamorosa sentenza. «La maestre si sono preoccupate per la sentenza del Consiglio di Stato, quello che dico è che abbiamo immediatamente attivato e chiesto l’opinione dell’Avvocatura dello Stato perché quella sentenza non dice come va applicata. Io dico, legittimo protestare ma facciamo attenzione perché il ministero è impegnato nella continuità scolastica e perché appena l’avvocatura si pronuncerà io convoco il tavolo e troveremo le soluzioni idonee», ha spiegato ancora la Fedeli davanti al Miur raggiunta dai vari cronisti. È in particolare il tema del concorso “ad hoc” per gli insegnanti a rischio che fa “scattare” il Ministro: «ad hoc? E per che cosa? E per chi? E’ prematura questa discussione, aspettiamo l’esito dell’Avvocatura e poi troveremo le soluzioni. Ci sono in campo anche gli interessi dei laureati e il tema è: affronteremo tutto». 



MIUR, “CONVOCHEREMO LE PARTI”

Intervistata da Repubblica, parla una delle tante maestre in questo momento in piazza per partecipare al maxi sciopero della scuola Primaria e dell’Infanzia: «Faccio la maestra da 14 anni. Ora ho un incarico annuale. Se non verrà trovata una soluzione, cosa che auspico, a causa di questa sentenza del Consiglio di Stato, dovrò tornare a supplenze brevi, ricominciando tutto il percorso da capo. Dovrò rifare un concorso ordinario, il tutto nella speranza che non sia come quello del 2016 che non è stato molto serio», spiega Rosa Sigillò, di Mida Passione Scuola. A lei indirettamente risponde il ministro Valeria Fedeli intervenendo a Sky Tg24 poco fa: «Abbiamo chiesto all’Avvocatura dello Stato di darci le linee attuative della sentenza del Consiglio di Stato. Appena arriverà la risposta, convocheremo le parti e troveremo le soluzioni più idonee», promette l’inquilina del Miur entrando nelle pieghe della complessa vicenda sul Consiglio di Stato e la sentenza sulle magistrali.



ANIEF VS MIUR, “RIAPRIRE LE GRADUATORIE”

Stando ai dati forniti dal Corriere della Sera, sono ormai circa 50mila i maestri della materna e della primaria che sono in quelle graduatorie ad esaurimento: circa 5300 hanno anche ottenuto il ruolo con riserva in attesa della sentenza definitiva, ora arrivata, e dunque ora rischiano addirittura la cancellazione. Nello sciopero del mondo scuola che scatta questa mattina si attendono i primi dati e bilanci dai sindacati con la partecipazione e adesione alla protesta: intanto però si richiede a gran voce che il tema della graduatoria venga subito affrontato e preso in mano dal Ministero. «Se un titolo è considerato abilitante e valido per partecipare ai concorsi, come tutte le altre abilitazioni conseguite entro il 2011, deve essere valido per inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento», spiega Marcello Pacifico, presidente del sindacato del mondo scuola Anief. Secondo lui infatti bisogna riaprire subito le graduatorie, e permettere un più proficuo incontro fra domanda e offerta, «per non permettere la moltiplicazione di quei corsi e ricorsi che lo stesso ministro Valeria Fedeli invita a evitare. Già in due occasioni le graduatorie sono state riaperte dal Parlamento, nel 2008 e nel 2012, senza attendere il parere dell’Avvocatura dello Stato, peraltro ancora in ingiustificato silenzio. La politica deve assumersi le sue responsabilità, dopo il fallimento del tavolo di confronto richiesto dai sindacati in scadenza di mandato». E se questo non dovesse avvenire? Allora per Anief, ma anche per Cobas e altre sigle dei sindacati di base, la mobilitazione si protrarrà ad oltranza, «e partiranno le nuove azioni legali, per annullare in Europa o in Cassazione la sentenza della Plenaria».

SIT-IN IN TUTTA ITALIA

Oggi ricomincia la scuola dopo le lunghe vacanze natalizie, eppure 3,5 milioni di bambini restano a rischio lezioni per via dello sciopero dei propri maestri. Uno sciopero che riguarda tutta l’Italia e che comporterà non solo la chiusura delle aule scolastiche per la Primaria e l’Infanzia ma anche una manifestazione nazionale a Roma davanti al ministero dell’Istruzione. La protesta, come ricorda TgCom24, è indetta dai Cobas che manifestano contro la sentenza del Consiglio di Stato che esclude i diplomati magistrali dalle graduatorie ad esaurimento. Al primo sciopero nella scuola del 2018 hanno aderito anche Anief e altre 8 sigle sindacali. Grande attesa per la manifestazione in programma nella mattinata di oggi a Roma, tra le 9 e le 13 davanti al ministero, ma questa non sarà la sola in Italia. Altre città, infatti, hanno aderito all’appello di prendere parte ai sit-in organizzati davanti agli uffici scolastici di Torino, Milano, Bologna, Palermo, Cagliari, Catanzaro e Bari. L’Anief, come riporta Quotidiano.net, ha già previsto una adesione record, tanto da prevedere: “Lezioni a rischio per 3 milioni e mezzo di alunni della scuola Primaria e dell’Infanzia”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

CUB SEGNALA “COMPORTAMENTO ANTISINDACALE”

I bambini della scuola dell’infanzia e primaria rientreranno domani, lunedì 8 gennaio 2018, con lo sciopero dei maestri. La protesta potrebbe coinvolgere 43mila docenti, non ancora in cattedra con un posto “fisso”. Oltre a loro ci sono seimila persone che rischiano di perdere il loro posto di ruolo, ottenuto pur con riserva non essendo destinatari di sentenze passate in giudicato. Tra le sigle sindacali che hanno proclamato lo sciopero c’è CUB Scuola, che segnala ai Dirigenti Scolastici il comportamento antisindacale derivante dall’organizzazione dell’orario scolastico in modo da sostituire il personale assente per sciopero. «Ricordiamo che è comportamento antisindacale l’utilizzo, che in ogni caso può essere solo di mera sorveglianza, in queste situazioni di personale non in servizio nel momento in cui venisse richiesto di recarsi nella classe di un collega in sciopero», ha dichiarato Cosimo Scarinzi per Cub Scuola. (agg. di Silvana Palazzo)

IL NODO-NOMINE

Secondo i Cobas – la sigla che ha lanciato e promosso lo sciopero della scuola Primaria e dell’Infanzia – ritengono la sentenza del Consiglio di Stato non solo ingiusta ed errata, ma scatenante numerosi problemi di notevole portata: «pone drammatici problemi, professionali e umani, ai diplomati magistrali. Molti di loro hanno avuto nomine annuali dalle Gae (graduatorie a esaurimento), in diversi sono già stati immessi in ruolo, e ora, oltre alla perdita del posto di lavoro, rischiano di ritrovarsi improvvisamente reinseriti in seconda fascia o, secondo un’interpretazione ancora più penalizzante della sentenza, addirittura in terza fascia», spiega Piero Bernocchi, leader Cobas, in una intervista al Quotidiano.net. Lo sciopero è dunque resto «inevitabile dato che è alquanto insopportabile che il Miur e il governo non abbiano voluto risolvere un problema serissimo non solo per i lavoratori coinvolti ma per tutta la scuola italiana che di questi docenti non può assolutamente fare a meno». Al momento il Miur non ha trovato ancora “la chiave” per provare a far rientrare l’emergenza e domani il numero di insegnanti in sciopero ci dirà intanto anche la reale portata della protesta e il conseguente impatto sulla vita scolastica dei tanti maestri e maestre “interessate” dalla sentenza del Consiglio di Stato. 

3,5 MILIONI DI BAMBINI COINVOLTI

Sono circa 3,5 milioni i bambini che domani rischiano di vedersi “cancellate” le lezioni nelle proprie scuole sparse per l’Italia: lo sciopero dell’8 gennaio spaventa e non poco le famiglie che ancora non riescono a prevedere precisamente l’impatto della protesta dei maestri e delle maestre. Secondo Anief però, che sostiene lo sciopero, ci sarebbe una grande partecipazione-record all’iniziativa lanciata dai Cobas: bisogna però attendere domani mattina per capire se effettivamente il giovane sindacato avrà avuto ragioni, o se invece l’impatto sarà comunque più “moderato” del previsto. «Tra poche ore – sottolinea Marcello Pacifico, presidente Anief-Cisal – le famiglie italiane si accorgeranno cosa vuol dire perdere il maestro del proprio figlio, dopo diversi anni, per colpa di una sentenza che non doveva neanche essere pronunciata, vista l’assenza di un conflitto di giudicato per una categoria, composta appunto dai docenti della scuola dell’infanzia e primaria, che è stato volutamente dimenticato dal governo e dal Parlamento, anche con l’esclusione dal piano straordinario di assunzioni come dal nuovo sistema di formazione e reclutamento». 

FALLITA LA MEDIAZIONE DEL MIUR

È fallito l’estremo tentativo del Miur per provare a fermare lo sciopero nazionale domani nel settore Scuola: mercoledì scorso c’è stato un incontro al ministro tra i sindacati e la stessa Fedeli ma non è stato possibile trovare un accordo, confermando così lo sciopero per Infanzia e Primaria. «Capisco ovviamente la reazione di coloro che sono preoccupati e spaventati – dice il ministro della Pubblica Istruzione, Valeria Fedeli – ma è anche vero che ci siamo mossi subito per cercare di capire meglio tutta la vicenda che, ci tengo a sottolineare, va avanti da anni. Trovo che l’incontro del 4 gennaio con i sindacati sia stato importante. Ora dobbiamo aspettare il parere dell’Avvocatura dello Stato. Quando avremo tutte le risposte convocheremo di nuovo le parti interessate e cercheremo di trovare delle soluzioni». Effetti per ora incalcolabili sui disagi di domani, seguiremo il tutto con aggiornamenti costanti anche per determinare il reale impatto della protesta sulla ripresa delle elezioni dopo le vacanze di Natale. 

DOMANI SCIOPERO SCUOLA

Un giorno in più di vacanze invernali: così la vedranno molti bambini e bambine della Scuola Primaria e dell’Infanzia la giornata di Sciopero Scuola che domani 8 gennaio 2018 vedrà di fatto a braccia incrociate maestri e insegnanti in tutta Italia. Docenti, personale Ata e ogni qualsivoglia dipendente della Scuola Primaria e dell’Infanzia: batteria completa insomma contro il Miur dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato il dirlo magistrale un titolo non più abilitante. La protesta è stata proclamata e confermata dai Cobas, dall’Anief e altre 8 sigle: capire già oggi quale sarà l’impatto dello sciopero è difficile anche se vedendo il “particolare” giorno post vacanze invernali è assai probabile che – come per gli sciopero dei mezzi messi di venerdì – possa attrarre più di un insegnante sparso per l’Italia. È caos insomma in tutta la scuola pubblica domani: dopo l’invito del Miur a rispettare la norma relativa alle modalità di sciopero, non sono pochi i presidi che hanno inviato avvisi alle famiglie sul registro elettronico comunicando le modifiche che l’orario potrebbe subire. Ma i sindacati hanno replicato che non è obbligatorio mandare l’adesione di sciopero in anticipo e quindi si potrebbero creare situazioni spiacevoli con lezioni sospese alle prime ore e scuole addirittura chiuse domani mattina.

I MOTIVI DELLA PROTESTA

I motivi di questa protesta choc nel mondo scuola è da ricercare proprio nella sentenza del Consiglio di Stato che riapre gli animi da battaglia dei docenti dopo le critiche feroci alla Buona Scuola del governo Renzi: «il diploma magistrale non è un titolo abilitante per accedere alla professione. Servono la laurea e la scuola di specializzazione», spiega la sentenza divenuta in poco tempo “simbolo” della rivolta. «Una vicenda cominciata nel 2001, quando vennero chiuse le scuole magistrali, e proseguita con la riforma Moratti, che ha fissato come requisiti per poter insegnare la laurea e la scuola di specializzazione. Da allora molti diplomati magistrali hanno presentato ricorso, l’hanno vinto e sono riusciti a entrare nelle graduatorie a esaurimento», ricorda l’Agi nel suo focus sullo sciopero di domani. La mediazione del Ministro Fedeli è fallita e dunque domani si scende in piazza in tante città italiane con i sindacati del mondo scuola in prima linea per creare più disagi possibili e “sollevare” il problema a livello nazionale.