Una vergognosa intimidazione mafiosa è stata rivolta a don Ennio Stamile, coordinatore regionale di Libera Calabria, il quale nelle passate ore si è visto recapitare un capretto morto. È quanto accaduto a Cetraro, in provincia di Cosenza, roccaforte del clan Muto e dove lo stesso sacerdote era stato in passato responsabile della parrocchia di San Benedetto. Era lo scorso sabato sera quando, dopo aver preso parte ad una cena con i capi scout alla presenza del sindaco Angelo Aita, di ritorno verso la sua auto don Stamile avrebbe notato una busta di plastica sospetta appesa allo specchietto. Al suo interno, la carcassa di un capretto, chiaro messaggio intimidatorio tipico del linguaggio mafioso, diretto proprio ad uno degli storici personaggi locali, in prima linea contro la ‘ndrangheta. Prontamente allertate le forze dell’ordine, sono state avviate le indagini per fare luce sull’inquietante episodio. La busta, come riporta Repubblica.it, è stata sottoposta a sequestro ma al momento non sarebbe trapelato nulla che possa chiarire chi sia stato l’autore del gesto intimidatorio che, anche allo stesso destinatario, appare incomprensibile. Per il parroco calabrese questa non è la prima minaccia di morte poiché in passato ha subito più volte danneggiamenti alla sua auto e alla canonica, fino alla consegna della classica testa di maiale davanti alla sua abitazione.
DON STAMILE, SOLIDARIETÀ DA DON CIOTTI E DAL MONDO POLITICO
Don Luigi Ciotti, coordinatore nazionale di Libera, appresa la notizia della minaccia di morte a carico di don Stamile ha diffuso una nota dicendosi vicino al collega: “Siamo vicini a Don Ennio e andiamo avanti, senza paura e senza alcuna esitazione, consapevoli che il nostro impegno non subirà alcun cedimento”. Allo stesso tempo ha lanciato un messaggio univoco agli autori del messaggio intimidatorio, avanzando il desiderio di non abbassare mai la guardia di fronte ad episodi simili. “La strada da percorrere nella lotta alla criminalità organizzata e alle illegalità è ancora lunga ed ognuno, la politica, le istituzioni, i cittadini, è chiamato a fare la propria parte”, ha aggiunto don Ciotti, che ha invitato a resistere, quindi ad esserci. A sua detta, infatti, il vero problema non arriva tanto da chi fa del male quanto piuttosto da chi resta a guardare senza far nulla. Solidarietà a don Stamile è giunta dall’intero mondo della politica calabrese, mentre la Cgil ha lanciato una mobilitazione ritenendo quando accaduto al sacerdote responsabile regionale di Libera una intimidazione “contro tutta la comunità che cerca ogni giorno di battersi contro la ‘ndrangheta, per l’affermazione della legalità e della crescita sociale e civile”.