Rifiuta una trasfusione necessaria a causa dei bassi livelli di emoglobina per motivi religiosi e per questo chiede di essere curato con strategie alternative. La richiesta di un uomo di 63 anni di Aprilia, a dispetto di quanto si possa immaginare, è stata prontamente soddisfatta dallo staff medico di Santa Maria Goretti di Latina. L’episodio, raccontato solo oggi dal quotidiano Il Mattino, risale allo scorso giugno ma i testimoni di Geova di cui anche il paziente fa parte, hanno deciso di divulgare la notizia solo dopo le dimissioni dell’uomo dall’ospedale dove è stato fatto di più, poichè è stato eseguito sul 63enne appartenente alla loro religione un intervento chirurgico senza sangue. Secondo quanto riferito, l’uomo era giunto al pronto soccorso con forti dolori all’addome e una grave anemia. Da qui la decisione di procedere al ricovero immediato e ad una trasfusione per via dei livelli bassi di emoglobina. Al rifiuto dell’uomo però, la soluzione non è mancata e così l’ematologo Francesco Equitani, primario del trasfusionale, ha fatto somministrare una massiccia dose di eritropoietina e ferro. Nonostante questo, dalla Tac è emersa la necessità di un intervento al colon.



TESTIMONE DI GEOVA, ALTERNATIVA ALL’EMOTRASFUSIONE

Si è trattato di un’operazione chirurgica molto delicata poichè i valori di emoglobina continuavano ad essere molto vicini al 4. Nonostante questo, il 63enne è stato portato in sala operatoria sebbene le linee guida indicassero in 8 il valore minimo di emoglobina. Il risultato è stato tuttavia eccellente. L’ematologo Francesco Equitani ha commentato sul quotidiano Il Mattino: “Per pregiudizio o trascuratezza, ancora oggi pur in realtà assistenziali evolute e qualificate appare eccessivo il rischio di considerare l’emotrasfusione come l’unica chance terapeutica per pazienti affetti da anemia acuta. Ci sono alternative significative, efficaci, maneggevoli ed economicamente sostenibili”. Soddisfazione da parte dei Testimoni di Geova che hanno sottolineato l’eccellenza nell’operato dei medici che si sono distinti per aver rispettato la volontà del paziente “in armonia con l’articolo 32 della Costituzione e con la recente legge 219/2017 sul biotestamento”.

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