A quasi 17 anni di distanza da quell’efferato crimine che ancora non ha dei colpevoli, le nuove analisi tecnico-scientifiche del RIS a proposito della morte di Serena Mollicone potrebbe portare finalmente a una svolta e nell’odierna puntata di La Vita in Diretta, su Rai 1, a parlare sono Guglielmo Mollicone, papà della vittima, e Maria Tuzzi, figlia del Carabiniere morto nel 2008 in un caso collegato alla morte di Serena e che, come è emerso, non si è affatto suicidato ma è morto proprio perché sapeva troppo. Il signor Mollicone, in diretta da Arce, ha commentato la nuova autopsia, secondo cui la figlia potrebbe proprio essere stata uccisa in uno degli alloggi della locale stazione dei Carabinieri, prima che il suo cadavere venisse occultato, accuse che gravano su un maresciallo e sulla sua famiglia, con un altro appuntato invece indagato per favoreggiamento. Il padre di Serena ha ricordato un altro dettaglio, relativo alla donna delle pulizie della Caserma che nei momento in cui la ragazzina veniva uccisa aveva sentito un tonfo secco negli appartamenti ed era andata a citofonare, ma senza ricevere risposta: in quella circostanza la moglie del maresciallo aveva spiegato di nona ver udito il citofono, cosa a cui il signor Mollicone non crede anche perché sono state trovate delle anomalie nel registro degli ingressi in Caserma. “Ho sempre avuto la certezza che Serena fosse morta lì e qualche giorno mi aveva detto, in riferimento al maresciallo Mottola, ‘Papà, ma cosa vuole quello da me?’”: secondo il padre, la ragazza aveva scoperto un giro di droga e di morti per overdose. “Lei viveva di ideali ed è morta per quello, ma ora siamo vicini alla verità, ci sarà da combattere una guerra di periti ma chiedo che il gip abbia il coraggio di arrestare i responsabili perché hanno fatto male a Serena e gettato fango sul paese” conclude l’uomo che attende ora di sapere se ci saranno dei rinvii a giudizio e quali saranno gli eventuali capi di imputazione. (agg. di R. G. Flore)



FIGLIA CARABINIERE UCCISO, “GIUSTIZIA ANCHE PER PAPA'”

Dopo la possibile svolta nel “cold case” di Arce, oggi a La Vita in Diretta si torna a parlare del caso di Serena Mollicone – uccisa 17 anni fa nella provincia di Frosinone, ritrovata due giorni la scomparsa in un boschetto di Anitrella, con un sacchetto di plastica in testa, e le mani e i piedi legati. Si proverà ad indagare ancora su tutte le novità emerse dopo la fondamentale e clamorosa perizia dei Ris (qui tutti i dettagli nel nostro recente focus), specie su quella inquietante “ricostruzione” che pone il delitto Mollicone a tratti molto simili al caso di Stefano Cucchi. Serena sarebbe stata uccisa all’interno della caserma dei carabinieri del comune in provincia di Frosinone: i Ris negli scorsi giorni, confermando il principale sospetto dei magistrati di Cassino, hanno concluso la dettagliata analisi sui frammenti di legno recuperati dal nastro adesivo con cui erano stati bloccati mani e piedi della diciottenne. La perizia parla chiaramente: «Serena fu colpita con calci, pugni, fu strattonata e sbattuta con la testa contro la porta dell’alloggio della caserma, porta alla quale, come confermato dai Ris, appartengono i frammenti rinvenuti nel corso dell’autopsia».



LA FIGLIA DEL CARABINIERE SUICIDA: “GIUSTIZIA ANCHE PER PAPÀ”

A parlare dopo la clamorosa perizia è stata anche la figlia di Sandrino Tuzi, il carabiniere morto suicida alla vigilia del confronto in procura dove avrebbe dovuto testimoniare su quanto affermato in sede di indagini: fu proprio il brigadiere a riferire di aver notato la studentessa di Arce entrare in caserma nel giorno della sua scomparsa ma di non averla vista uscire. Poi però la morte per suicidio che la figlia Maria Tuzi non ha mai accettato fino in fondo. «Giustizia anche per mio padre», parla dopo la perizia del Ris, aggiungendo «Spero che finalmente Serena abbia giustizia. E spero che questo accada anche per noi. Sta venendo fuori tutto quello che abbiamo già detto tanti anni fa: ciò dimostra che non siamo mai stati visionari» ha detto Maria ai colleghi della cronaca locale CiociariaOggi. I riscontri scientifici confermerebbero le tesi della famiglia Tuzia, con la figlia che rilancia «Gli inquirenti stanno lavorando in modo eccellente, riuscendo dopo tutti questi anni a incastrare i vari tasselli che portano  alla verità. La procura ha ritenuto mio padre un testimone, tanto che lui si mise a disposizione per poter raccontare ciò che aveva intuito. Ma non gli venne data questa possibilità: è stato ucciso prima. Non abbiamo creduto neppure per un momento al suicidio».

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