«Preferisco venire qui da te che non andare dai soliti giornalisti snob che non fanno vera informazione: io voglio parlare alla gente, alle persone che ti seguono e vi seguono»: un Luigi Di Maio “pro” Barbara D’Urso visto subito, all’inizio della fascia politica di Domenica Live, sul divano bianco. Un Di Maio che si produce in un pieno “plauso” della tv di Mediaset – quindi di Silvio Berlusconi – contro “gli altri” (Rai e La7, in primis), passando da chi viene considerata spesso (e a ragione) la regina del trash in tv: «c’è più libertà qui che non da certi giornalisti snob» sembra poi un indiretto attacco a chi come Fabio Fazio su Rai1 compie diverse puntate a Che Tempo Che Fa criticando e non poco le misure del Governo gialloverde. Prima era stato Salvini a scagliarsi, in quel caso direttamente, contro l’ex conduttore di Quelli che il calcio, ora però è DI Maio che in maniera più sibillina si scaglia contro il Servizio Pubblico in Rai: molto meglio Domenica Live. Cioè Mediaset. Cioè Silvio Berlusconi.
IL NUOVO ATTACCO DI DI MAIO AI GIORNALI
Le parole dette da Luigi Di Maio a Mediaset non sono altro che una continuazione di un capitolo di “sfida aperta” contro i media tradizionali e la stampa che sul Movimento 5 Stelle (e la Lega) si scaglia tutti i giorni con il proprio lavoro di cronisti e analisti. Nasce tutto dalla “sprezzante” accusa del vicepremier M5s contro il Gruppo di Repubblica e L’Espresso (Gruppo GEDI) di inizio ottobre quando in una diretta video Facebook dichiarò «Per fortuna ci siamo vaccinati anni fa dalle bufale, dalle fake news dei giornali e si stanno vaccinando anche tanti altri cittadini, tanto è vero che stanno morendo parecchi giornali tra cui quelli del Gruppo L’Espresso che, mi dispiace per i lavoratori, stanno addirittura avviando dei processi di esuberi al loro interno perché nessuno li legge più, perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà e non a raccontare la realtà». Già ad aprile dello scorso anno si era scagliato contro i “fondi pubblici” ai giornali (in realtà già aboliti da tempo, ndr) ma giusto tre giorni fa è tornato alla carica quando, dopo le repliche ingenti della stampa tradizionale all’«attacco alla libertà di stampa in Italia», DI Maio ha chiesto con forza alla maggioranza di inserire in Manovra il progressivo azzeramento dei finanziamenti pubblici ai giornali, oltre al taglio dei costi della politica come spieghi di auto blu e voli di Stato.