È durissima e fervente l’intervista che Monsignor Luigi Negri, Arcivescovo emerito di Ferrara e Comacchio, ha rilasciato al direttore di “Libero” Pietro Senaldi. La crisi di oggi della Chiesa in tutte le sue forme, il problema dell’Islam e del rapporto con la società sempre più laica (anzi, laicista) che pretende di lasciare il cristianesimo ad un ruolo sempre più marginale perché “fastidioso per la sua denuncia di verità sopra tutto e tutti”. L’Arcivescovo lombardo difende Papa Francesco dalle strumentalizzazioni e nello stesso tempo prova ad indicare nella «mancanza di testimonianza col cuore» uno dei gravi problemi cui è soggetta la Chiesa Cattolica al giorno d’oggi. «Io non voglio fare dissenso, ma sono ben consapevole della gravità della situazione in cui versa la Chiesa odierna e ritengo che per uscire da questa situazione occorra una consapevolezza precisa di ciò che non va; per questo mi premuro di evidenziarlo». Secondo Mons. Negri in Occidente vi è un pensiero unico ormai dove l’uomo si sente sempre più l’unica misura di tutto, una società sempre più insensibile alla domanda religiosa: «Papa Francesco l’ha denunciato più volte all’inizio del suo pontificato ma purtroppo la Chiesa, nonostante li straordinari magisteri di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, ha imboccato una china che la sta portando ad arrendersi alla forza dilagante dell’anticristianesimo». Secondo l’arcivescovo emerito, la stessa Chiesa cede alla mentalità dominante e si accontenta di rifugiarsi in una sorta di riserve, già imposte in questi secoli a molte altre minoranze religiose e culturali. In questa denuncia, Papa Francesco – dice ancora Negri – sembra sempre più strumentalizzato dal pensiero dominante e la sua denuncia iniziale perde più forza: «Ormai c’e` una connivenza tra un certo cristianesimo e la societa` laicista, alla quale la Chiesa sembra ormai incapace di dire dei “no”, che sarebbero a mio avviso assolutamente necessari».



COME SI “INTERCETTA” IL LAICISMO?

Secondo il Monsignore, ciò che oggi rende difficile oggi la comunicazione della Chiesa per cercare di “placare” l’arrembaggio del laicismo dominante non è tanto una incoerenza morale, come magari avvenuto più volte in passato: «l’incoerenza che affligge oggi la Chiesa è di natura ideale, si tende a venire a patti con il secolarismo, per ritagliarsi un posticino e fare del cattolicesimo quasi un elemento di folklore, che non disturbi questa società ateistica». La soluzione prospettata da Negri non è di immediata “praticità”, ma resta l’unico vero compito che può ogni cristiano sperimentare nel mondo: «è necessario che investiamo il mondo di una proposta essenziale per tutti gli uomini di questo tempo. La fede non si comunica mediaticamente e quindi non è un problema di strutture o organizzazioni: la fede si comunica da cuore a cuore attraverso la testimonianza. È un evento di grazia, non una notizia da telegiornale». Il problema per l’Arcivescovo intervisto da Libero è che oggi troppo spesso molti “laici” si sperticano in elogi all’autorità della Chiesa e dei suoi vertici ma poi li trattano come prodotti del grande mercato universale e ognuno ne utilizza il pensiero secondo le proprie convenienze. «È la fede a dover giudicare il mondo e non viceversa, come invece avviene oggi. Il cattolicesimo ha una grande vocazione sociale, che ha la sua radice nell’eucarestia e la sua espressione in una comunità sociale nuova».



TRA ISLAM E IMMIGRAZIONE

Un cristianesimo in crisi, una Chiesa in crisi mentre il laicismo e l’Islam ne “approfittano”: secondo Negri infatti a differenza della fede cristiana che esalta la libertà dell’uomo e la sua irriducibilità, al punto da renderlo partner di Dio nella fede, l’Islam non tiene in considerazione la persona. «Il musulmano vale solo per il contesto sociale e politico nel quale vive. Non a caso l’islam si diffonde tra i deboli, che hanno bisogno dell’autorità per sentirsi protetti. Un altro aspetto preoccupante è la sua tendenza ad abbattere i valori della civiltà occidentale. Nell’islam le autorità religiose, che in molti casi fungono anche da autorità civili, amministrano la giustizia nei loro tribunali impartendo fatwe che prevedono anche la pena di morte. Il tutto senza che si veda con chiarezza la base di questa autorità sociale», denuncia ancora l’Arcivescovo emerito di Ferrara. Il passaggio all’immigrazione e ai tanti rischi dell’Islam nelle nostre società europee è quasi “immediato”: «L’integrazione deve essere ragionevole e non si possono aprire le porte, come fosse una festa, senza mettere in evidenza i costi economici umani e culturali dell’immigrazione, perché questo significa fare del qualunquismo ideologico. Sono cattolico e pertanto sono per l’accoglienza delle diversità ma essa non può essere senza misure perché altrimenti porta allo schiacciamento e all’eliminazione della nostra società». In questo senso, sebbene nell’intervista sembra quasi che si voglia “imboccare” una certa distanza netta tra Monsignor Negri e Papa Francesco, è lo stesso Arcivescovo emerito a voler chiarire subito una questione: «Il Papa ha la funzione importante e straordinariamente efficace di farci superare la paura del diverso e farci considerare l’apertura come dimensione necessaria della vita cristiana. Ritengo che, come ci ha insegnato in maniera efficace il grande Cardinale Biffi, competa alle istituzioni mettere le condizioni per impedire l’esilio della civiltà cristiana in casa propria».



PAPA FRANCESCO NON È COMUNISTA

Lo straordinario legame che intercorre tra Mons. Negri e Papa Benedetto XVI è ben nota ma questo non toglie la stima per il lavoro e la grande responsabilità che oggi ha il suo successore e Vescovo di Roma Jorge Mario Bergoglio. In questa crisi profonda della Chiesa, ad esempio, la presa di posizione di Francesco sul tema del Natale è stata illuminante secondo Negri: «È stata grandiosa la stretta di Papa Francesco in difesa del Natale dal suo snaturamento in nome di un falso rispetto di chi non è cristiano, come avviene negli asili e nelle scuole dove non si celebra più la Natività come una festa cattolica. C’è stato un andazzo, le scorse settimane, per cui sembrava che stessimo celebrando la festa del migrante anziché la nascita di Cristo». Ma perché allora, secondo Negri, si situa una certa distanza tra la Chiesa e la stessa strumentalizzazione del messaggio del Papa? «Se la cristianità è debole, non è in grado di capire le parole del Papa. Attualmente è diffuso un concetto distorto della solidarietà cattolica, che si preoccupa solo dei problemi sociali da affrontare subito con le soluzioni imposte dalla mentalità dominante, e non dalla nostra identità . Solo se si è forti della propria identità ci si può aprire al prossimo. La Chiesa deve riconvertirsi e riprendere coscienza della propria identità». In questo senso a chi attacca Papa Francesco e lo definisce un pontefice comunista, Negri controreplica nettamente spiegando come sia “solo” sudamericano, quindi diverso da noi europei, ma non per questo meno cattolico: «tendiamo a privilegiare una guida più sinodale e consensuale della Chiesa». Bergoglio è diverso ma non per questo appunto con meno valore: ultimo capitolo affrontato da Negri è quello della comunione ai divorziati, con il monsignore che afferma «Non può essere data automaticamente, senza una valutazione del singolo caso. Sono contrario alla confusione, per questo gradirei un chiarimento papale. Il cristianesimo non deve essere integralismo né in un senso né nell’altro. Papa Ratzinger ci esortava a creare laici vivi, attivi e intraprendenti».