Emergono ulteriori dettagli in merito alla morte assurda del 18enne Nathan Labolani, ucciso accidentalmente da un cacciatore perché scambiato per un cinghiale. Come riferito da diversi organi di informazione online, a cominciare da Il Secolo XIX, il fucile calibro 12 che è stato trovato vicino al cadavere del ragazzo, aveva la matricola abrasa, indizio importante circa il fatto che con grande probabilità l’arma arrivasse da qualche “giro strano”, molto probabilmente rubata o contrabbandata. Nel frattempo il pm Luca Scorza Azzarà, che presiede le indagini, ha disposto l’autopsia sul corpo del ragazzo ucciso, che si terrà nella giornata di domani, anche se sembrerebbero esservi pochi dubbi circa le cause che hanno portato al decesso del giovane. Il padre, disperato, non si capacita di quanto accaduto: «Dicano tutta la verità – le parole di Enea Labolani -. C’è un giallo che va chiarito. Come mai il corpo di mio figlio è stato passato da parte a parte ma il suo zaino non aveva una macchia di sangue?». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



NATHAN AVEVA CON SE UN FUCILE E 50 MUNIZIONI

Si tinge di giallo la vicenda di Nathan Labolani, il 18enne ucciso a colpi di fucile nei boschi di Apricale (Imperia) da un cacciatore che lo avrebbe scambiato per un cinghiale. Sei in un primo momento si era detto che il giovane fosse un escursionista impegnato in una passeggiata, il ritrovamento di un fucile dotato di una 50ina di munizioni lascia presagire che Nathan potesse essere a caccia a sua volta, per quanto gli inquirenti abbiano accertato che la vittima non faceva parte di nessuno dei due gruppi impegnati in quelle ore in una battuta di caccia. Ad un racconto già di per sé drammatico si aggiunge un dettaglio straziante, quella dell’ultima telefonata col padre Enea. L’uomo, andando a lavoro, ha visto a bordo strada vigili del fuoco e carabinieri e quando ha saputo che un ragazzo era stato ferito in un incidente di caccia ha temuto il peggio, indovinando, e ha chiamato il figlio:”Mio figlio mi ha gridato al telefono ‘papà, papà, mi hanno sparato nella pancia; mi hanno sparato nella pancia’. Poi è caduta la comunicazione”. E’ stata l’ultima volta che ha parlato con suo figlio.



NATHAN CACCIAVA CON QUALCUNO?

Ma per tentare di capire esattamente cosa sia successo a Nathan ci sono alcuni punti che vanno inevitabilmente chiariti. Il primo: il fucile e le munizioni ritrovate appartenevano davvero al ragazzo di Apricale sprovvisto del porto d’armi? In questo senso, come riportato da TgCom24, sono in corso accertamenti sulla liceità delle detenzione dell’arma e sulla sua provenienza. Ma sono le parole di Luciano Bacigaluppi, capo squadra dei cacciatori di Camporosso, il gruppo che assieme a quello di Perinaldo ha preso parte alla battuta di caccia al cinghiale nei boschi di Apricale, a suggerire un altro ragionamento:  si viaggia sempre a coppie, un passista attende la preda e un battitore spara. E allora il quesito che sorge spontaneo è il seguente: Nathan stava cacciando con un’altra persona? Proprio questa è una delle piste battute in queste ore dagli inquirenti.

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