Al centro della nuova puntata di Sopravvissute, in onda nella seconda serata di oggi di Rai3, al termine di Amore Criminale, insieme a Matilde D’Errico conosceremo la storia di Pina, una donna forte ma che per anni è stata vittima di abusi e maltrattamenti da parte del marito-padrone. La sua è stata una vita non semplice poichè reduce da un matrimonio combinato quando aveva appena 14 anni. La sua è la storia terribile di una “sposa bambina” nella Sicilia di 60 anni fa. Per Pina quel matrimonio rappresentò irrimediabilmente l’inizio di un incubo, una nuova clausura caratterizzata da una serie di severe regole da rispettare. Da quell’unione nacquero due figli ma le violenze da parte dell’uomo non terminarono, coinvolgendo anzi anche questi ultimi, vittime di continui soprusi fisici e psicologici durati per molto tempo. Solo molti anni più tardi, oltre 40 anni dopo da quel matrimonio non voluto e grazie all’appoggio dei figli, Pina iniziò a comprendere la necessità di liberarsi da quell’uomo. Tra i due arrivò così la separazione in casa ma il marito violento non smise di maltrattare lei ed i due figli e, non accettando la decisione, iniziò anche ad abusare sessualmente di Pina.



PINA, UNA STORIA DI MALTRATTAMENTI LUNGA 40 ANNI

Violenze, botte, soprusi psicologici: i maltrattamenti in famiglia per Pina sono andati avanti per anni, fino a quando la donna riuscì ad ottenere dal giudice l’allontanamento da casa dell’uomo e, in seguito, gli arresti domiciliari. Ad oggi è in corso un processo in Corte d’Assise a Catania a carico del marito-padrone accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali durante il quale i due figli hanno testimoniato contro di lui. Alla trasmissione di Rai3 Pina ha ripercorso le tappe più dolorose della sua storia. Solo nel 2017, al culmine dell’ennesima aggressione, la donna trova il coraggio di denunciare il marito ed uscire definitivamente da quella prigione in cui era stata trasformata la sua casa e nella quale fu rinchiusa per 40 anni. Anche il semplice acquisto di un vestito non poteva compierlo in piena autonomia: “Si andava insieme e di solito poi lui decideva”. La donna ha vissuto per decenni in uno stato di totale sudditanza, al punto che anche la corrispondenza passava solo dalle mani del marito e il suo nome non compariva neppure sul citofono della loro abitazione perchè “quella casa era sua”.



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