La protesta dei parenti dei tre uomini scomparsi in Messico è sfociata in momenti di forte tensione alla stazione di piazza Garibaldi, a Napoli. Hanno occupato il binario 20 e impedito la partenza del treno Frecciarossa 9620 diretto a Milano. I familiari di Raffaele e Antonio Russo e Vincenzo Cimmino hanno chiesto animatamente un impegno delle istituzioni, accusando di essere «latitanti» e di non aggiornarli in maniera adeguatamente sugli sviluppi dell’inchiesta. Alcuni parenti e amici hanno inveito contro le forze dell’ordine e preso a calci e pugni le porte in vetro della stazione. Era presente anche il questore Michele Spina. Come riportato dal Corriere del Mezzogiorno, i reparti mobili della polizia hanno prelevato di peso le donne e le ragazze delle famiglie Russo e Cimmino, mentre gli altri manifestanti continuavano a inveire contro di loro. Addirittura Daniele Russo, fratello di Antonio e figlio di Raffaele, è arrivato a infilarsi sotto un treno per impedirne la partenza.
SCOMPARSI IN MESSICO, PARENTI OCCUPANO STAZIONE NAPOLI
Durante la protesta la moglie di Raffaele Russo ha accusato un malore e si è dovuta appoggiare sulle traverse, assistita dai parenti, poi è stata soccorsa dal 118. Ferrovie dello Stato ha fatto sapere che per questa protesta sono stati accumulati ritardi fino ad un’ora nella partenza dei treni. Serena, cugina di Vanessa Cimmino, moglie di uno dei tre napoletani scomparsi in Messico, ha dichiarato: «Chiediamo per l’ennesima volta, dopo nove mesi, per pietà, per carità, aiutateci perché non ne possiamo più. I responsabili dei rapimenti sono stati individuati ma le istituzioni italiane non fanno pressione per farsi dire che fine hanno fatto i nostri parenti». Ma la situazione potrebbe peggiorare, perché la donna ha assicurato che sono pronti a tutto, «anche a bloccare l’aeroporto e l’autostrada».
Raffaele e Antonio Russo, padre e figlio, e Vincenzo Cimmino, sono scomparsi in Messico, dalla città di Tecalitlan il 31 gennaio scorso. L’inchiesta messicana ha portato recentemente all’arresto di alcuni agenti accusati di aver rapito i tre napoletani per «consegnarli» a un cartello criminale locale. Anche i boss delle organizzazioni criminali ritenute mandanti del rapimento sono finiti in manette.