«Violenza sadica e ripetuta», così i giudici della Corte d’Appello di Roma hanno descritto il brutale omicidio di Luca Varani nelle motivazioni della sentenza con cui è stata confermata la condanna a 30 anni di Manuel Foffo. L’azione non è stata rapida ed è stata portata avanti nella consapevolezza che il ragazzo di 23 anni era ancora in vita al momento delle coltellate e «di quanto dolore stessero infliggendo» al suo corpo. Varani fu ucciso il 4 marzo 2015 al termine di un festino a base di alcol, sesso e cocaina da Foffo e dal suo complice, Marco Prato, morto suicida nel carcere di Velletri. I giudici di secondo grado hanno deciso di confermare l’aggravante della crudeltà e dei futili e abietti motivi. Nelle motivazioni viene ripercorso l’intero omicidio: dalla volontà dei due giovani di fare male a qualcuno al piano criminale, passando per la ricerca di amici e conoscenti, e infine il coinvolgimento di Luca. Eppure la decisione della Corte d’Appello di Roma sulla mattanza nell’attico dell’imputato pare scontentare tutti. All’accusa non è stata riconosciuta l’aggravante della premeditazione, alla difesa invece è stato ricordato che l’imputato «ha reso confessione non a seguito di ravvedimento, ma di un preciso calcolo di fronte alle inequivocabili prove».



OMICIDIO VARANI: “FOFFO ERA CAPACE DI INTENDERE E VOLERE”

La Corte d’Appello si è soffermata anche sui risultati della perizia psichiatrica secondo cui Manuel Foffo era capace di intendere e di volere al momento del brutale omicidio. Quindi sono stati esclusi «profili di non punibilità». Il tribunale capitolino ha smontato quindi la tesi difensiva che voleva Foffo vittima della personalità dominante dell’ex pr dei vip. «La differenza tra la personalità predominante di Prato e quella succube di Foffo se può avere un senso dal punto di vista psichiatrico non incide però sulla condotta omicida, attribuibile sul piano materiale, come si è più volte ripetuto in egual misura ad entrambi i responsabili», hanno spiegato i giudici, come riportato da La Stampa. Nelle pagine delle motivazioni è stata ricostruita anche la dinamica del “massacro del Collatino”. I due assassini hanno invitato Luca Varani nell’appartamento di Manuel Foffo e dopo averlo spogliato, per avere un rapporto sessuale, lo hanno costretto a bere l’Alcover, un farmaco che a quelle dosi avrebbe stordito anche un cavallo. Quindi è cominciato il lungo martirio del giovane. Prima hanno provato a soffocarlo con una corda di nylon e poi lo hanno colpito per ben 107 volte tra pugnalate e martellate. Le coltellate servivano per infierire dolore alla vittima, le martellate per ucciderlo. Le immagini della vittima fanno rabbrividire: il cranio scalfito dai colpi, la bocca lacerata e il corpo bucato dalle pugnalate.

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