Si è chiuso definitivamente il processo relativo alla morte della 13enne Yara Gambirasio (clicca qui per le ultime notizie di oggi, 13 ottobre, sul caso). La Cassazione ha confermato la massima pena per Massimo Bossetti, l’ergastolo. Il 44enne di Mapello, dopo tre gradi di giudizio, viene ritenuto colpevole nonché unico responsabile dell’atroce morte della ragazzina, malmenata e poi lasciata morire da sola, al freddo e al gelo, nella campagne di Brembate Sopra. E il paese nella bergamasca tira finalmente un sospiro di sollievo dopo anni. Nessuno ha esultato, anche perché c’è ben poco da festeggiare, ma i brembatesi di sopra, che hanno sempre preferito rimanere lontano dalle telecamere, ora tirano un sospiro di sollievo per la chiusura di questa tristissima pagina: «Siamo stati bistrattati per la nostra omertà – ha detto l’ex sindaco ai microfoni de Il Messaggero – quando invece era rispetto delle persone e della famiglia». Una vicenda che ha sconvolto l’Italia intera, ma soprattutto Brembate Sopra, un paese dove non era mai accaduto nulla di grave prima d’ora, e mai nessuno avrebbe potuto immaginare tale atroce delitto, tra l’altro commesso da una persona del posto, un muratore, il lavoro più diffuso da quelle parti, che abitava a Mapello, a soli 3 km di distanza. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



LA REAZIONE DEGLI ALTRI DETENUTI

La notizia della conferma dell’ergastolo per Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio della giovanissima Yara Gambirasio, è arrivata immediatamente alle orecchie degli altri detenuti del carcere di via Gleno, a Bergamo, dove Bossetti è attualmente detenuto. E si sono levate urla di protesta (udite distintamente e documentate dalla trasmissione di Rete 4 ‘Quarto Grado’ che stava seguendo in diretta gli sviluppi sulla sentenza) riguardo la decisione della Cassazione, con la sentenza definita una “vergogna per la Giustizia”, più altre frasi urlate dai detenuti. Una scena preoccupante, che ha spinto anche la trasmissione a fare polemica sull’opportunità di veicolare o meno determinate situazioni e immagini, con l’inviato Remo Croci che si è scontrato verbalmente con il giornalista Carmelo Abate, che in studio aveva detto di spegnere le telecamere di fronte a determinate reazioni. Nei prossimi giorni Bossetti potrebbe essere trasferito dal carcere bergamasco, per scontare la sentenza ormai definitiva all’ergastolo presso un altro istituto penitenziario. (agg. di Fabio Belli)



IL COMMENTO DELL’AVVOCATO SILVAGNI

Il commento dell’avvocato Silvagni, legale di Massimo Bossetti, alla sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna all’ergastolo del suo assistito per l’omicidio di Yara Gambirasio: “Io rimango convinto dell’innocenza di Massimo Bossetti. Siamo passati dalle 16 ore della camera di consiglio di Brescia dove hanno abbondantemente guardato il video della presunta fuga alle 3 ore della corte di Cassazione che pure doveva esaminare 14 ricorsi. Questa è la giustizia italiana, non aggiunto altro. Ringrazio il pool di professionisti che ha collaborato con noi, un pool che ha collaborato con spirito di giustizia, persone eccezionali che sono entrati in punta di piedi perché volevano capire il caso e sono rimasti con convinzione. Piuttosto lo Stato italiano spende milioni per pagare risarcimenti per le ingiuste detenzioni e questo sarà un altro caso in cui bisognerà pagare. Bisogna prendere atto che c’è un elemento del DNA che non torna ed ha lo stesso valore del nucleare: non è stata data spiegazione scientifica, spiegando che solo il nucleare interessava e non il risultato del mitocondriale. Leggeremo le motivazioni e magari la risposta la troveremo, ma non avrebbe spostato l’ago della bilancia qualche mese in più di lavoro e la spesa di qualche migliaio di euro in più. Questo avrebbe permesso di far emergere la verità giudiziaria, che non sappiamo quale sarebbe stata, ma siamo sicuri che sarebbe emerso con un esame genetico accurato: così siamo tornati indietro di 30 anni. Penso che processualmente abbiamo fatto le scelte più giuste che si potessero fare, ora valuteremo se ricorrere alla corte europea.” (agg. di Fabio Belli)



CONDANNA ALL’ERGASTOLO CONFERMATA

E’ stata confermata la condanna all’ergastolo di Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio. La corte di Cassazione ha infatti dichiarato inammissibili i ricorsi della difesa con la conferma della sentenza della sentenza di secondo grado della corte di Brescia, che stabilisce dunque definitivamente che sia Massimo Bossetti l’omicida di Yara Gambirasio, condannandolo dunque all’ergastolo e confermando l’impianto accusatorio portato avanti dalla Procura sin dalle indagini preliminari. Bossetti non resterà nel carcere di via Gleno ma di un altro istituto penitenziario dove scontare quella che di fatto è il “fine pena mai” stabilito dalla Cassazione. Bossetti ha appreso dalla televisione la sentenza che ha confermato quanto già stabilito in primo e secondo grado: tutte le richieste degli avvocati della difesa sono stati bocciate, compresa la richiesta di una nuova perizia che è stata dunque ritenuta inutile, con le prove già in possesso ritenute sufficienti per la conferma della condanna. (agg. di Fabio Belli)

SENTENZA IMMINENTE

Secondo le ultime indiscrezioni, emerse anche attraverso la diretta televisiva del programma di Rete 4, ‘Quarto Grado’, dovrebbe arrivare intorno alle 22.30 la sentenza della Corte di Cassazione nel processo per l’omicidio di Yara Gambirasio. L’avvocato Salvagni sembra voler però proseguire nella battaglia per cercare di dimostrare l’innocenza di Massimo Bossetti: “Crediamo che verrà riaffermato il diritto. Tutti dovrebbero convergere per il fare chiarezza laddove di chiarezza se ne se può fare. Siamo pronti anche ai ricorsi alle Corti sovrannazionali“. Gli scenari possibili sono la conferma della sentenza, l’annullamento della sentenza che di fatto rimetterebbe in libertà Massimo Bossetti e quindi l’annullamento con rinvio, che prevederebbe di tornare all’appello ricelebrando una parte del processo, alla stregua di quanto accaduto col caso-Stasi. Ancora pochi minuti e si deciderà dunque il destino di Bossetti con la decisione della Corte di Cassazione che sarà dunque presto comunicata. (agg. di FB)

GIUDICI IN CAMERA DI CONSIGLIO

Sono riuniti in camera di consiglio i giudici della prima sezione della Corte di Cassazione nel processo per l’omicidio di Yara Gambirasio che vede Massimo Bossetti unico imputato. La sentenza è attesa in serata. Per il procuratore generale Mariella De Masellis non c’è un «ragionevole dubbio» sull’innocenza del carpentiere di Mapello. Quindi ha chiesto la conferma dell’ergastolo. Nella sua requisitoria ha precisato che questa vicenda «non è conferente il caso Knox, vicenda ben diversa». Inoltre, ha citato la moglie di Bossetti, Marita Comi, ricordando che aveva riferito di non ricordare l’accaduto di quella sera del 26 novembre 2010 quando Yara Gambirasio scomparve a Brembate di Sopra: «La scomparsa di questa ragazza è stata un evento che ha colpito l’intera comunità. Tutti si sono preoccupati della sua sorte. Tutti ci ricordiamo cosa stessimo facendo l’11 settembre 2001 durante il crollo delle Torri Gemelle. Il non ricordare, di fronte ad un evento di questo tipo, non è possibile». (agg. di Silvana Palazzo)

BOSSETTI ATTENDE IL VERDETTO…

La Procura non avrebbe più dubbi sulla colpevolezza di Massimo Bossetti, al punto da aver chiesto alla Cassazione la nuova condanna all’ergastolo. Sono momenti di grande attesa, questi, per la difesa dell’imputato e per la famiglia di Yara Gambirasio che potrebbe finalmente vedere la parola fine attorno alla triste e dolorosa vicenda. Non per Bossetti però, che fino all’ultimo, tramite i suoi avvocati ha ribadito le sue richieste ad oggi sempre inascoltate: “Fatemi fare una volta una perizia sul Dna e scoprirete che io non c’entro”, avrebbe chiesto tramite la sua difesa ai giudici della Cassazione, confidando nel loro coraggio. Il muratore di Mapello attende il verdetto dal carcere di Bergamo ed al suo legale avrebbe rivelato di sentirsi “fiducioso, anche se molto timoroso”. Nella sua requisitoria, il pg oltre alla richiesta di ergastolo avrebbe anche sottolineato che “è fantascienza che il Ris abbia creato un Dna artificiale servendosi di ‘marcatori scaduti'”, ed ancora che “gli esperti hanno convenuto sulla assoluta corrispondenza tra ‘Ignoto 1’ e l’imputato”. Fuori dal tribunale, non mancano i cartelli pro Bossetti da parte di chi sostiene l’innocenza dell’uomo. (Agg. di EL)

ALLA MOGLIE “MAI CHIESTO ASSOLUZIONE…”

In attesa della sentenza in Cassazione per Massimo Bossetti, l’ultimo atto con diversi risvolti in serbo, la trasmissione Pomeriggio 5 ha trasmesso in esclusiva (ma sarà riproposta questa sera anche da Quarto Grado) una telefonata tra l’imputato e la moglie Marita Comi, a pochi giorni dall’importante giornata. “Vado avanti, combatto. Puoi immaginare quale sia il mio stato d’animo in attesa della Cassazione”, ha spiegato l’uomo replicando alla moglie che gli chiede di farsi forza. “Stai tranquilla, non preoccuparti”, la tranquillizza lui, “sai che lotto e combatto per tutto”. La sua speranza “è che ora qualcosa di positivo possa cambiare”. Nel corso della telefonata Bossetti si è detto pronto a resistere ma soprattutto speranzoso che qualcosa possa finalmente accadere “perchè sono stanco di continuare a subire tutto ingiustamente ed essere visto per quello che non sono. Stanco, stanco di sto posto qua, stanco di tutto. Infine non ho mai chiesto un’assoluzione”, ha aggiunto il muratore di Mapello chiedendo l’approvazione della moglie. “Semplicemente ricontinuo a chiedere di poter ripetere un dato scientifico che fugherebbe ogni dubbio”, dice ancora. Poi, parlando alla moglie che chiama “Mari”, rivela la sua più grande speranza: “Spero sinceramente che questi giudici sta volta non si oppongano come hanno fatto gli altri, che siano più corretti, scrupolosi, ma soprattutto coraggiosi da valutare tutto senza lasciare nulla di intentato. E che mi diano” – conclude – “una volta per tutte quello che chiedo da anni”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

PG CHIEDE SIA IMPUTATO PER CALUNNIA

C’è grande attesa per l’arrivo della sentenza in Cassazione per Massimo Bossetti, condannato due volte all’ergastolo per il delitto di Yara Gambirasio. Stasera – o più tardi sabato mattina – dovrebbe arrivare il verdetto della Suprema Corte che potrebbe confermare la condanna al carcere a vita o contemplare un incredibile (quanto improbabile) colpo di scena. Intanto, come spiega Libero Quotidiano, nella sua requisitoria con la quale è stato chiesto alla Corte la conferma della condanna all’ergastolo, il pg Mariella De Masellis ha chiesto anche che Bossetti sia chiamato a “rispondere di calunnia per aver detto che qualcuno ha contaminato” (i rilievi del suo Dna, ndr). L’imputato, ancora una volta continua a definirsi innocente ed a chiedere una nuova perizia sul Dna, considerato da tempo la prova regina che lo avrebbe incastrato definitivamente. Alla Corte di Cassazione il compito di decidere se confermare la sentenza, annullare la condanna senza rinvio oppure accogliere le eccezioni sollevate dalla difesa e riaprire un nuovo processo. (Agg. di EL)

IL PG “NON HA AVUTO PIETÀ, ERGASTOLO”

Chiesto nuovamente l’ergastolo per il muratore di Mapello, Massimo Bossetti, unico imputato per la morte della giovane Yara Gambirasio. E’ in corso a Roma l’ultimo atto del processo, l’udienza in Cassazione che stabilirà definitivamente se Bossetti è colpevole o meno, ed in caso di esito negativo, quale pena subirà lo stesso. Poco fa, come riportato dal quotidiano Repubblica, ha parlato il sostituto pg, Mariella De Masellis, che nella sua requisitoria ha ribadito la colpevolezza senza alcun “ragionevole dubbio” di Bossetti, che “non ha avuto un moto di pietà e ha lasciato morire Yara da sola in quel campo”. Chiesta la conferma dell’ergastolo per l’omicidio della giovane ragazzina. De Masellis ha inoltre aggiunto che “Per me Massimo Bossetti deve rispondere di calunnia”, invitando il collegio ad accogliere il ricorso della procura di Brescia nei confronti del muratore, accusato di calunnia verso un collega, indicato dallo stesso come il presunto assassino di Yara: “Ha fornito indicazioni specifiche – ha aggiunto – su un individuo con cui lavorava“.(aggiornamento di Davide Giancristofaro)

ATTESA LA SENTENZA

L’aula della prima sezione della Corte di Cassazione dove si tiene il processo a Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio è gremita. L’attesa è per la sentenza della Suprema Corte. Non sono invece presenti i familiari di Massimo Bossetti e nemmeno la famiglia Gambirasio. La sessione è cominciata dopo le 10, con qualche minuto di ritardo sul previsto. Il caso Bossetti, come riportato dal Corriere della Sera, è l’ultimo a ruolo, ma alcuni di quelli precedenti si prevede che non verranno discussi, per cui entro il pomeriggio si potrebbe arrivare alla discussione processuale sul carpentiere imputato. La sentenza dunque è prevista per la tarda serata di oggi. «Se oggi Massimo Bossetti dovesse essere definitivamente condannato all’ergastolo ci troveremmo dinanzi a uno dei più grandi errori giudiziari del nostro Paese», ha dichiarato l’avvocato Claudio Salvagni al Dubbio prima di recarsi in Cassazione. Tre sono le strade: conferma dell’ergastolo, annullamento dell’appello con rinvio per concedere una nuova perizia sul Dna, ed è su questo che punta la difesa, e assoluzione. Come è noto la Cassazione sarà chiamata a pronunciarsi con un giudizio di metodo e non di merito. Il nodo fondamentale su cui gli ermellini dovranno pronunciarsi è se le due sentenze finora emesse rispettino i principi del nostro ordinamento giuridico e se sono logiche. (agg. di Silvana Palazzo)

LA DICHIARAZIONE DEL MURATORE

Mancano poche ore al verdetto su Massimo Bossetti in Cassazione per l’omicidio di Yara Gambirasio. Intervenuto a Storie Italiane, Ezio Denti ha commentato: “Abbiamo smantellato tutto, l’esempio della Cassazione nel caso Meredith è eccellente anche per noi: abbiamo intravisto delle incongruenze. Ritengo che tutti gli elementi portati sono essenziali, devono essere rivalutati con la massima onestà, siamo certi che i giudici lo faranno. Devono decidere se le condizioni di queste indagini sono state corrette”. Presente in studio anche Giangavino Sulas, che ha aggiunto: “Ci vuole una sentenza di rinvio, motivata per almeno due cose: Dna e reperti. Rileggendomi la storia di questa tragedia ho scoperto tante cose, ne dico solo una: Yara aveva 9 ferite da taglio sul suo corpo, tutte non mortali. Il medico legale ha trovato in tutte e 9 le ferite dei filamenti di tessuto giallo, non appartenenti agli indumenti di Yara. Questa ragazza fu spogliata e rivestita, la storia cambia totalmente”. (Agg. di MB)

LA DICHIARAZIONE DEL MURATORE

Sfogo di Massimo Bossetti a poche ore dalla sentenza che deciderà il resto della sua vita: conferma dell’ergastolo senza più possibilità di appellarsi, oppure un nuovo processo che comunque non è detto che si concluda con l’assoluzione. Davvero pochissime chance per l’operaio che continua a proclamarsi innocente. L’uomo è fortemente provato in queste ore e secondo quanto riportano alcuni media avrebbe rilasciato un’ultima dichiarazione: “Ho molta fiducia e speranza nella Cassazione e mi auguro, con tutto me stesso, che mi venga concessa la ripetizione sul Dna, perché se solo, per l’ennesima volta, mi venisse negata, sarebbe una disumana, ingiusta, ulteriore crudeltà, visto che da anni insistentemente, non ho mai smesso di imploro, supplicando nel ripetere. È l’unica cosa che da anni chiedo e niente più. Siamo o no tutti alla ricerca della verità? Allora che mi venga concessa, perché lo si deve a Yara e anche a tutti noi che abbiamo trepidato per la sua sorte”. La condanna di Bossetti si basa infatti tutta sul Dna, a parte alcune prove indiziarie di non grande significato (Agg. Paolo Vites)

OGGI LA CASSAZIONE

Sentenza Massimo Bossetti oggi in Cassazione: venerdì 12 ottobre 2018, il giorno della verità sull’omicidio di Yara Gambirasio, verrà scritta (forse) la parola fine su uno dei casi di cronaca nera con la più grande rilevanza mediatica di sempre. La morte della ginnasta risale al 26 novembre 2010, con il corpo della tredicenne di Brembate di Sopra (Bergamo) rinvenuto il 26 febbraio 2011 in un campo di Chignolo d’Isola. Un crimine efferato, con il muratore Massimo Bossetti riconosciuto come unico colpevole: il quarantottenne di Mapello è stato condannato all’ergastolo in primo e in secondo grado. E tra poche ore l’ultimo atto: udienza in Corte di Cassazione, Prima Sezione Penale, con l’imputato che sarà giudicato da un collegio di cinque magistrati presieduto dal giudice Adriano Iasillo. Bossetti, che oggi non sarà presente in aula, è in carcere da quattro anni e quattro mesi e la difesa ha presentato ricorso con una tesi di oltre 600 pagine, contenenti 23 motivi a sostegno della sua difesa. Sono tre i casi possibili: gli ermellini potrebbero confermare la sentenza di condanna, annullarla con rinvio ad altra Corte d’Appello con un nuovo processo, oppure annullarla senza rinvio. La superperizia sul Dna: questa la richiesta degli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, che hanno evidenziato di aver “rilevato ben 261 errori e, soprattutto, manca il Dna mitocondriale”. Cosa succederà? Massimo Bossetti verrà dichiarato colpevole o innocente? 

SENTENZA MASSIMO BOSSETTI: LE TAPPE DEL PROCESSO

Massimo Bossetti è Ignoto 1, è del muratore incensurato di Mapello il Dna rilevato sugli indumenti intimi di Yara Gambirasio: questa la svolta nelle indagini arrivata il 16 giugno del 2014. Centinaia di persone di Brembate e dei paesi limitrofi sono state sottoposte al test del Dna, con il primo passo decisivo fatto con l’individuazione del padre del presunto assassino, l’autista di pullman Giuseppe Guerinoni morto nel 1999. Le indagini sono proseguite senza sosta per individuare un figlio illegittimo dell’uomo di Gorno e gli investigatori sono riusciti a risalire alla madre di Ignoto 1, Ester Arzuffi; dopo l’analisi di 18 mila campioni di Dna per il confronto con quello sugli indumenti di Yara, gli esperti identificano quello di Massimo Bossetti, corrispondente di 21 cromosomi su 21. Arrestato, come dicevamo, il 16 giugno del 2014, il muratore risulta l’unico indagato al momento della chiusura delle indagini (26 febbraio 2015). E da quel momento è iniziato un percorso giudiziario che ha chiamato in causa decine di aspetti e di persone: il furgone bianco di Massimo Bossetti, le celle telefoniche, il ruolo della moglie Marita Comi e la ‘contaminazione genetica’ proposta dalla difesa del 48enne. Il 3 luglio è iniziato il processo di primo grado presso la Corte d’Assise del Tribunale di Bergamo: Bossetti condannato all’ergastolo e a pagare 1 milione e 250 mila euro per risarcire la famiglia di Yara (800 mila euro per i genitori, 450 mila euro per i fratelli). Condanna a “fine pena mai” anche in appello: il 17 luglio 2017 la Corte d’Assise di Brescia ha confermato la sentenza di primo grado, suscitando le ire della difesa, che è arrivata a parlare di “processo farsa”. Ora non ci resta che attendere l’ultimo capitolo…

OMICIDIO YARA GAMBIRASIO, OGGI LA SENTENZA DEFINITIVA

“Sono stanco di continuare a subire tutto ingiustamente ed essere visto per quello che non sono. Non ho mai chiesto l’assoluzione. Ho solo chiesto di poter ripetere un dato scientifico che fugherebbe ogni dubbio”, questa la confessione di Massimo Bossetti alla moglie Marita Comi raccolta in un’intercettazione telefonica. “Spero sinceramente che questi giudici stavolta non sorvolino come hanno fatto gli altri, che siano più corretti e scrupolosi” ha poi aggiunto il muratore. E nelle ultime settimane sono uscite indiscrezioni che hanno alimentato le polemiche e hanno messo continuamente in discussione la posizione dell’indiziato: dall’ultimo libro di Carlo Infanti alla clamorosa dichiarazione della sorella Letizia (“Mio fratello sa la verità su chi uccise Yara e ora ha paura”). Da una parte la difesa, con i legali Claudio Salvagni e Paolo Camporini, dall’altra l’accusa, retta dal sostituto procuratore generale Mariella De Masillis. A partire dalle ore 21:15, su Rete 4, Quarto Grado seguirà in diretta tutti gli aggiornamenti sulla giornata chiave del dibattimento, con il programma condotto da Gianluigi Nuzzi con Alessandra Viero che ricostruirà la vicenda che ha dato origine – per il numero di persone coinvolte – all’indagine scientifica più grande mai messa in campo in Europa.