Ora che Francesco Tedesco ha deciso di collaborare, rompendo così il muro di silenzio attorno alla morte di Stefano Cucchi, il carabiniere è finito nuovamente nel mirino. Nella sua città, dove è tornato a vivere in seguito alla sospensione, è comparsa nuovamente una scritta offensiva nei suoi confronti. Nella notte, sul cavalcavia che porta nel centro di Brindisi, è stato affisso uno striscione: «Per l’infame nessuna pietà, sei la vergogna della città. Cucchi vive». Lo striscione è stato poi rimosso dagli agenti della Digos nella mattinata di oggi. I poliziotti hanno anche avviato accertamenti per risalire agli autori del gesto. La firma è quella degli ultras del Brindisi calcio, la stessa che compariva sulle scritte che nel gennaio 2016 furono realizzate poche ore dopo la diffusione della notizia relativa all’indagine che coinvolgeva Francesco Tedesco e che ora lo vede imputato per la morte di Cucchi. (agg. di Silvana Palazzo)



IL GENERALE NISTRI “L’ARMA SI SCUSA”

Giustizia fatta per Stefano Cucchi, o per lo meno, dopo le testimonianze del carabiniere Francesco Tedesco, che ha accusato due suoi colleghi di aver pestato il ragazzo poi morto in circostanze (ora non più) misteriose, sembra essere vicina alla conclusione una delle pagine più brutte della recente cronaca d’Italia. Sulla vicenda del povero Cucchi, in molti hanno espresso il proprio pensiero, compreso il comandante generale dei carabinieri, Giovanni Nistri, che si dice pronto a fare chiarezza su quanto avvenuto, e a prendere provvedimenti seri: «L’Arma prenderà i propri provvedimenti – dice ai microfoni del Corriere della Sera il generale – e saprà farlo con il massimo rigore, senza remore e senza riguardi per gli eventuali colpevoli». Ma attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio: «L’Arma non ha perso né deve riacquistare una dignità – le parole del comandante – la gravità di ciò che è accaduto non si discute, ma è un episodio che non rispecchia la normalità del modo di procedere dell’Arma». Infine le scuse nei confronti della famiglia Cucchi: «L’Arma si scusa, ed è sempre pronta a scusarsi, quando alcuni suoi componenti sbagliano e viene accertato che sono venuti meno al loro dovere». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

IL PENSIERO DELLA COMPAGNA DI ALEMANNO

Nei giorni in cui si sprecano gli elogi per Ilaria Cucchi e per il fratello Stefano vittima di pestaggio da parte delle forze dell’ordine e morto 9 anni fa a causa delle lesioni riportate dopo l’arresto, si leva una voce fuori dal coro destinata a far discutere. Si tratta di Silvia Cirocchi, compagna dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, che sul suo profilo Facebook ha scritto:”Vorrei dire a Ilaria Cucchi che quanto accaduto a suo fratello è qualcosa di aberrante, qualcosa che non doveva succedere, ma purtroppo è successo. Non ha mollato e giustizia è stata fatta. Chi ha pestato Stefano non era degno di portare la divisa. E deve pagare. Ma non deve pagare solo per la Cucchi e i suoi famigliari, deve pagare per tutti quegli uomini che dentro quella divisa ci mettono cuore sudore e vita. Per quattro soldi. Perché il loro è un sacrificio quotidiano che non può essere infangato”. Fin qui un messaggio sostanzialmente “ordinario”, ma la Cirocchi continua:”Vorrei dire ad Ilaria Cucchi di non dimenticare che c’è sostanziale differenza tra chi ha subito un’ingiustizia (lo so è riduttivo definirla così) e un eroe. Perché quello che è accaduto a Stefano mai sarebbe dovuto accadere, ma non si può trasformare un drogato e spacciatore in un eroe. Questo non si può proprio fare. Vorrei dire ad Ilaria Cucchi che quando al fratello serviva un avvocato sua madre disse che “non avrebbero speso altri soldi per quel delinquente del figlio, che poteva andare a fare il barbone per strada”. Vorrei dire ad Ilaria Cucchi che era lei a non far vedere i nipoti a suo fratello da due anni. Era lei che non lo voleva più nella sua vita. Vorrei dire a Ilaria Cucchi che dalla terribile morte del fratello è riuscita a costruirsi un personaggio, ha ottenuto un rimborso non di pochi spicci (e mai sarà sufficiente per ciò che è successo), e si mormora già di una candidatura politica molto prossima. Vorrei dire a Ilaria Cucchi che ha ottenuto una vittoria insperata, incredibilmente grande e giusta. Vorrei dire a Ilaria Cucchi di non renderla una pagliacciata”. Ilaria Cucchi deciderà di rispondere? (agg. di Dario D’Angelo)

CUCCHI, CONTE:”CHI HA SBAGLIATO DOVRA’ PAGARE”

Sul caso Cucchi si esprime anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il premier, in visita a Bologna in occasione della campagna di sensibilizzazione alla cultura della prevenzione della Protezione civile, come riportato da askanews ha detto:”Sono molto attento a questa vicenda, stanno emergendo dei riscontri, anche le ultime confessioni emerse, questo mi spinge a dire che chi ha sbagliato dovrà pagare, perché ovviamente indossava la divisa dello Stato e rappresentava lo Stato, quindi la cosa è ancora più grave”. Il Presidente del Consiglio ha aggiunto:”Dobbiamo accertare le responsabilità individuali, non possiamo scaricare le responsabilità sull’intero corpo dei carabinieri e delle forze dell’ordine in generale, che tutti i giorni si impegnano per tutelare le nostre vite, la nostra incolumità, la nostra sicurezza”. (agg. di Dario D’Angelo)

SALVINI A ILARIA CUCCHI, “POLEMIZZA? SUA SCELTA”

Matteo Salvini torna a parlare di Stefano Cucchi da Ala, dove si trova per sostenere la candidatura a governatore del Trentino del leghista Maurizio Fugatti. Come riportato da Il Corriere della Sera, il leader del Carroccio ha dichiarato:”Chiunque venga arrestato deve essere processato rispettando la legge e non con altre maniere. Le porte del ministero degli Interni sono aperte alla famiglia Cucchi e a 60 milioni di italiani per bene. Se qualcuno invece preferisce fare polemiche e attaccare un ministro e centinaia di agenti sono sue scelte”. Le sue parole sono sembrate rivolte alla sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, che ha chiesto ripetutamente a Salvini di scusarsi per la morte del fratello Stefano. Il ministro dell’Interno ha aggiunto:”Ho invitato famiglia e i parenti di Stefano Cucchi al ministero, non coprirò nessuno. Purtroppo chi è morto non torna più indietro. Nel mio Paese chi sbaglia paga, chi è in divisa paga doppio. Non voglio però sentire parlare di carabinieri e poliziotti come sbirri e delinquenti o torturatori”. (agg. di Dario D’Angelo)

STEFANO CUCCHI, ALTRI TRE CARABINIERI INDAGATI

Quella sulla morte di Stefano Cucchi si configura sempre di più come un’inchiesta interna caratterizzata da falle e depistaggi. Questo è ciò che emerge dopo la svolta rappresentata dalle dichiarazioni dell’ex carabiniere Francesco Tedesco, che ha chiamato in causa i colleghi e coimputati, Alessio Di Bernardo e Roberto D’Alessandro per il pestaggio del 31enne morto al Pertini di Roma dopo l’arresto 9 anni fa. Come riportato da Il Messaggero,  infatti, Tedesco al pm Giovanni Musarò ha raccontato di avere informato il suo superiore, Roberto Mandolini (a processo per falso e calunnia) e redatto una nota di servizio (sparita dalla stazione Appia) rispetto al trattamento riservato a Stefano Cucchi la notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009. Nel nuovo fascicolo per falso e distruzione di documenti riguardante i vari episodi di depistaggio che pochi mesi dopo la morte di Cucchi portò le indagini della magistratura ad escludere i carabinieri a dispetto degli agenti della penitenziaria, oltre a Francesco Di Sano, della stazione di Tor Sapienza, dove Cucchi trascorse la prima notte dopo l’arresto, come riportato da Il Messaggero risultano indagate altre due persone: si tratta del comandante Massimiliano Colombo e di un terzo non graduato di un’altra stazione.

STEFANO CUCCHI, I DEPISTAGGI NELL’INCHIESTA INTERNA

Obiettivo degli inquirenti coordinati dal pm Musarò è capire se e chi abbia concordato di far modificare la relazione di servizio dell’appuntato Di Sano, che aveva montato di guardia la notte, mentre Cucchi era nella cella di sicurezza. Come ricostruito da Il Messaggero, agli atti vi sono due versioni di quel documento, ma nella seconda sono stati fatti sparire i riferimenti ai dolori che lamentava Cucchi: si tratterebbe dunque di un falso collegato alla sparizione della relazione in cui Tedesco parlava dei fatti accaduti. Come reso noto dall’avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, e riportato da TgCom24, per cercare di squarciare il velo di omertà rispetto a quanto successo la notte dell’arresto di Stefano Cucchi “sarà ascoltato in aula entro gennaio su nostra richiesta” il generale Vittorio Tomasone. Si tratta dell’attuale comandante Interregionale di Napoli, comandante provinciale dei carabinieri di Roma all’epoca dei fatti.