No Tav, scontri in Val di Susa nel 2015: 16 condanne e due assoluzione al processo di primo grado. La vicenda risale al 28 giugno di tre anni fa: nel corso della marcia dei No Tav, vennero a contatto gli attivisti e le forze dell’ordine. Diciotto in totale i manifestanti accusati di resistenza aggravata, lesioni, lancio di artifizi pirotecnici e materiale esplodente. Come riportato da Rai News, la sentenza prevede condanne che vanno dai quattro mesi di reclusione a tre anni e dieci mesi. Tra le persone condannate anche Nicoletta Dosio, definita la pasionaria del Movimento contro il Treno ad Alta Velocità: un anno e otto mesi di reclusione. Emanuele D’Amico, uno dei difensori degli attivisti, ha commentato: “Le richieste del pm sono state praticamente dimezzate ma rispetto all’entità dei fatti rimangono alte. Sicuramente faremo ricorso”.



“GENDARMI DIFENDONO INDIFENDIBILE”

Oggi si è anche tenuta a Torino una conferenza stampa degli attivisti No Tav: in Piazza Castello è scattata la denuncia sul trattamento riservato ai manifestati, con venti fogli di via e oltre cento denunce in procura. “E’ un attacco preciso contro di noi del Movimento No Tav da parte della questura e della prefettura di Torino”. Gli attivisti sottolineano che “le responsabilità penali per ciò che facciamo o non facciamo dovrebbero essere individuali: tutti questi provvedimenti a pioggia senza accuse specifiche evidenziano che siamo bersagliati per quello che siamo, per il fatto di essere No Tav”. “L’ultimo atto emblematico è stata la revoca della patente a un simpatizzante per indegnità morale” aggiungono dalla conferenza stampa di Torino, mettendo nel mirino i gendarmi che “difendono l’indifendibile: il cantiere di un’opera inutile e dannosa”. E concludono: “Colpendo i No Tav si guadagna visibilità e si fa carriera”.

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