Chi ha ucciso Renata Rapposelli? L’ex marito Giuseppe Santoleri accusa il figlio Simone dell’omicidio. L’uomo si era sempre avvalso della facoltà di non rispondere, poi dopo sette mesi di carcere ha raccontato la sua verità «per liberare la coscienza da un peso che non riesco a sopportare», come riportato da La Vita in Diretta. Renata sarebbe tornata a far visita per chiedere circa cinquemila euro di arretrati, perché Giuseppe Santoleri non gli aveva corrisposto 200 euro al mese di mantenimento. Per questo sarebbe scoppiata la violenta lite che avrebbe spinto Simone ad uccidere la madre, secondo il racconto fornito da Giuseppe Santoleri. Pare che non aveva detto al figlio che sarebbe arrivata la madre, visto che erano in brutti rapporti. A La Vita in Diretta è intervenuto l’avvocato Gianluca Carradori, che non difende più i due Santoleri, ma solo Simone. «Nessuno si aspettava la confessione di Giuseppe. Era un processo indiziario e tale rimane. Le dichiarazioni rese dovranno essere provate, insieme alla sua attendibilità. Dopo sette mesi ha dato una nuova versione. Potrebbe sembrare che la posizione di Simone si è aggravata, ma non è detto che sia così. Non so se ci sarà un confronto, valuteremo anche questa ipotesi. Simone respinge tutte le accuse del padre e continua a professarsi innocente». (agg. di Silvana Palazzo)



UCCISA PERCHÉ VOLEVA SOLDI? LE AMICHE: “NON CI CREDIAMO”

“Litigavano spesso, il 9 (ottobre 2017, giorno della sua scomparsa ndr) è stato l’ultimo giorno che abbiamo avuto contatto con lei”. Così le amiche di Renata Rapposelli, intervistate da Barbara D’Urso a Pomeriggio 5, rispetto al rapporto tra la pittrice e i familiari, il figlio Simone e l’ex marito Giuseppe Santoleri, che ha accusato proprio il giovane di aver ucciso la donna al culmine di una lite per motivi economici. “Sono contraria a questione di soldi, a me non ha mai detto che voleva i soldi dal figlio”, ha spiegato l’amica di Renata. La donna ha aggiunto:”Io in quanto a queste cose penso che gli avvocati sapranno giudicare bene. Io posso dire che mi manca questa amica, l’ultima volta mi ha detto che era tanto preoccupata per suo figlio che stava male. Noi l’abbiamo cercata fin dal 9, lei non ci rispondeva, perciò il telefono gliel’hanno tolto. Penso che appena sia arrivata le abbiano fatto del male subito”. (agg. di Dario D’Angelo) 



RENATA RAPPOSELLI, EX MARITO ACCUSA IL FIGLIO

Renata Rapposelli è stata uccisa durante una lite in famiglia: il colpo di scena nelle indagini sulla morte della pittrice di Chieti arrivano da Giuseppe Santoleri, che ha accusato il figlio Simone dell’omicidio. Come riportato dal Resto del Carlino, Giuseppe Santoleri ha chiesto al pm della della Procura di Teramo Enrica Medori di essere sentito e quindi ha rilasciato dichiarazioni spontanee. E dinanzi al pm avrebbe accusato suo figlio Simone, che avrebbe soffocato la madre durante una lite per motivi economici. Il litigio sarebbe scoppiato in cucina dove si trovavano tutti e tre. Simone, in un raptus, avrebbe preso la madre per un braccio per poi strozzarla davanti al padre. «Gli dissi di chiamare i carabinieri perché era successa una disgrazia», avrebbe raccontato Giuseppe Santoleri. Ora lui e il figlio Simone sono in carcere con l’accusa di omicidio volontario in concorso e distruzione di cadavere.



“DOPO AVERLA UCCISA HA GIOCATO AL COMPUTER”

Dell’omicidio di Renata Rapposelli si è occupata oggi anche Barbara d’Urso nella puntata di Pomeriggio 5. «Ha pensato a tutti lui. Io non ho deciso niente, ha deciso tutto lui. Mi strillava perché non capivo niente», queste sono alcune delle dichiarazioni rilasciate da Giuseppe Santoleri al pm della Procura di Teramo. L’ex marito della pittrice ha raccontato come si sono disfatti del cadavere della donna, uccisa per le sue continue richieste economiche. Ad esempio, ha detto di aver aiutato il figlio per chiudere il cadavere in due buste. «Non sapevamo cosa fare, poi abbiamo pensato a farla sparire». La donna, che sarebbe rimasta due giorni in casa, è stata spostata in bagno fino a quando non è stato deciso come procedere. «Lui giocava con il computer, io uscivo in bicicletta, come se niente fosse». Poi hanno messo il cadavere in macchina e sono usciti, fino a quando non l’hanno gettata nei pressi di Tolentino, nelle Marche.