“Mamma, tu sei mia madre, sei la Stella del Mare, e qui siamo solo io e te. Fa un miracolo, e vieni qui a trovarmi”. Sono le poche e uniche parole che Josepha, la donna salvata dopo essere rimasta almeno 48 ore in mare lo scorso 16 luglio attaccata a un pezzo di legno dopo che si era rovesciato il barcone che trasportava lei e altri migranti, quasi tutti morti. Accanto a lei, stesa su un altro pezzo di legno, un’altra donna, morta, così come il suo bambino. Abbastanza per lasciarsi andare, e soprattutto miracolosa la forza fisica che le ha permesso di rimanere viva, salvata da una di quelle Ong a cui il nostro governo ha chiuso i porti. Infine la barca di Open Arms poté attraccare in Spagna, grazie al governo spagnolo che aprì i porti. Come scrive oggi Avvenire, la donna, rimasta cento giorni senza camminare e che solo ora sta recuperando le forze e uscendo dallo stato di shock in cui era precipitata, subì una ondata di insulti rivoltanti da centinaia di italiani. Qualcuno infatti pensò di fare un fotomontaggio in cui le dita delle mani della donna era dipinte. Scrive Avvenire: “Calunniata: “La naufraga con lo smalto”. Dileggiata: “Un’attrice, perché lo smalto è intatto dopo 48 ore in acqua”. Schernita: “Scappa dalla guerra ma si è pitturata le unghie”. Oltraggiata: “Le mani non hanno l’aspetto spugnoso tipico di chi resta in acqua per ore”. Offesa: “Non c’è stato alcun naufragio”.
LA STORIA DI JOSEPHA
Un razzismo rivoltante, quello di tanti italiani. E’ vero che la donna aveva le unghie dipinte: era stato un gesto di tenerezza da parte delle volontarie spagnole della Ong una volta portata in salvo. La donna invece era rimasta attaccata solo alla Madonna, che non aveva mai smesso di pregare come ha raccontato lei adesso, la prima volta dal quel 16 luglio in cui è riuscita a raccontare la sua storia ad Avvenire. Josepha era fuggita dal Camerun perché, non riuscendo ad avere figli, il marito e i familiari l’avevano minacciata di morte. Poi la prigionia in Libia, infine un barcone che si è rovesciato. “A Gesù ho detto: “Padre, tu sei mio padre. Io so che tu sei qui e che per te niente è impossibile. Non lasciarmi qui. Io non ho paura” diceva immersa nell’acqua gelida del mare. Ho cominciato a cantare, aggiunge. A salvarla un angelo nella forma del campione spagnolo dell’Nba Usa, Marc Gasol, che la tirò fuori dal mare. Un grande uomo, il cestista: «Da padre, pensando ai miei due figli, ho deciso che dovevo fare qualcosa». Fu un incontro di angeli quel giorno in mare, poi la certezza: quel giorno era la Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, la protettrice della gente di mare. E si alza una domanda: quando i politici dicono, accoglieremo solo chi se lo merita, cosa intendono esattamente? Josepha avrebbe meritato l’accoglienza o i porti per gente come lei devono rimanere chiusi?