Matteo Salvini risponde alla sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, che aveva risposto al ministro dell’Interno di essere pronta ad incontrarlo “solo se prima chiederà scusa”, in riferimento alla testimonianza del carabiniere Francesco Tedesco che ha ammesso il pestaggio ai danni del 31enne morto 9 anni da parte dei colleghi dell’Arma. Intervistato da L’Unione Sarda, il leader del Carroccio ha detto:”Sono ministro da quattro mesi e non posso rispondere di ciò che è accaduto anni fa. Se qualcuno in divisa sbaglia, paga come e più degli altri perché ruba la fiducia anche ai cittadini. Non condivido però la criminalizzazione di tantissimi uomini delle forze dell’ordine, chiamati assassini, sbirri e delinquenti”. Salvini ha aggiunto:”Il Viminale è aperto a tutti. in primis a chi ha subito un lutto o un torto. La sorella, la famiglia, i parenti e gli amici sono i benvenuti. Se lo Stato ha sbagliato chiederà scusa nei fatti punendo i colpevoli e risarcendo i colpiti”. (agg. di Dario D’Angelo)



GENERALE NASTRI: “NON E’ VIOLENZA DI STATO”

“Ci sentiamo traditi”: con queste parole i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro hanno risposto alle accuse del collega Francesco Tedesco riguardanti il pestaggio mortale ai danni di Stefano Cucchi. “Siamo innocenti, tutto diventa doppiamente tragico se si aggiunge il tradimento di un collega. Un atteggiamento che è dettato da ragioni di opportunità”. Sulla questione è intervenuto anche il generale Giovanni Nastri, comandante dell’Arma dei carabinieri che ha dichiarato: “Quei carabinieri sono stati sospesi e nel momento in cui saranno accertate le responsabilità, l’Arma prenderà le decisioni che le competono fino alla destituzione: non guarderemo in faccia a nessuno”. Nastri ha tuttavia messo le cose in chiaro con chi ha accusato lo Stato di violenza: “Non si tratta di una violenza dello Stato ma di alcuni appartenenti dello Stato: lo Stato non può essere chiamato come responsabile della irresponsabilità di qualcuno”. [Agg. di Dorigo Annalisa]

“È UN TRADITORE”

Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, i due carabinieri accusati dal collega Francesco Tedesco del pestaggio di Stefano Cucchi, si sentono ora traditi. «E’ già dura essere parte di un processo sapendo di essere innocente – affermano i due, come riporta l’edizione online di TgCom24 – ma tutto diventa doppiamente tragico se si aggiunge il tradimento di un collega. Un atteggiamento che non può che essere dettato da ragioni di opportunità». I due si sentono traditi dalla deposizione del loro collega, e puntano il dito contro lo stesso, dichiarandosi ancora una volta innocenti. L’avvocato di Di Bernardo, parlando ai microfoni de La Stampa, ha aggiunto: «Questa mattina un uomo ha telefonato a casa della madre, sostenendo di chiamare dalla procura di Roma, e le ha detto: pagherete violentemente per quello che è accaduto. La signora ha avuto un malore». Secondo il legale di Di Bernardo, è “sconvolgente che tutta Italia” lo giudichi colpevole sulla base «di mere dichiarazioni rese da un co-imputato del medesimo reato che per anni ha detto l’opposto e non sulla base di una sentenza, creando un clima di odio». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

IL COMMENTO DI ILARIA CUCCHI

Ilaria Cucchi è stata ospite su La7 a Propaganda Live, dove ha letto la lettera già indirizzata al quotidiano Leggo, per commentare la confessione del Carabiniere Tedesco che ha rotto il silenzio sul pestaggio fatale subito dal fratello Stefano in caserma nel 2009. “Era chiaro a me e ad i miei genitori quel 22 ottobre di nove anni fa, quando vedemmo Stefano per l’ultima volta steso sul tavolo dell’obitorio, ciò che mio fratello aveva dovuto subire. La verità era impressa sul quel corpo martoriato, sull’espressione di quel volto che continuavo a fissare chiedendomi come fosse stato possibile che un essere umano avesse ridotto in quella maniera un suo simile.” ha spiegato Ilaria, “Tutti coloro che ci hanno insultati, infangati, denunciati e che ci hanno costruito su addirittura carriere politiche ora dovranno chiedere scusa alla famiglia di Stefano Cucchi, alle istituzioni che hanno finto di rappresentare e dovranno chiedere scusa ad ogni cittadino per bene. Stefano mio, quanto dolore. Papà continua a guardare il film Sulla mia pelle ogni sera, magari si illude di poter cambiare il finale e di stare ancora con te.” (agg. di Fabio Belli)

LA RUSSA: “DIFENDO L’ARMA COME ISTITUZIONE”

Di fronte alla richiesta di scuse di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano ucciso in seguito a un pestaggio subito all’interno di una caserma dei Carabinieri a Roma, le reazioni degli esponenti del mondo politico sono state numerose e variegate. Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia all’epoca dei fatti, nel 2009, ricopriva il ruolo di Ministro della Difesa ed aveva sempre speso parole a difesa del comportamento tenuto dalle forze dell’ordine. E non cambia idea neppure dopo le ammissioni del Carabiniere Tedesco, che ha di fatto ammesso il pestaggio in caserma di Stefano Cucchi, raccontandone anche i particolari: “Rispetto la sorella di Cucchi e chi sbaglia deve pagare, ma continuerò a difendere l’Arma come istituzione” ha spiegato La Russa, affermando di non sentirsi tenuto a chiedere scusa per il sostegno espresso ai carabinieri anche nel periodo delle battaglie della famiglia Cucchi per far emergere la verità. (agg. di Fabio Belli) 

TEDESCO? “CAPISCO, NON GIUSTIFICO”

Nel giorno in cui altri due uomini dell’Arma dei Carabinieri vengono indagati per aver falsificato degli atti in seguito alla morte di Stefano Cucchi, avvenuta quasi nove anni fa, emergono nuovi dettagli in merito non solo al pestaggio del ragazzo e sul quale ieri ha rotto il muro del silenzio Francesco Tedesco, raccontando le violenze e tirando in ballo due ex colleghi, ma anche a quello che si è configurato come un “ordine gerarchico dall’alto” per modificare alcune carte e insabbiare così la verità sui reali motivi della morte del geometra. A tal proposito, pur apprezzando che la sua confessione abbia aiutato a rompere un muro di silenzio, Ilaria Cucchi ha commentato oggi le parole del Carabinieri, che ha detto di essere “rinato” dopo aver detto la verità e di non essere interessato al fatto se sarà destituito o meno, e ha detto di “comprenderlo” ma di non essere affatto pronta a giustificarlo dal momento che non c’è alcun motivo per cui abbia deciso di parlare solamente dopo nove anni. Tuttavia, la sorella di Cucchi aggiunge che per lui prova comprensione dato che si rende conto di ciò che sta passando Riccardo Casamassima, l’altro Carabinieri che aveva avuto il coraggio di denunciare e mettersi così di fronte l’Arma e ora viene “penalizzato dai superiori in tutte le maniere”. (agg. R. G. Flore)

“ORA ANDRO’ AVANTI PER GLI ULTIMI”

Ha promesso di andare avanti, di continuare nella sua battaglia in difesa degli “ultimi” Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, il 31enne morto al Pertini di Roma 9 anni fa dopo essere stato oggetto di un pestaggio dopo l’arresto. Intervenuta a Rtl 102.5, come riportato da La Repubblica, Ilaria Cucchi ha spiegato:”Una cosa che non tutti sanno è che mio fratello in quei sei giorni in cui moriva da solo come un cane in realtà non era da solo, perché poi li abbiamo contati durante il processo, lui è stato visto, è entrato in contatto con qualcosa come 140 o 150 pubblici ufficiali, non cittadini comuni, che hanno avuto in qualche modo, a vario titolo, a che fare con lui e che hanno visto man mano il degenerare di quelle condizioni fisiche che lo hanno portato alla morte”. La sorella di Stefano Cucchi ha continuato:”Mio fratello stava malissimo – continua – lo sentiamo nell’audio dell’udienza di convalida dell’arresto che si lamenta perché non può parlare tanto bene. Nessuna di quelle persone è stata capace di guardare oltre il pregiudizio e di vedere oltre quel detenuto un essere umano che stava male e che stava morendo, perché se lo avessero fatto ora non esisterebbe nessun ‘caso Cucchi'”. 

Da qui la voglia di continuare a combattere anche per gli altri “ultimi”:”Stefano è morto perché era un ‘ultimo’, perché abbiamo una giustizia che ha due pesi e due misure, forte con i deboli e debole con i forti, e di ultimi ce ne sono tanti e, ahimè, nella nostra società sono destinati ad aumentare. L’unica cosa che mi dà la forza di andare avanti è provare, tramite Stefano, a dar voce a tutti gli altri Stefano, tutti gli altri ultimi di cui non importa niente a nessuno, che muoiono e che subiscono soprusi quotidianamente nel disinteresse generale, di una società che è abituata a voltarsi dall’altra parte e che pensa sempre che le cose capitino sempre agli altri e mai a se stessi” (agg. di Dario D’Angelo)

ILARIA CUCCHI VUOLE LE SCUSE DI SALVINI

Mentre l’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, dopo la confessione di ieri del carabiniere Francesco Tedesco, si allarga a macchia d’olio e oggi ha visto altri due suoi colleghi finire tra gli indagati, è durissimo il commento della sorella Ilaria che già nelle scorse ore aveva parlato di muro che crollava dopo anni e di svolta nonostante le continue reticenze dei responsabili nel caso. Infatti, la nuova bomba esplosa oggi, ovvero che due altri uomini dell’Arma sono finiti nel mirino della magistratura per via della falsificazione di alcuni atti a seguito della morte del ragazzo circa nove anni fa (si tratta del carabinieri Francesco Di Sano e del luogotenente Massimiliano Colombo), non solo Ilaria Cucchi ha per ora rifiutato la mano tesa del Ministro degli Interni, Matteo Salvini, ma ha attaccato anche alcuni suoi colleghi: la sorella del geometra vittima del pestaggio ha spiegato che accetterà l’invito del leader del Carroccio ad andare al Viminale solo quando il Ministro porgerà le sue scuse, e con lui “tutte le altre persone che in questi anni hanno insultato me e soprattutto Stefano” ha ribadito Ilaria Cucchi, aggiungendo che molti di coloro che chiama in causa “hanno fatto carriera politica sulla nostra pelle”. (agg. R. G. Flore)

TEDESCO, “SONO RINATO”

Dopo la testimonianza del carabiniere Francesco Tedesco, in merito al pestaggio dei suoi colleghi nei confronti del povero Stefano Cucchi, subisce una svolta l’indagine che sta indagando sulla morte del ragazzo, con i nomi di altri due militari delle forze dell’arma che finiscono sui fascicoli. Si tratta precisamente del luogotenente Massimiliano Colombo, comandante della caserma di Tor Sapienza, una delle stazioni dove fu trattenuto Cucchi durante la famosa notte del fermo, e Francesco Di Sano, carabinieri della stessa stazione. Colombo verrà interrogato dai pm la prossima settimana e nei giorni scorsi, come ricorda Repubblica, è stato sottoposto a perquisizione per cercare di individuare eventuali comunicazioni con i superiori inerenti la morte di Cucchi. Il nuovo filone di indagini è stato avviato dopo la testimonianza proprio di Di Sano, ed è composto da due distinti indagini: accuse di falso ideologico nei confronti di Colombo di Sano e altri due carabinieri, e soppressione di documento pubblico. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

“HO FATTO IL MIO DOVERE”

Francesco Tedesco, il carabiniere che ha segnato la svolta nel processo bis per la morte di Stefano Cucchi, verrà ascoltato entro gennaio in aula. Già interrogato tre volte dal pm Giovanni Musarò, dovrà ribadire davanti alla corte le accuse rivolte a Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo. «Sono rinato. Ora non mi interessa nulla se sarò condannato o destituito dall’Arma», ha dichiarato Tedesco. Queste sono le parole che il carabiniere, imputato di omicidio preterintenzionale, ha affidato ieri al suo avvocato, Eugenio Pini. «Ho fatto il mio dovere; quello che volevo fare fin dall’inizio e che mi è stato impedito», ha aggiunto Tedesco al suo avvocato. Intanto la sorella di Stefano Cucchi annuncia che andrà avanti per dare voce ad “altri Stefano”. A proposito dell’invito al Viminale da parte del ministro dell’Interno Matteo Salvini, Ilaria Cucchi ha spiegato: «Il giorno in cui chiederà scusa a me, alla mia famiglia e a Stefano allora potrò pensare di andarci, prima di allora non credo proprio». (agg. di Silvana Palazzo)

FRANCESCO TEDESCO: “CUCCHI COLPITO CON CALCI E SCHIAFFI”

La verità su Stefano Cucchi è arrivata: il carabiniere Francesco Tedesco ha ammesso che c’è stato il pestaggio e ha accusato i colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo dell’aggressione mortale al geometra romano. La sua deposizione all’udienza del processo bis per il decesso del 30enne è stata un colpo di scena. All’inizio Tedesco temeva per la sua carriera, aveva paura di ritorsioni e quindi è rimasto zitto. Lo ha spiegato nella ricostruzione di quanto avvenuto il 15 ottobre 2009, quando Stefano Cucchi fu arrestato. Quando è stato accusato di omicidio preterintenzionale ha compreso la gravità dei fatti, di una vicenda che fino ad allora pensava fosse stata «gonfiata mediaticamente». Poi ha riflettuto: «E non sono riuscito più a tenermi dentro questo peso». È la prima volta che uno degli imputati conferma la ricostruzione della Procura. Nel mirino di Tedesco finisce anche il maresciallo Roberto Mandolini, peraltro accusato di calunnia e falso: «Non mi minacciò esplicitamente ma aveva un modo di fare che non mi faceva stare sereno». Mentre si recava a piazzale Clodio per essere sentito dal pm ebbero una conversazione. «Avevo capito che non potevo dire la verità e gli chiesi cosa avrei dovuto dire al pm anche perché era la prima volta che venivo sentito personalmente da un pm e lui rispose: “Tu gli devi dire che stava bene, quello che è successo, che stava bene, che non è successo niente… capisci a me, poi ci penso io, non ti preoccupare”».

STEFANO CUCCHI, LA RICOSTRUZIONE DEL PESTAGGIO

Nel processo bis per la morte di Stefano Cucchi sono imputati Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e appunto Francesco Tedesco, accusati di omicidio preterintenzionale e abuso di autorità. Roberto Mandolini invece deve rispondere di calunnia e falso, mentre Vincenzo Nicolardi di calunnia. Secondo la ricostruzione di Tedesco, il pestaggio sarebbe avvenuto nei locali della compagnia Roma Casilina. Si parla di un’azione combinata. «Cucchi e Di Bernardo ricominciarono a discutere e iniziarono a insultarsi, per cui Di Bernardo si voltò e colpì Cucchi con uno schiaffo violento in pieno volto». Ed è in questo frangente che subentra D’Alessandro: «Diede un forte calcio a Cucchi con la punta del piede all’altezza dell’ano. Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro, poi ci fu una spinta di Di Bernardo in senso contrario, che lo fece cadere violentemente sul bacino. Il giovane batté anche la testa, in modo violento, ricordo di aver sentito il rumore». Nonostante i tentativi di Tedesco di fermare il pestaggio, questo andò avanti. «Io spinsi via Di Bernardo, ma prima che potessi intervenire D’Alessandro colpì Cucchi con un calcio in faccia (o in testa) mentre era sdraiato in terra». Il geometra romano rimase a terra immobile e in silenzio, in stato di choc. Tedesco ha raccontato anche di esserci avvicinato a Stefano per aiutarlo ad alzarsi e di avergli chiesto come stesse. «Lui mi rispose: “Sto bene, io sono un pugile”. Ma si vedeva che era stordito». Quindi Tedesco disse a Di Bernardo e D’Alessandro di stare lontani dal ragazzo e chiamò col suo cellulare il maresciallo Mandolini raccontandogli quello che era successo. Durante il viaggio di ritorno in caserma si sedette dietro con Cucchi: «Non diceva una parola e in quella occasione mi resi conto che era molto provato e sotto choc».

CASO CUCCHI, IERI LA SVOLTA DURANTE UDIENZA DEL PROCESSO BIS