Anche il papa si era mosso per loro, tre suore e tre aspiranti, rapite in Nigeria lo scorso 13 novembre del 2017. Francesco aveva lanciato un appello e chiesto di pregare per loro all’Angelus del 17 dicembre. A dare l’annuncio della loro liberazione è stata Suor Agatha Osarekhoe, Superiora generale delle Suore del Cuore Eucaristico di Cristo: “Una aspirante è stata rilasciata sabato 6 gennaio e le altre domenica 7. Ora stanno bene e si trovano in ospedale per una visita”. Le loro condizioni sembra comunque che siano buone, nonostante il lungo periodo di detenzione. Il rapimento era accaduto quando alcuni uomini armati entrati nel villaggio di Iguoriakhi nel sud del paese, poco distante da Lagos, dunque non nella zona a nord dove si trovano i terroristi islamisti di Boko Haram, e le avevano costrette a seguirli.



Un rapimento a scopo riscatto, la stampa locale infatti aveva parlato della richiesta di 20 milioni di naria, la moneta locale, pari a circa 54mila dollari, ma la Superiora dell’ordine ha detto che non è stata pagata alcuna cifra:  “Non è stato pagato alcun riscatto. Sappiamo che la polizia ha fatto del suo meglio per prendere i colpevoli. Doveva fare il suo lavoro. La cosa più importante è che le nostre sorelle sono libere”. Anche il capo della polizia locale ha confermato che non è stato pagato riscatto: “Gli agenti di polizia hanno circondato i rapitori i quali non hanno avuto altra scelta che rilasciare le religiose”. Sebbene non si sia trattato di un episodio di terrorismo, il rapimento dimostra ancora una volta le difficili condizioni di vita dello stato africano in cui leggi e regole sono difficilmente osservate e il rischio in cui vivono i religiosi.

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