Tre poliziotti sono stati rinviati a giudizio per il presunto depistaggio nelle indagini sulla Strage di Via D’Amelio dove il 19 luglio 1992 perse la vita Paolo Borsellino e la sua scorta: il gip Gabriella Luparello ha rinviato a processo gli ispettori Fabrizio Mattei, Michele Ribaudo e il funzionario di Polizia Mario Bo, accusati tutti di concorso in calunnia, come “preannunciato” anche dalla sentenza del Borsellino Quater, dove i giudici scrissero «soggetti inseriti negli apparati dello Stato indussero Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni sulla strage che uccise il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e i poliziotti della scorta». Per l’accusa i tre poliziotti avrebbero agito con l’aggravante di avere agevolato Cosa nostra: il processo inizierà il 5 novembre davanti al Tribunale di Caltanissetta e la famiglia di Paolo Borsellino è sul piede di guerra, in particolar modo la figlia Fiammetta. In una intervista oggi a “Uno nessuno 100 Milan” su Radio24, la figlia del giudice assassinato dalla Mafia attacca il Ministro Salvini: «E’ assolutamente incredibile che il Viminale non sia parte civile nel processo contro i poliziotti accusati di aver depistato le indagini sulla strage di via d’Amelio, a Palermo, in cui mori’ Paolo Borsellino, nel luglio 1992».



”INCREDIBILE VIMINALE NON SIA PARTE CIVILE”

«Questi funzionari dello Stato non solo hanno anche fatto delle carriere, ma attualmente ricoprono comunque il loro posto di lavoro»: Fiammetta Borsellino si riferisce ovviamente a Bo, Mattei e Ribaudo ma lancia una nuova “stilettata” al Viminale, reo di non voler condurre una linea chiara su una delle pagine più indegne della recente storia repubblicana. «Il ministro Salvini non dovrebbe avere bisogno del mio appello per capire che si dovrebbero prendere delle posizioni chiare e precise anche nei confronti di dipendenti dello Stato, perché non ci possono essere dipendenti di serie A o di serie B. Io penso, e tutti noi lo sappiamo, che chiunque sbaglia in questo ordinamento è oggetto comunque di provvedimenti, anche di sospensione, e in questo caso secondo me sarebbe lecita una cosa del genere», conclude a Radio24 la figlia del giudice Antimafia. Giusto 3 giorni fa, dopo la notizia del rinvio a giudizio dei tre poliziotti, fu lei stessa a sostenere «Le tesi investigative proposte sono state accettate da schiere di magistrati, sia giudicanti che inquirenti. Questi ultimi, peraltro, avendo il coordinamento delle indagini, avrebbero dovuto coordinare e controllare il lavoro delle forze dell’ordine. Non si capisce come mai non si siano accorti di nulla».

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