Una famiglia distrutta dal monossido di carbonio. È accaduto a Vignole Borbera, dove sono rimasti intossicati un autotrasportatore di 48 anni, la compagna di 44 e il figlio diciannovenne. Il veleno potrebbe essere uscito subdolamente per ore da una caldaia a metano, impregnando tutte le stanze dell’abitazione, ricavata nei locali che erano le vecchie case degli operai dell’ex Filanda Borbera. Se uno di loro si è reso conto del pericolo e ha provato a raggiungere una finestra per salvarsi, non lo si potrà mai sapere. Quando i vigili del fuoco sono entrati hanno trovato il cadavere di Luca Baroni riverso sul pavimento, la convivente nel letto coniugale e quello del figlio Mattia sul divano. Tutti i pigiama, tutti storditi o colti nel sonno. Stando a quanto riportato da La Stampa, la madre del ragazzo ha raggiunto l’abitazione, preoccupata dai mancati riscontri del figlio via telefono: nessun cenno di vita al suono del campanello. Così è partito l’allarme. Unico segno vitale: il televisore rimasto acceso e un gatto che, riuscito a scampare al pericolo mortale, è sopravvissuto insieme ai cani della coppia, che erano al piano terreno. La casa è stata posta sotto sequestro: verranno effettuate verifiche tecniche sulla caldaia. «Una tragedia che ha distrutto due famiglie», il commento del sindaco di Vignole Borbera, Giuseppe Teti. (agg. di Silvana Palazzo)



COME UCCIDE IL VELENO

Non è dunque la prima volta, soprattutto d’inverno, che il monossido di carbonio miete vittime. Una situazione particolare purtroppo legata alle peculiarità di un gas velenoso particolarmente insidioso, per il suo essere velenoso ma al tempo stesso inodore. Il monossido di carbonio viene sprigionato durante una combustione in difetto di aria, cioè quando i gas della combustione vengono sprigionati in ambienti chiusi, in cui è difficile respirare. Se ne trovano alte concentrazioni anche negli incendi boschivi. Per questo molte persone perdono la vita, quando la stufa inizia ad emettere gar in ambienti chiusi: il gas continua a sprigionarsi senza che nessuno se ne possa accorgere, e per questo la maggior parte dei decessi di questo tipo avviene nel sonno. Così come è accaduto alla famiglia di Alessandria, con Luca Baroni, il figlio Mattia Baroni e la moglie Mariangela Mele che hanno perso la vita senza accorgersene, con i vigili del fuoco allertati da parenti e amici che li cercavano senza ottenere risposta. (agg. di Fabio Belli)

AVVELENATI NEL SONNO?

Un malfunzionamento di una caldaia a metano che ha sprigionato esalazioni di monossido: questa la possibile causa della morte di tre persone a Vignole Borbera, in provincia di Alessandria. Una famiglia molto conosciuta in paese è stata sterminata da una intossicazione: Luca Baroni, 47 anni, si trovava in casa con il figlio Mattia, 19 anni, e la sua compagna, Mariangela Mele, 44 anni. La donna si era trasferita da poco in località Molino e lavorava come parrucchiera a Gavi. Come riportato da Repubblica, si è salvata la sorellina del ragazzo, visto che in quel momento non si trovava in casa. L’allarme è scattato alle 15 circa, quando la madre del ragazzo, Monica Bernardi, ha provato a contattare il figlio di lui preoccupata perché non aveva più notizie di lui dalla sera precedente. I vigili del fuoco hanno forzato la porta dell’appartamento per entrare. Il decesso però potrebbe risalire alla scorsa notte: come riportato da Alessandrianews, forse sono morti nel sonno, senza accorgersi di nulla, avvelenati respiro dopo respiro dal monossido di carbonio. Una parente ha infatti raccontato di aver mandato un messaggio intorno alle 10 del mattino senza ricevere risposta: «Poi ho provato a telefonare verso mezzogiorno e anche in questo caso nessuno ha risposto». Nell’appartamento è stato trovato un solo sopravvissuto: un gatto che avevano adottato e che ora è affidato alle cure di un veterinario. (agg. di Silvana Palazzo)

IL CASO DI TREVISO

Il caso della famiglia uccisa da monossido di carbonio ad Alessandria è l’ultimo di una serie molto preoccupante. Ai tre morti intossicati a Vignole Borbera si aggiungono, infatti, anche dieci persone finite all’ospedale a Treviso. Doveva essere un raduno di famiglia in occasione dell’Epifania, ma il pranzo domenicale tra parenti si è trasformato in una tragedia scampata davvero per poco. Qualcuno ha cominciato a sentirsi male: mal di testa, forte nausea e vomito. I classici sintomi da intossicazione da monossido di carbonio. Una decina di componenti della famiglia hanno raggiunto con mezzi propri l’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. Tre donne e due uomini sono stati invece prelevati dalle ambulanze inviate dal nosocomio trevigiano, dove sono stati sottoposti ad ossigenoterapia in camera iperbarica. I vigili del fuoco nel frattempo hanno constatato la presenza di monossido, che si sarebbe sprigionato da alcuni impianti di calore non a norma, simili a stufette. (agg. di Silvana Palazzo)

ALESSANDRIA, FAMIGLIA UCCISA DA MONOSSIDO DI CARBONIO

Famiglia uccisa da monossido di carbonio: tragico epilogo a Vignole Borbera, provincia di Alessandria, dove marito, moglie e figlio di venti anni sono deceduti. Come riporta Il Fatto Quotidiano, la causa dei decessi è legata ad una intossicazione da monossido di carbonio causata dal malfunzonamento di una caldaia a metano all’interno dell’abitazione in cui si trovava il nucleo familiare. Nel pomeriggio è stato il vicino di casa a dare l’allarme, ma bisogna ancora stabilire l’ora in cui si è verificato il tragico episodio: non è da escludere che il decesso delle tre persone risalga alla scorsa notte. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco ed i carabinieri: le salme delle tre persone, rispettivamente di 47, 44 e 20 anni, sono a disposizione dell’autorità giudiziaria, che nelle prossime ore autorizzerà l’autopsia dei corpi. Una vicenda che segue di qualche ora un altro caso simile, questa volta verificatosi a Udine: morte due persone, anche in questo caso a causa del monossido di carbonio.

MONOSSIDO DI CARBONIO, MORTE DUE PERSONE A UDINE

Ieri infatti sono stati scoperti a Dignano, provincia di Udine, i corpi senza vita di Giovanni Deganis (77 anni) e della moglie Lidiana Cargnello (70 anni). Secondo le prime ricostruzioni, fatale una stufa per l’ambiente a parabola, alimentata dalle bombole del gas: la cattiva combustione prodotta dall’impianto portatile ha fatto sprigionare monossido di carbonio. A fare la tragica scoperta la figlia Elsa, con l’intervento dei sanitari del 118 vano. Questo, ai microfoni del Messaggero Veneto, il commento dell’ispettore dei vigili del fuoco: “Siamo stati chiamati per un intervento: abbiamo purtroppo trovato due persone decedute e la causa si può ricondurre alla presenza di monossido di carbonio, rilevato in maniera strumentale e che è presente in tutti gli ambienti della casa. Le indagini sono ancora in corso con la collaborazione dei carabinieri, per ora ci riserviamo di approfondire la situazione e di capire in maniera più specifica le cause che hanno causato la prouzione di monossido di carbonio”.