Le 11:56 di martedì 14 agosto: è quello il momento spartiacque dell’esistenza di Davide Capello e di un’intera città. Quello l’orario esatto in cui il ponte Morandi di Genova è crollato, decine di persone sono morte e molte altre sono miracolosamente sopravvissute. Impossibile, come per ogni tragedia, riuscire a capire cos’abbia fatto la differenza tra la vita e la morte: c’è chi parlerà di caso, di un destino ineluttabile, chi chiamerà in causa la fede. Davide Capello, pompiere, intervistato dall’Agi, si limita a raccontare la sua incredibile storia:”Prima ho sentito un rumore, poi è crollato tutto. Stavo andando a Genova, ero sul ponte quando la strada davanti a me ha iniziato a crollare. Ho visto le macchine che mi precedevano precipitare nel vuoto e immediatamente dopo sono precipitato anch’io. Ho fatto trenta metri di volo e poi l’auto si è incastrata in un intercapedine tra l’asfalto e i supporti di cemento attutendo il colpo. È incredibile, ne sono uscito praticamente illeso“.
DAVIDE CAPELLO, “COSI’ MI SONO SALVATO”
Eppure c’è stato un momento in cui Davide Capello, subito dopo il crollo del Morandi di Genova, ha pensato di non farcela. Per questo come dichiarato all’Agi, nelle primissime fasi dopo lo schianto del ponte ha reagito così:”Quando ho capito d’essere ancora vivo, ho cercato invano il cellulare ma il vivavoce bluetooth della macchina funzionava ancora. Ho chiamato subito i soccorsi, poi la mia ragazza e mio padre. Volevo salutarli, non sapevo se sarei uscito vivo da quell’inferno. Inizialmente non riuscivano a credere al mio racconto, è stata una conversazione surreale. Sarò rimasto in auto per una ventina di minuti, poi ho sentito le voci di due poliziotti che però non sono riusciti a raggiungermi. Mi sono fatto coraggio ed ho iniziato a scavare con tutta la forza che avevo nelle mani per uscire da quella montagna di macerie. Mi sono salvato“. Oggi per Davide le scorie di quell’esperienza non sono state ancora smaltite:”Oggi mi sento meglio, sto cercando di ritrovare un pò di serenità. Cerco di reagire ma le immagini di quei momenti mi hanno segnato a vita“.