Nel Processo ligure, il pm non si è ovviamente impegnato solo contro la posizione di Edoardo Rixi, ma sono ben 21 gli ex o attuali Consiglieri Regionali ad essere coinvolti nelle richieste di condanna del procuratore Francesco Pinto. Nello specifico, sono stati chiesti 2 anni e 2 mesi per Michele Boffa (ex presidente del Consiglio regionale, Pd) e ben 3 anni per Marco Melgrati (Fi, attuale sindaco di Alassio). Tra gli altri “big”, 2 anni e 6 mesi per Luigi Morgillo (ex consigliere regionale Fi) e invece 3 anni e 6 mesi per Matteo Rosso (attuale capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale). Sono state chieste tre assoluzioni tra i vari imputati dell’inizio processo “Spese Pazze”, ovvero Chiesa, Donzella e Quaini, mentre per Aldo Siri (da non confondere con il leghista Armando, ndr) sono stati chiesti da Pinto 2 anni e 6 mesi. 



SPESE PAZZE IN REGIONE, CHIESTA CONDANNA PER EDOARDO RIXI

Il processo per le “Spese Pazze” in Regione Liguria arriva alla giornata decisiva con le richieste del pm per i tanti indagati, tra cui spicca l’attuale viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, uno dei politici più in vista e più impegnato tra gli altri nel dossier sul ponte Morandi. Ebbene, questa mattina a Genova il procuratore aggiunto Francesco Pinto ha chiesto la condanna a 3 anni e 4 mesi proprio per il viceministro leghista: la vicenda riguarda le famose “spese pazze” in Regione Liguria sostenute con diversi fondi dei gruppi regionali nel periodo tra il 2010 e il 2012. Oltre a Rixi, sono state richieste condanne per altri 21 tra attuali ed ex Consiglieri Regionali: come riporta il Secolo XIX, i consiglieri regionali si sarebbero fatti rimborsare con soldi pubblici – secondo le tesi dell’accusa esposte oggi – «cene, viaggi, gite al luna park, birre, gratta e vinci, ostriche, fiori e biscottini», facendole spacciare per spese istituzionali.



CAOS PER IL VICEMINISTRO IMPEGNATO NELLA RICOSTRUZIONE DEL PONTE DI GENOVA

Sempre secondo l’accusa, Rixi e gli altri consiglieri avrebbero “tarocco” in più occasioni le ricevute di queste spese: «venivano consegnate ricevute che erano state dimenticate da ignari avventori. In altri venivano modificati gli importi a mano. Per un ammontare di diverse centinaia di migliaia di euro», riportano i colleghi della Stampa. Insomma, un giro di reati che vedeva le “pezze giustificative” sempre in periodo molto “sospetti”, come Natale, Pasqua, Primo Maggio e simili. Le accuse sono di peculato e falso, a vario titolo e per anni diversi di condanne: al momento Rixi non ha replicato ancora alla richiesta del pm Pinto ma nelle prossime ore dovrebbe produrre una dichiarazione pubblica in cui ribadire la propria innocenza e rilanciando la sua difesa. Nel frattempo però è un’altra tegola che potrebbe abbattersi sulla già complessa “partita” sul Ponte Morandi: il viceminsitro dei Trasporti, ben più di Toninelli, conosce il territorio essendo per l’appunto stato Consigliere per anni e a stretto contatto con il sindaco Bucci e il Governatore Toti. Una possibile condanna metterebbe in difficoltà l’intera gestione della ricostruzione del Morandi, con uno dei politici più impegnati in tal senso.

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