«Avevo premeditato la strage da due anni, quando fui picchiato dal ragazzo. Mi sono procurato appositamente la pistola». Roberto Pappadà, il pluriomicida che nella notte di venerdì ha sparato e ucciso tre vicini di casa, ha ammesso la premeditazione, aggiungendo di non aver ucciso anche la donna – mamma e moglie di due delle tre vittime – solo perché «gli era sfuggita». E infatti Fernanda Quarta, la superstite, non è stata ferita in modo grave e infatti già tornata a casa. «Le sue ferite non erano importanti, è stata più ferita nell’animo. Ha perso un figlio e un marito», ha raccontato una cugina a Pomeriggio 5. «Il movente è assurdo, questo uomo ha distrutto due famiglie. Non ci sono giustificazioni per quello che ha fatto. È un pazzo. Le liti ci possono stare, ma non si può impugnare una pistola e sparare», ha aggiunto Domenica in collegamento con il programma di Barbara d’Urso. (agg. di Silvana Palazzo)



CONVALIDATO ARRESTO DI ROBERTO PAPPADÀ

È stato convalidato l’arresto di Roberto Pappadà, il 57enne che venerdì scorso ha ucciso a colpi di pistola tre suoi vicini di casa al culmine di una lite per il parcheggio dell’auto. L’uomo è accusato di triplice omicidio pluriaggravato dai futili motivi e dalla premeditazione e di porto illegale di arma da fuoco. La convalida del gip del Tribunale di Lecce, Carlo Cazzella, è stata decisa al termine dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto in carcere. Il gip si è riservato di decidere invece sulla misura cautelare da applicare, cioè se confermare la custodia cautelare in carcere – come richiesto dalla Procura – o se accogliere una misura meno afflittiva, come invece ha chiesto il difensore dell’arrestato. Pappadà al gip ha ribadito quanto aveva detto al pm Donatina Buffelli subito dopo l’arresto: ha spiegato che il progetto della strage è nato un anno fa quando sarebbe stato strattonato durante un litigio per strada.



LECCE, LITE PER IL PARCHEGGIO: UCCIDE 3 VICINI DI CASA

Una cugina delle vittime, come anticipato da Barbara d’Urso, sarà in collegamento con Pomeriggio 5 per raccontare quanto è successo. Nessuna spiegazione invece da Roberto Pappadà su come si sia procurato la pistola Smith & Wesson calibro 357 che ha usato per uccidere Franco e Andrea Marti, padre e figlio di 63 e 36 anni, e Maria Assunta Quarta, di 52 anni, zia di Andrea. Intanto, come riportato da Repubblica, si attende da parte del magistrato inquirente il conferimento dell’incarico al medico legale Roberto Vaglio per le autopsie. Dovrebbe arrivare domani. L’assassino non ha sciolto il mistero legato alla pistola e non si è neppure pentito. «So che ho sbagliato e pagherò per quello che ho fatto», ha ribadito spiegando che quel massacro andava «semplicemente fatto». Come riportato da LeccePrima, si è solo sincerato delle condizioni della sorella disabile, di cui si occuperà uno dei suoi fratelli.

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