Dopo un’apertura in cui lo spread era rimasto a cifre più basse rispetto all’exploit di ieri, nel corso della mattinata è tornato a risalire toccando area 290 punti base (dopo che era sceso fino a 280). La Borsa per ora tiene e guadagna a Piazza Affari: secondo il Governo, impegnato oggi in un nuovo vertice per definire al meglio il Def della prossima Manovra, la linea va sempre difesa in Europa anche con forza «a maggior ragione dopo gli attacchi pregiudiziali subiti». Questo avrebbero detto Salvini e Di Maio al Ministro Tria, secondo fonti dell’Ansa durante l’infuocato gabinetto di ieri a Palazzo Chigi. La difesa della linea, ormai è chiara, si punta su due pilastri: deficit 2019 al 2,4% e avvio da subito di quota 100 e reddito di cittadinanza. Il vicepremier della Lega ha poi aggiunto, prima di recarsi al vertice di maggioranza sulla manovra, che «Deficit e debito l’anno prossimo scenderanno», mentre nello stesso tempo l’ex premier Pd Matteo Renzi è tornato all’attacco su Instagram, «Cinque Stelle e Lega stanno distruggendo la ripresa economica italiana. Le famiglie pagheranno le scelte disgraziate di questi cialtroni. Davanti alle critiche di merito la reazione dei grilloleghisti è sempre e soltanto l’attacco personale. Sanno di essere dalla parte del torto e allora attaccano la persona, in questo caso Juncker. È un modo infame di concepire la politica come violenza contro gli avversari anziché come soluzione dei problemi». (agg. di Niccolò Magnani)



SALVINI, “ME NE FREGO DELL’UE”

Intervenendo in una lunga intervista a Mattino5 su Mediaset, il Ministro degli Interni Matteo Salvini torna a cavalcare le forti polemiche anti-Ue: «Con il nostro governo, l’Italia non è più SERVA dei poteri forti» attacca il leader della Lega, ancora più duro poco dopo «Io penso che in UE ci sia qualcuno che punta a mettere in ginocchio l’Italia per comprarsi sottocosto aziende, banche, imprese alimentari, moda. Qualcuno vuole Italia debole e piena di immigrati, ma con questo governo la cosa non funziona». Se però gli viene fatto notare che la manovra coraggiosa rischia di mettere in seria difficoltà la zona Euro e i mercati continentali, Salvini replica «bbiamo sempre detto che avremmo fatto una #manovracoraggiosa. Le minacce dell’Europa non mi interessano e come D’Annunzio dico: “Me ne frego!”». Tornando ai contenuti stessi della Manovra, e non accennando per ora a numeri definitivi decisi nel Def, il vicepremier aggiunge «mio obiettivo è far tornare gli italiani a lavorare, solo così il debito scenderà. Abbiamo fatto una manovra coraggiosa, un investimento sul LAVORO. L’economia deve poter ripartire, incominciando da abbassamento delle tasse». (agg. di Niccolò Magnani)



RIDUZIONE DEFICIT AL 2% NEL 2020-2021?

Proseguono i lavori ai piani alti dell’esecutivo per ultimare i dettagli sulla manovra di bilancio che diverrà a breve ufficiale, dopo che è stata chiusa la nota di aggiornamento del Def. Nella giornata di oggi dovrebbe tenersi un nuovo vertice in quel di Palazzo Chigi, che sussegue quello che si è tenuto nella serata di ieri fra il premier Giuseppe Conte, il ministro del lavoro Di Maio, il ministro dell’interno Salvini, il titolare del ministero dell’economia, Giovanni Tria, e infine, il ministro degli esteri, Enzo Moavero Milanesi, con l’aggiunta dei due viceministri dell’Economia Massimo Garavaglia e Laura Castelli. L’esecutivo sta lavorando per ridurre il rapporto fra il deficit e il prodotto interno lordo al 2% nelle annate 2020 e 2021, dopo che nel 2019 toccherà quota 2.4. Una decisione che potrebbe giungere a seguito delle forti pressioni delle ultime ore da parte dell’Unione Europea, che ha di fatto bocciato la manovra tricolore, con la conseguenza che lo spread è schizzato verso l’alto, sfondando quota 300 punti. Sono attesi aggiornamenti nella giornata odierna. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CONFERMATO DEFICIT 2.4%

Il Governo ha confermato la linea: deficit al 2,4 per cento, nessun passo indietro nonostante gli avvisi delle ultime ore. Il vertice di Palazzo Chigi dell’esecutivo non ha prodotto stravolgimenti in ottica manovra, con il vice premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha commentato: “Tutto confermato: puntiamo tutto su lavoro e crescita, via la Legge Fornero e meno tasse alle partite Iva. In Europa se ne faranno una ragione: i cittadini italiani sono stufi di precarietà e insicurezza”. Linea confermata anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio che ha commentato ai microfoni di Di Martedì: “Cosa farà il Governo se il presidente Mattarella non firmerà la manovra? Non abbiamo nessun sentore di questa azione: io sono contento di aver cambiato idea sull’impeachment”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

TERMINATO VERTICE GOVERNO

Si è concluso il vertice di Governo su Manovra e Def a Palazzo Chigi che ha visto protagonisti il premier Giuseppe Conte, i vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Non è da escludere che domani possa aver luogo un ulteriore vertice, ma l’esecutivo è compatto: c’è la volontà di confermare tutti gli impegni presi, si procede sulla strada del deficit al 2,4 per cento. Nella nota finale, il presidente del Consiglio ha sottolineato: “Confermiamo le anticipazioni che ci avevano indotto a definire la manovra seria, razionale e coraggiosa. Confermiamo il programma delle riforme annunciate che partiranno già nel 2019. Abbiamo lavorato per accelerare la discesa del rapporto debito/Pil in modo consistente nell’arco del triennio”. “Confermiamo il 2,4 per cento di deficit e una diminuzione del debito grazie alla crescita e ai tagli agli sprechi prodotti dal team ‘mani di forbici’”, ha sottolineato il ministro del Lavoro Luigi Di Maio. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

DI MAIO: “DEFICIT E’ PICCOLO PRESTITO”

È cominciato il vertice sulla manovra e sulla nota di aggiornamento al Def a Palazzo Chigi. Presenti il premier Giuseppe Conte, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, il ministro degli Esteri Enzo Moavero e il sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Poco prima della riunione, iniziata poco dopo le 18 e ancora in corso, Di Maio è tornato a difendere il 2,4% del rapporto deficit/Pil per un triennio contestato ieri da vari esponenti di primo piano della Commissione Ue. In conferenza stampa alla Camera ha puntualizzato che si tratta di «un piccolo prestito che restituiremo anche l’anno prossimo, perché con i tagli che andranno a regime delle cose inutili e la crescita che ci sarà grazie agli interventi che facciamo, avremo modo di ripagare il debito e di far scendere il rapporto debito/Pil». Di Maio ha smentito di aver ricevuto lettere di messa in mora dall’Ue e ha spiegato che «il nostro obiettivo è spiegare la Manovra all’Ue, alla Commissione europea, parlare di quali sono i nostri obiettivi della crescita, quali sono gli obiettivi per ripagare il debito e per abbassare il rapporto debito/Pil». (agg. di Silvana Palazzo)

TENSIONE AL MINISTERO DELL’ECONOMIA

Sono ore di tensione e allo stesso molto importanti per il ministro Tria, rientrato ieri in anticipo dall’Eurogruppo dopo che i suoi colleghi gli hanno fatto presente che senza le tabelle del Def sarebbe stato inutile discutere. Perché è nei dettagli della Manovra, come riporta Huffington Post, che Tria e il Tesoro possono fare in modo di far accettare obtorto collo all’Europa il deficit al 2,4%: servono per farla breve dei salti mortali per garantire il massimo delle coperture alle misure assistenzialistiche (reddito di cittadinanza) e a quelle non strutturali (superamento Fornero), cosicché gran parte del deficit sia destinato a capitoli di sviluppo e investimento. Per questo motivo per oggi pomeriggio è previsto a Palazzo Chigi un vertice ristrettissimo fra Tria, il premier Giuseppe Conte, i due vicepremier Di Maio e Salvini, e al limite Moavero Milanesi. Un vertice tecnico, ma quanto mai politico. E chissà se Tria riuscirà a raccogliere l’appello dell’Ecofin: convincere il governo a cambiare idea. (agg. di Dario D’Angelo) 

ECOFIN, L’APPELLO A TRIA

«Abbiamo regole comuni e mi aspetto che Giovanni Tria, dopo tutti i bilaterali di ieri, sia pronto a rafforzare la discussione anche a livello italiano»: così presidente di turno dell’Ecofin, l’austriaco Hartwig Loger dopo il caos che sta coinvolgendo i mercati Ue in merito al deficit “promesso” dal Governo italiano. Dall’Ecofin arrivano però anche “pressioni” sugli investitori che non prendano decisioni affrettate in merito alle attuali cifre del Def italiano: «Teniamo a mente che è il 15 ottobre la data in cui si può decidere in che direzione si può reagire alla manovra italiana. L’Eurogruppo è un Unione monetaria, siamo insieme in questa famiglia e dobbiamo risolvere insieme la situazione della stabilità». in mattinata tanto Salvini quanto Di Maio avevano però rimandato al mittente le critiche e gli avvertimenti dall’Ue, con il leader M5s che ha spiegato a Rtl 102.5 «Qualcuno sta sperando che su questa manovra il governo italiano stia tornando indietro. Ma noi sul deficit/Pil al 2,4% fino al 2021 non arretriamo di un millimetro e se ce ne sarà bisogno spiegheremo la manovra sulle piazze». Intanto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, chiarendo la posizione di Juncker, annuncia «La Commissione ha introdotto una comunicazione sull’uso della flessibilità, e l’Italia è il Paese che più ne ha beneficiato. Ora, il problema è che le discussioni sulla bozza di manovra vanno in una direzione che sostanzialmente oltrepassa questa flessibilità, e Juncker ha detto che dobbiamo applicare le regole del Patto. Ed è quello che la Commissione è pronta a fare». (agg. di Niccolò Magnani)

ITALIA BOCCIATA ALL’EUROGRUPPO

Italia bocciata: è questo l’esito della presenza di Giovanni Tria all’Eurogruppo di ieri in Lussemburgo, il primo dopo la svolta del governo sul deficit al 2,4%. Le parole dei colleghi dell’Unione sono chiare: l’Europa non potrà soprassedere su una Manovra che – secondo Moscovici – rappresenta una “deviazione significativa” rispetto alle regole europee. Lo stesso Juncker, solitamente mediatore tra le istanze dei “populisti” e le esigenze di Bruxelles, questa volta è inflessibile nell’annunciare che “se qualcuno chiedesse un trattamento speciale significherebbe la fine dell’euro. Non vorrei che dopo aver gestito la difficilissima crisi greca ci trovassimo in una nuova crisi greca questa volta in Italia. Una crisi è bastata e dobbiamo impedire all’Italia di rivendicare trattamenti speciali che, se rivendicati da tutti, significherebbero la fine dell’euro. Quindi si deve trattare con l’Italia rigorosamente e in modo equo…”. La speranza dell’Europa, come riportato dall’Huffington Post, è che il ministro Tria sconfitto nel primo braccio di ferro con i due vicepremier sia capace – entro il 15 ottobre – di ribaltare la questione e di far “tornare indietro” il governo. Per il momento è tornato soltanto lui a Roma. 

INCONTRO MATTARELLA-CONTE

Ma che la situazione sia di quelle delicate lo si intuisce anche dall’incontro a due tenutosi ieri al Quirinale tra Sergio Mattarella e Giuseppe Conte. Il Presidente della Repubblica, come scrive l’Huffington Post, ha chiesto apertamente se il governo ha la consapevolezza degli effetti che un aumento del deficit su spesa improduttiva potrebbe avere sul deficit. Ma la speranza nutrita dal Colle di trascinare dalla propria parte il premier, questa volta sembra vana. Da Palazzo Chigi, infatti, dopo il colloquio con Mattarella si precisa che “Conte ha ribadito la bontà della manovra economica a cui il governo sta lavorando, ribadendo anche che l’impostazione del Def non è in discussione, incluso il rapporto deficit/Pil al 2,4%”. Un allineamento alle posizioni di Salvini e Di Maio. Per la preoccupazione di Mattarella e dell’Europa intera.