Ai più non dirà molto, ma che il capo universale della Chiesa Ortodossa – il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo – annunci pubblicamente il riconoscimento dell’autonomia della Chiesa Ortodossa d’Ucraina da quella di Mosca rappresenta uno “choc” sicuramente religioso ma dal forte valore politico-diplomatico. Si sono conclusi ieri nella sede del patriarcato di Costantinopoli i lavori del sinodo, presieduto proprio dal Patriarca ecumenico Bartolomeo, per esaminare la questione della concessione dell’autocefalia alla Chiesa ucraina. Lo richiese Kiev lo scorso aprile, inserito nel programma elettorale del presidente ucraino Petro Poroshenko: vuole in sostanza rappresentare un “pari ruolo” di quello che è Vladimir Putin per la Chiesa russa, ovvero fortemente “influenzata” dalle scelte e orientamenti dati dal Cremlino. Fino ad oggi la dipendenza diretta della Chiesa di Kiev dal Patriarca Kirill – come sancito dalla lettera sinodale dell’anno 1686 («con la quale si concedeva al patriarca di Mosca, per motivi congiunturali e secondo l’economia ecclesiale, la facoltà di ordinare il metropolita di Kiev», spiega Vatican Insider) – aveva provocato non poche perplessità su certi comportamenti di Mosca in forma di “pressioni” anche sul campo religioso.



CHIESA ORTODOSSA, IL NUOVO “SCISMA” D’ORIENTE

Con l’autocefalia da oggi riconosciuta dal Patriarca più importante (primo fra pari tra tutti i patriarchi), è come se si fosse di fronte ad un ennesimo, assai importante, scisma nella Chiesa Ortodossa d’Oriente. Nello stesso sinodo si è cercato perché di evitare conseguenze drammatiche, come purtroppo già visto in passato nel rapporto-scontro tra le diverse Chiese ortodosse: appelli di Bartolomeo per evitare di occupare chiese, monasteri finanche ad atti di violenze, «facendo invece prevalere lo spirito di carità e di pace nel nome Gesù Cristo». Secondo il comunicato post-sinodale, «il patriarcato ecumenico di Costantinopoli, ha avviato le procedure per la concessione di quella che risulta l’ultima, in ordine del tempo, autocefalia nel pianeta ortodosso, consuetudine quest’ultima applicata a tutte le Chiese ortodosse, nate dopo il primo millennio». La primissima reazione della Chiesa di Russia con il Patriarca Kirill non è delle più incoraggianti, dato che è stato annunciato di voler interrompere “ogni relazione con il Patriarcato di Costantinopoli”, a conferma della mai terminata tensione in corso tra due Paesi ancora in guerra a livello politico e militare. Di contro, a non aiutare la serena fase di transizione, ci ha pensato il Premier Poroshenko annunciando «Si tratta della fine dell’illusione imperialista e delle fantasie scioviniste” di Mosca».

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