La chiave per risolvere l’intricato giallo di Sofiya Melnyk, la bella ucraina 44enne scomparsa da Cornuda lo scorso 15 novembre e rinvenuta cadavere la vigilia di Natale, potrebbe trovarsi nelle immagini delle telecamere di videosorveglianza. E’ questo che sperano gli inquirenti i quali sono a caccia di elementi che possano fornire le risposte ancora mancanti nel caso che vede, oltre alla morte violenta della donna, anche quella per presunto suicidio del suo compagno storico, Pascal Albanese, con il quale conviveva da 16 anni, nonostante avesse altre relazioni parallele. Le telecamere in questione, spiega La Tribuna di Treviso, sono quelle che si trovano nel centro di Romano Alto, all’imbocco con la Statale Cadorna, la strada che porta a Cima Grappa. Queste potrebbero custodire l’ultima immagine di Sofiya ancora in vita, il giorno della sua scomparsa, insieme al suo assassino. Uno dei tanti tasselli che ancora manca nel caso che da ormai quasi due mesi tiene l’intera provincia di Treviso con il fiato sospeso è proprio la mancanza del responsabile dietro l’efferato delitto dell’ucraina, la quale potrebbe aver pagato con la sua stessa vita la decisione di voltare pagina ed iniziare un’altra relazione. Secondo chi indaga, dalle immagini dei video potrebbero emergere dettagli importanti sulla persona con la quale la 44enne si trovava in auto e che potrebbe corrispondere esattamente al suo killer. L’unico intoppo è rappresentato però dal fatto che solitamente le registrazioni delle immagini restano in memoria solo per un tempo limitato, ma al fine di non lasciare nulla di intentato, gli investigatori stanno tentando anche quest’ultima strada.
SOFIYA MELNYK, LE INDAGINI A 360 GRADI
Tra le ipotesi attualmente in piedi c’è quella secondo la quale l’auto con a bordo l’assassino e la sua vittima, viva o forse già morta e caricata nel bagagliaio, sia passata proprio per il centro di Romano Alto piuttosto che scendere dal Grappa. Se fosse realmente accaduto ciò, la telecamera potrebbe aver ripreso il presunto inquietante passaggio che potrebbe contemplare molte risposte. Nel frattempo le indagini si sono estese anche su altri versanti, a partire dai risultati di laboratorio. I Ris continuano nel loro lavoro di analisi sulle tracce di sangue trovate nell’auto della vittima, abbandonata sui colli attorno a Maser, nella villetta di Cornuda. Grande attenzione c’è poi attorno alle risposte che potrebbero giungere dal corpo senza vita di Sofiya Melnyk sebbene ad oggi abbia ancora “parlato” poco. Nei prossimi due mesi, l’anatomopatologo Alberto Furlanetto ed altri due professionisti dovranno chiarire come e quando la donna è morta. Le domande a tal proposito sono molteplici e tra queste c’è da chiarire l’inquietante quesito: Sofiya è stata brutalmente picchiata e poi gettata giù dal burrone ancora in vita? Il corpo rinvenuto in posizione fetale lascerebbe ipotizzare proprio questa terribile fine.